Un anno fa il mondo della danza italiana e la Scala perdevano due delle più importanti figure che hanno caratterizzato la seconda metà del Novecento, Carla Fracci e Luciana Novaro.
Due età diverse, la Novaro del 23 e la Fracci del 36, due destini completamente diversi che si sono incrociati a livello professionale e personale, due caratteri completamente diversi accomunati da una solida stima reciproca. E purtroppo dalle stesse orribili 12 ore tra il 26 e il 27 maggio 2021, in cui sono mancate entrambe.
Luciana Novaro a metà degli anni ’30 inizia alla Scala una precoce e brillante carriera di prima ballerina che si è purtroppo accavallata con la seconda guerra mondiale e la distruzione della Teatro. Arriva però il dopoguerra, c’è da rifare la Scala e la Novaro diventa protagonista della rinascita del ballo scaligero quando Aurelio Millos viene chiamato da Toscanini a ricostruirne le sorti. E qui la Novaro balla Bolero di Millos, incontra Lifar che la vuole per Dafni e Chloe, Massine per cui diventa l’Eletta nella sua Sagra e la sua partner nel Capriccio Spagnolo e nel Tricorno, Balanchine che la vuole nel suo Baiser de la Fée.
1955: la Fracci si diploma. Intanto la Novaro sviluppa una passione importante per la coreografia e la regia operistica, e deve interrompere la carriera di ballerina per motivi di salute dopo Mario e il Mago di Massine con Jean Babilée. L’anno è il 1956 e grazie a questa passione soprattutto si incrociano le vite di Carla Fracci e di Luciana Novaro. Una stima che nasce dalla sala Cecchetti dove la Novaro riconosce il talento della giovane Fracci (già illuminata dal famoso passo d’addio) e la fa debuttare nel suo Sebastian. Da lì la coinvolge sempre di più: Jeu de Cartes, le Donne di Buon Umore, La Giara, Coppelia lavorano insieme sempre più spesso anche per la televisione.
Hanno in comune un notevole senso dell’umorismo e capiscono che la televisione è un mezzo per portare la danza a tutti. La Novaro inizia prima (su Raiplay c’è un suo duetto con Walter Chiari da regina del varietà) e poi crea molte coreografie, registra una Coppelia andata perduta per riutilizzo dei nastri in RAI (no comment) e per la Fracci coreografa Scarpette Rosa con la regia di Vito Molinari nel ‘67.
Hanno in comune anche le esperienze all’estero: la carriera internazionale e la notorietà della Fracci esplodono con molte importanti compagnie come ABT, Stuttgart Ballet, London Festival Ballet, mentre la Novaro mette in scena moltissime regie di opere in Italia (La Fenice Bellini etc) e
in tutto il mondo (Chicago, Dallas, Tokyo). Si trovano a Chicago nel ‘68 dove la Novaro monta la coreografia con la Fracci di Le Rossignol di Stravinsky con le scene di Emanuele Luzzati.
Intensa quindi è stata la loro collaborazione anche se le loro strade si separano: la Fracci decide per una carriera internazionale stellare e per un suo percorso di diffusione della danza a tutti anche nei teatri tenda inframezzando ritorni scaligeri, la Novaro dopo aver diretto il Corpo di Ballo della Scala per due anni, si dedica alla coreografia e alle regie internazionali e in Italia, decidendo poi di aprire una scuola di danza privata a Milano al circolo della Stampa (dove poi in futuro spesso Carla Fracci verrà a fare lezione alla mattina), e poi a Verona.
Anche Verona è un importante punto in comune: in Arena la Fracci balla per tutti gli anni 70 e la Novaro continua il suo lavoro di regista e coreografa.
Il rapporto fra le due a livello personale cresce col tempo tanto che la Novaro prestò alla Fracci il vestito di battesimo di sua figlia Cristina per Francesco nato nel 1969, ricamato dalla mamma di Luciana a testimonianza di un affetto discreto e profondo fra le due étoiles.
Del resto Luciana Novaro ebbe sempre una stima infinita nei confronti di Carla Fracci: diceva che lavorare con Carla era meraviglioso, qualsiasi passo lei facesse lo rendeva suo, non aveva bisogno di nessun coreografo che le desse delle indicazioni particolari, capiva lo stile e una volta capito lo stile metteva la sua impronta fondamentale. E Carla Fracci chiedeva consiglio e si affidava al gusto della Novaro per la sua carriera.
Nel 2021 Carla Fracci è stata ricordata fortunatamente dalla Scala in vita ed è tornata nel suo Teatro per le due famose masterclass su Giselle, chiamata da Manuel Legris. Luciana Novaro più ritirata e certamente meno nota ai più, è rimasta nei ricordi di chi la conosceva, mai celebrata dal suo Teatro nonostante ne abbia fatto la storia. La Scala spesso ha la memoria corta.
Questo quindi vuole essere un ricordo delle vite parallele di due Étoiles eccezionalmente luminose e che si sono spente insieme portando un vuoto profondo al mondo della danza italiana.