Da Zorba alle camelie, un anno su e giù per il repertorio del San Carlo

di Massimiliano Craus
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Al Teatro di San Carlo di Napoli è tornato Lorca Massine, figlio d’arte del grande Léonide, coreografo tra i più amati da queste parti. Soprattutto se si pensa a Positano ed ai suoi isolotti de Li Galli appartenuti proprio a lui e che ha legato le proprie radici spesso su quella Spiaggia Grande che gli dedica un premio da ormai quarantacinque anni. Una storia senza fine, dunque, che oggi ha riportato il figlio d’arte con la sua opera maggiore “Zorba il Greco”, anch’essa assai vicina alla cultura ed all’arte partenopea.

“Zorba il Greco”, dunque. Un titolo che ha chiuso la mini-stagione del San Carlo Opera Festival dove era già passato l’altro grande amore coreutico napoletano Roland Petit nel luglio scorso. Una mini-stagione che ha saggiamente diviso la torta a metà, con due titoli d’opera ed altrettanti destinati al balletto. La forza di un’arte che evidentemente da queste parti è tenuta sempre più in considerazione. E “Zorba il Greco” l’ha voluto fortemente Giuseppe Picone, il direttore-etoile dell’ensemble sancarliano che ha voluto ricondurre Zorba a Napoli, probabilmente la sua seconda casa. Questo balletto corale in due atti e ventidue quadri, creato nel 1988 per l’Arena di Verona, ebbe come suo primo interprete il grande ballerino russo Vladimir Vassiliev. Ispirato al celebre romanzo di Nikos Kazantzakis, da cui fu tratto anche l’omonimo film con Anthony Quinn e Irene Papas, Zorba è una storia di libertà e di fratellanza ambientata in un villaggio della Grecia. Entusiasmo, libertà e amore per la vita emergono dall’intreccio tra la coreografia di Lorca Massine e la musica di Mikīs Theodōrakīs, che richiama la tradizione popolare in un continuo crescendo emotivo fino al celebre momento del sirtaki finale.

E chi meglio del coreografo ha potuto spiegarci le ragioni del successo annunciato al Teatro di San Carlo? “Il mio Zorba – racconta proprio Lorca Massine – è l’eroe di un popolo d’avanguardia. Il suo antenato potrebbe essere Dioniso. La sua suprema affermazione del “sì alla vita”, con tutto il piacere e la sofferenza che essa contiene, gli ordina di danzare, superando le pagine del dramma con la filosofia del movimento. L’ispirazione per questa coreografia, che riporto al San Carlo dopo il successo del 2014, mi è venuta durante i numerosi soggiorni in Grecia. Lì ho capito che per un greco la danza non è mai un semplice fatto spettacolare. Quando un greco danza, lo fa principalmente per sé stesso. Tornare a rappresentare Zorba a Napoli ha per me un doppio significato, non solo perché la vitalità della città rispecchia quella del mio balletto, ma anche per i ricordi personali che mi legano a questo luogo, che ha per me un significato speciale”.

Il Massimo napoletano, riprendendo l’allestimento presentato nel 2014, ha stavolta scelto nel ruolo del protagonista David Khozashvili, stella del balletto di Ankara. Con lui i solisti, i primi ballerini ed il Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo, diretti da un sempre più entusiasta Giuseppe Picone, in una chiusura in grande stile del San Carlo Opera Festival ed in anteprima dell’unica data di “Cenerentola” dello scorso 18 settembre, recuperata in extremis rispetto alle altre due rappresentazioni previste all’Arena Flegrea di Napoli. In questo caso la coppia dei protagonisti è stata interpretata da Claudia D’Antonio ed Alessandro Staiano con le due sorellastre Candida Sorrentino e Sara Sancamillo.

