Che fine ha fatto la danza a Genova?

Lontani i tempi in cui importanti nomi e compagnie andavano in scena nel capoluogo ligure

di Fabiola Di Blasi
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Un pubblico vasto, basti pensare agli allievi delle numerose scuole di danza e alle loro famiglie, oltre ad appassionati e a operatori del settore, che resta a bocca asciutta per mesi. A Genova, una città di quasi 600.000 abitanti, infatti, la danza non si programma quasi più, come fosse un’arte di serie B.

Se da ragazzina ho potuto vedere in scena, proprio qui, le più grandi compagnie del mondo, oggi la situazione è completamente diversa. Negli anni, ad ogni mio rientro in città, sono rimasta perplessa ma questa volta devo ammettere di essere addirittura incredula. Il Teatro principale non dedica spazio alcuno al balletto, fatta eccezione per uno Schiaccianoci, discutibile perché non all’altezza di un palcoscenico che dovrebbe ospitare compagnie prestigiose, che nel periodo di Natale vende da sé. Non soirée di gala, incontri con gli artisti, nuove creazioni, approfondimenti, prove aperte, eventi collaterali, special guest e grandi occasioni per entrare in contatto con il mondo della danza internazionale. Per questo, negli ultimi anni si è guardato con sempre maggiore attenzione a Nervi dove sarebbe in rinascita la famosa rassegna estiva, il primo Festival di danza in Italia poi lasciato tramontare e riportato in auge recentemente con una programmazione mista.

Qualcosa di bello è andato in scena, bisogna dire, personalmente ci ho anche lavorato, in trasferta da Roma quando facevo produzione lì, e ho trovato platee gremite e incontrato vecchie conoscenze a conferma che il pubblico della danza a Genova è sempre molto numeroso e attivo. Chiedendo qua e là “Come mai poco balletto nei cartelloni invernali?” ho ascoltato risposte incredibili quali “Probabilmente perché poi c’è Nervi”. Come ci insegnano altri contesti (cito, ad esempio, il Caracalla Festival che ogni anno si arricchisce di nuovi eventi), la Stagione invernale e quella estiva devono essere complementari, una non sostituisce mai l’altra, specialmente se alle spalle ci sono i mezzi che hanno le Fondazioni liriche italiane.

E’ chiaro, comunque, che le speranze degli appassionati di vedere qualche grande performance si riducono al periodo estivo (un mese su dodici) e al Gala benefico organizzato ogni anno dall’étoile Jacopo Bellussi. Oltre ad essere per una buona causa, il Gala Pas De Deux ci ha permesso di vedere in scena grandi nomi che Genova ormai sogna come Alina Cojocaru, Madoka Sugai, Lucia Lacarra, Yasmine Naghdi, Ida Praetorius, Matteo Miccini, Matthew Golding, Christopher Evans, William Bracewell, Marcelino Sambe… La scorsa estate, inoltre, John Neumeier che ha chiuso qui la sua carriera di direttore dell’Hamburg Ballet (un onore per Genova!)

La proposta culturale genovese si arricchisce grazie ad altri teatri e rassegne, il cui lavoro è sicuramente apprezzabile, di musical e un po’ di danza contemporanea. A mio avviso, sempre troppo poco per una città con il potenziale di Genova, ma questo è un discorso antico che ha fatto arrabbiare intere generazioni di giovani costretti ad allontanarsi… Mi domando perché le scuole di danza, le associazioni e gli appassionati non insorgano. Cosa accadrebbe se si unissero e facessero sentire la propria voce? Perché i giovani allievi delle scuole e le loro famiglie devono sostenere spese in più per andare a vedere un balletto altrove quando questa città ha gli spazi, le risorse e persino l’aggancio storico per fare una proposta artistica di altissimo livello ai fruitori della danza? E chi non ha mezzi per organizzarsi e andare, per esempio, al Teatro alla Scala, cosa fa? Internet e Rai5? Come se Genova fosse un paese di quattro case che non può offrire abbastanza?

E soprattutto mi domando: perché gli altri teatri della regione, vedendo come stanno le cose, non programmano spettacoli di danza? Sarebbero sold out sicuri. Per cortesia, Signori, fatelo.

In una recente intervista, Danza Error System ci ha aggiornato sullo stato di salute della danza italiana parlando del mestiere del danzatore come in via d’estinzione (leggi www.dancehallnews.it/bilancio-di-fine-anno-con-danza-error-system). Possiamo dire, osservando alcune realtà, che nel lungo periodo la danza potrebbe perdere i propri lavoratori per mancanza di opportunità ma anche parte del proprio pubblico. Un dramma tutto italiano.

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