Carmen di Luciano Cannito: spettacolo bello e potente. La recensione

Protagonisti convincenti e compagnia di alto livello per un balletto di grande successo

di Francesco Borelli
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Ripreso nel 2022 dopo qualche anno di pausa la “Carmen” del Maestro Luciano Cannito è stato rappresentato a Milano presso il Teatro Manzoni gli scorsi 25 e 26 maggio

Il pubblico ha reagito con entusiasmo e donato molti applausi alla compagnia. Tutto funziona in questa versione di Carmen inedita in cui la storia cambia ambientazione, contesto, epoca, ma non il suo senso.

Ma veniamo al dettaglio.

LA STORIA

Un gruppo di profughi, sfruttati dallo scafista Escamillo (Francesco Iacino) e braccati dalle forze dell’ordine comandate dal severo carabiniere Don José (Amilcar Moret Gonzalez), sbarca a Lampedusa dopo un viaggio allucinante. L’amore travolgente tra Carmen (Rossella Brescia) e Don José sfocia nel tentativo di quest’ultimo di piegare il fiero spirito ribelle della sua amata a una vita perbene, fatta di routine, belle passeggiate e tanta televisione. La passione, così, si trasforma in noia, solitudine e angoscia. Carmen non sa e non può vivere in una gabbia di mediocrità. Fugge e torna dai suoi amici al campo profughi. Fugge tra le braccia di Escamillo, ben consapevole di quello che la aspetta.

Il balletto è stato scritto e rappresentato per la prima volta quasi 11 anni fa ed è stato campione d’incassi in Italia nonché vincitore del Biglietto d’Oroottenendo nel 2011 il Premio Positano e il Premio Ginestra d’oro. E ha inoltre vinto il Premio Danza & Danza per la Migliore Colonna Sonora.

Le musiche di George Bizet, riadattate da Marco Schiavoni, sono bellissime e l’allestimento scenico, seppure essenziale, è funzionale al racconto e costituisce cornice adeguata alle disavventure della protagonista.

Luciano Cannito ha scritto una drammaturgia sempre attuale e, cosa ben più importante, ha reso la storia leggibile e la narrazione fluida.

Il Maestro ha, a mio avviso, un grande merito: al di là dell’esperienza riuscita di Carmen regala sempre un racconto comprensibile seppure intriso di significati e pregno di conoscenza e studio. Cannito ha reso pop il linguaggio coreografico più raffinato portando la danza a tutti e alleggerendo il racconto di inutili orpelli che spesso appesantiscono e sono chiari solo ed esclusivamente a chi li ha pensati.

E non solo il racconto scorre, ma anche la coreografia: gli insiemi sono molto buoni e i giovani danzatori di “Roma City Ballet” posseggono tecnica e presenza scenica.

Francesco Iacino è lo scafista Escamillo: buonissima tecnica, convince nel donare al personaggio quella sfacciataggine e strafottenza tipica del ruolo chiamato a interpretare.

Massimo Zannola è attore intenso e pieno di ritmo: dalle mura della sua cella, in un costante flash back di emozioni, racconta la storia di passione e il tragico epilogo con la profuga Carmen, sbarcata anni prima a Lampedusa, dove lui era il maresciallo dei Carabinieri. La sua voce accompagna la danza e avvolge lo spettatore con il calore e la forza che gli sono propri.

Amilcar Moret Gonzalez è Don José e mostra smalto, tecnica, forza e precisione.

Rossella Brescia è una splendida Carmen. L’estensione delle gambe, i piedi, la bellezza delle linee, tutto parla di una vita dedicata alla danza. La sintonia con Amilcar è totale: i passi a due sono tecnici e dinamici e raccontano l’incontro tra due personalità innamorate ma in contrasto e, ciascuno di loro rende il personaggio mostrando i chiaro scuro dell’anima di Carmen e Don Josè.

Rossella è bellissima: le braccia, lo sguardo, la femminilità e l’arte seduttiva. La sua Carmen vive e palpita, ama, danza e muore.

Uno spettacolo convincente e leggero, nonostante i suoi profondi significati. Un balletto narrativo che racconta le emozioni dell’anima e rende attuale ogni sospiro, ogni singolo passo, ogni azione. Cannito ha fatto centro, ancora una volta.

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