Ed ora una brevissima pausa prima di rituffarsi nella tradizionale stagione autunnale della danza con appuntamenti di svariata natura. A cominciare dall’11 novembre con “Padiglione delle Peonie” di Tāng Xiǎnzǔ del 1598. Quest’opera drammatica ci condurrà nel mondo lirico dei protagonisti dell’opera tradizionale cinese. L’opera, ai tempi del debutto, scosse profondamente i feudatari cinesi a causa dei forti temi di denuncia in essa contenuti. Protagonista, la nobile Du Liniang vittima del giogo dei feroci riti feudali. Da l’oriente si passerà a “Pulcinella” del 18 novembre di Francesco Nappa con installazioni di Lello Esposito. E tanto per restare in tema dei Massine, eccoci con un altro titolo griffato da Léonide nel lontano 1920 e ripreso saggiamente dalla direzione artistica del Massimo partenopeo che ne ha affidato le sorti al concittadino Francesco Nappa, coreografo noto ormai in tutto il mondo. Fino al consueto balletto natalizio de “Lo Schiaccianoci” in scena dal 23 al 30 dicembre con le coreografie di Giuseppe Picone, già viste lo scorso Natale al Teatro Massimo di Palermo. Qui il principe e la Fata Confetto saranno interpretati dai tre cast Alessandro Staiano, Salvatore Manzo e Danilo Notaro al fianco dell’ospite Ekaterina Olenik, Anna Chiara Amirante e Claudia D’Antonio. C’è poco da aggiungere al titolo rappresentato per la prima volta nel 1892 sulle coreografie di Lev Ivanov e lo spartito di Piotr Ilich Ciaikovskij.

Si dovrà però attendere la primavera per rivedere il balletto sul palcoscenico del Teatro di San Carlo. La lunga pausa invernale porterà però in dote uno dei titoli romantici più amati del repertorio, ovvero la “Giselle” di Anna Razzi con le confermatissime Claudia D’Antonio ed Anna Chiara Amirante nel ruolo del titolo accompagnate dall’etoile-direttore Giuseppe Picone ed Alessandro Staiano. Qui, dopo il clamoroso successo di Singapore, torna in scena il Picone ballerino, nuovamente nelle vesti del suo amato Albrecht, a dispetto dell’inesorabile passare degli anni nell’ottima forma che gli appartiene ancora. Una scommessa assolutamente da vincere per il bene suo e dell’ensemble sancarliano.

Neanche il tempo di svestire i costumi dell’atto bianco di “Giselle” che già ci si ritufferà sul palcoscenico in gran pendenza del Teatro Bellini di Napoli, dependance del Teatro di San Carlo dal 18 aprile al 6 maggio prossimi per un totale record di ventiquattro rappresentazioni nel nome di Giovanni Boccaccio e del suo immortale “L’ultimo Decamerone”, coreografato per l’occasione da Edmondo Tucci e sulle musiche di Enzo Avitabile. La novità assoluta dalla penna di Stefano Massini è una riscrittura drammaturgica originale del capolavoro del Boccaccio in cui attraverso la voce di un narratore, di un gruppo di attori e i movimenti del Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo, rivivono giornate e novelle fuse e ricombinate in maniera del tutto inedita.

Il 28 ed il 29 luglio andrà invece in scena il Gala Vasiliev, naturalmente in onore dello zar della danza, con un repertorio di balletto che toccherà le corde emozionali e musicali del “Don Chisciotte” di Marius Petipa, del “Bolero” di Ravel ed “Il lago dei cigni” di Piuiotr Ilich Ciaikovskij su tutti. Prima della pausa estiva e, soprattutto, prima dell’ultimo appuntamento della stagione 2017-2018 con “Le dame aux camelias” nelle coreografie di Derek Deane. Su musiche originali Carl Davis, per la prima volta al Teatro di San Carlo, un intreccio di passione e seduzione che vedrà il Corpo di Ballo impegnato nel racconto di una delle più conosciute vicende amorose dell’Ottocento: quella tra Marguerite e Armand, sfortunati protagonisti del romanzo di Dumas figlio.

Crediti fotografici: Luciano Romano

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