Considerazioni semi serie sul debutto di L. Cuccarini e su un’Italia, televisiva, che non c’è più

di Francesco Borelli
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Ci sono anniversari, anche in TV, che non vanno trascurati per tanti tantissimi motivi. Il 5 ottobre del 1985 debuttava nel programma più famoso della televisione, la giovanissima Lorella Cuccarini. Erano i tempi di “Fantastico” e milioni e milioni di telespettatori rimanevano incollati davanti allo schermo forse incantati innanzi ad artisti che promettevano sogni, e svago, e bellezza. La ballerina romana fa breccia nel cuore degli italiani e in pochi anni, grazie a uno spot pubblicitario e ad un autorevolissimo sondaggio del “Corriere della sera”, diventa la più amata. Premi, copertine, successi seguono a successi, la tv premia la giovane artista che dopo “Festival” diventa conduttrice grazie ad Antonio Ricci e regala al pubblico una delle sigle più belle, “La notte vola”.

Ebbene sì, erano i tempi delle sigle, dei grandi varietà, dei corpi di ballo composti da 40 danzatori, dei coreografi Gino Landi, Franco Miseria, Marco Garofalo, che regalavano al pubblico piccoli grandi capolavori. Gli autori facevano gli autori, creavano, plasmavano pensieri e idee che poi diventavano forma, strepitosa forma che rese la televisione italiana la più bella d’Europa.

Arrivano gli anni 90. Lorella ci accompagna nel mondo degli errori, ci fa ridere e sorridere, e conduce per sette edizioni uno dei programmi più longevi della televisione: “Paperissima”.

E poi sono gli anni di “Buona Domenica”, della domenica fatta di spettacolo, di giochi, di ospiti, di balletti. Chi non rimpiange quelle tante ore trascorse a guardare la coppia più amata, a godere di risate pulite, a osservare quei personaggi così lontani da noi eppure così fortemente esempi da seguire, da emulare?

Pensate alle domeniche attuali, al trash che imperat sovrano, a quei personaggi noti, senza arte né parte, anzi modelli fatti di nulla, volgari a tratti, e, a mio avviso, pericolosi e vacui esempi privi di spessore che si aggrappano ad una fama regalatagli da chissà chi, e per chissà quale arcano motivo.

Siamo noi la causa di tutto questo? Che cosa è cambiato nel nostro modo di valutare, nella nostra capacità di osservare? Non siamo forse noi il popolo nato e cresciuto nella culla della bellezza e dell’arte? Senza voler fare paragoni che potrebbero sembrare eccessivi, ma perché ci ostiniamo a premiare con ascolti record programmi annichilenti e così profondamente stupidi?

Lorella intanto rimane Lorella. Pulita, bellissima, artista che investe sul lavoro, e che conquista il teatro e continua, seppure a tratti, a regalarci in TV momenti belli.

E poi fiction, prossimo il debutto ne “L’isola di Pietro” accanto a Gianni Morandi con cui aveva condiviso l’esperienza di “Uno di Noi”, “Domenica In”, “Trenta ore per la vita”, “Ti lascio una canzone” accanto all’amica Antonella Clerici, “Nemica Amatissima” e la commedia “Non mi hai più detto ti amo”. Il commendatore Cuccarini dopo trentatré lunghi anni continua ad attraversare lo spettacolo italiano col consueto piglio. Non scende a compromessi, sceglie di non condurre programmi che non sono in linea col suo modo di pensare e di essere, esprime in teatro il suo talento e sorride beffarda di fronte a un nulla che non le appartiene.

L’Italia è così. Dimentica in fretta, e mentre la TV va a scatafascio e si permea del nulla e dell’inutile, Lorella continua per la sua strada. Non polemizza di continuo come sue eccellenti colleghe, lavora e dopo tanto tempo ci dona ancora speranza: perché a noi non resta che sperare. Dobbiamo cambiare noi? Il pubblico intendo. O la proposta in TV? Forse gli autori, o l’ego smisurato di chi di auditel vive? Ai posteri l’ardua sentenza.

Intanto, mille auguri Lorella. Esempio leggero e bellissimo di un’Italia, televisiva, che non c’è più.

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