Allusione neppure tanto: siamo alla Prima della Scala, l’attesissimo 7 dicembre, Sant’Ambrogio, patrono di Milano. Dal 1951, per volontà del grande Victor De Sabata, in questa data si inaugura la nuova Stagione del Teatro alla Scala. L’appuntamento mondano, imperdibile per tutti gli appassionati può essere seguito in diretta su Rai1 grazie al servizio pubblico, oltre alle proiezioni previste in diversi luoghi della città per l’iniziativa “Prima Diffusa”. Quest’anno, l’opera è “l’innominabile” di Verdi (si dice porti sfortuna ma non è questa la sede per approfondire). Grandissimo cast, dirige Riccardo Chailly per la regia di Leo Muscato.
In televisione, l’evento è presentato da Milly Carlucci e Bruno Vespa (sempre loro, molto discussi, soprattutto lui, ma sempre lì!) che prima, dopo e durante gli intervalli, intervistano alcune celebrità tra il pubblico della serata. Un parterre d’eccezione che fa brillare gli occhi: José Carreras, Placido Domingo, Rania Kabaivanska… e anche Roberto Bolle che gioca in casa come è giusto che sia. In sala altri rappresentanti dell’istituzione culturale meneghina e della danza come l’étoile Nicoletta Manni (elegantissima in Armani Privé) e i primi ballerini Virna Toppi, Martina Arduino, Alice Mariani, Timofej Andrijashenko, Nicola Del Freo, Marco Agostino e Claudio Coviello…
Ma veniamo al dunque: l’intervista a Roberto Bolle inizia con Milly Carlucci che dice “Questa è casa tua” e lui che ribatte “Sì. Sono entrato in Scala che avevo 12 anni, è davvero casa mia”. Fin qui solo un ripasso di quello che sappiamo già. Milly, incalzante prende subito l’argomento della divulgazione “Questa sera grazie a Rai1, l’opera sta entrando nelle case…” È quello che tu, Roberto Bolle, fai con la danza, è il senso del discorso. Certo, nell’ambiente la cosa è spesso discussa: il confine tra quanto le sue attività siano promozione della danza e promozione di se stesso, dal momento che Bolle è una vera e propria azienda, è sottile. Anche se, a conti fatti, è sempre bello vedere della danza di qualità in televisione e nelle piazze italiane e questo calma i dibattiti.
Finalmente, dopo aver raccolto qualche doveroso parere sullo spettacolo in corso, Bruno Vespa, riesce a inserire nel discorso la notizia: “Io ti auguro di diventare Direttore di Ballo, del Corpo di Ballo!” (Quale profano farebbe questo augurio a una star internazionale che ha già l’agenda piena, senza essere informato da terzi?) Bolle mostra il suo miglior sorriso ringraziando mentre la Carlucci conferma “Lo sarà, lo sarà!”
Non occorre essere degli esperti di comunicazione per capire che l’articolo potrebbe terminare qui, in fondo nell’ambiente l’informazione era già trapelata, seppur mai confermata. I nomi che giravano erano quelli di Eleonora Abbagnato (che ha smentito tutto di recente, dicendo che alla Scala nemmeno ci andrebbe… Chissà!) e quello di Roberto Bolle… Un bel match tra personaggi mediaticamente molto esposti che però non entusiasma: in entrambi i casi non ci si aspetta nulla di meglio di quanto non abbia fatto il Maestro Manuel Legris negli ultimi anni (anzi!) né di quanto non potrebbero fare altri nomi, perché ce ne sono tanti. La danza italiana non è fatta solo di pochi personaggi che nel tempo sono diventati, appunto, dei veri e propri brand ma da fior fior di professionisti che non necessariamente si espongono troppo ma che hanno un livello altissimo e saranno ricordati per sempre. Faccio il primo nome che mi viene in mente e che farà emozionare chiunque stia leggendo: Massimo Murru.
Che tempi ci aspettano? Cominciamo a rifletterci.