La danza è energia, riflessione, impegno, spiritualità, concentrazione, caparbietà, forza, emozioni ma anche corpo e contatto, … è per me come una lunga storia d’amore fatta di alti e bassi, innamoramento e distacchi, slanci e abbandoni, mutamenti e pause.
Questo è uno dei momenti in cui la “mancanza “può accendere o purtroppo spegnere nell’allievo la passione.
È un grosso banco di prova in cui ci si renderà conto di quanta passione e coinvolgimento si posseggono, quanto desiderio si ha di tornare in sala a “faticare” per costruire le proprie competenze.
Per le scuole di danza, grandi o piccole che siano, è un periodo di congelamento con poche possibilità di intervento personale.
Il sentimento di impotenza credo che sia la condizione che unisce tutti gli operatori del settore, non è legato alle capacità personali e professionali e sicuramente imporrà nuovi schemi e modulerà le dinamiche future.
È pur vero però che la danza, la musica, il canto, la pittura, il teatro, quindi l’arte nella sua interezza, ha sempre dovuto combattere contro le difficoltà e anche in percorsi tortuosi ha sempre avuto la capacità di rialzarsi e autoalimentarsi.
Il percorso del danzatore è lungo e complesso e mai come in questo caso ci si trova davanti un grosso ostacolo e quindi Il ruolo del maestro risulta essere di grande importanza e supporto.
Siamo modelli comportamentali e punti di riferimento oltre quelli familiari, siamo esempi di disciplina e rettitudine ideologica….
La scuola di danza è la seconda casa per l’allievo: è un luogo di aggregazione e disciplina, di costruzione progressiva di un bagaglio che resta addosso per tutta la vita.
Ed è questo, a mio avviso, il messaggio che deve arrivare agli allievi e alle loro famiglie.
È questa solo una pausa (compatibilmente alla possibilità di riuscire a reggere e difendere i luoghi) che può essere usata dagli insegnanti per riflettere sulla valenza della danza, sull’etica professionale, sull’ideazione di nuove suggestioni e tradurle in nuovi progetti, per documentarsi vista la vasta vetrina che offre la rete.
Il giovane danzatore, accompagnato anche solo idealmente dal maestro, potrà analizzare quanto ha dentro, quanto la danza ha regalato e ancora tanto regalerà nel loro animo profondo.
Al di là di interpretazioni esclusivamente filosofiche, resta la forte speranza di riascoltare quei sottili brusii nelle nostre sale.
La danza si rialzerà.
Caterina Di Napoli