Damiano Bisozzi: “è sulle tavole del palcoscenico che ritrovo la magia del mio lavoro”

di Francesco Borelli
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Danzatore, coreografo e da poco nominato responsabile della sezione danza, insieme con Antonio desiderio, del Teatro Orione di Roma. Ce ne parli?

La notizia è giunta inaspettata e mi ha reso molto orgoglioso. L’obiettivo è di creare una nuova stagione in grado di regalare al Teatro Orione una visibilità nazionale e internazionale ospitando compagnie italiane e non solo. Con grande collaborazione fra tutti i componenti del team e un occhio attento alla grande qualità sono certo che raggiungeremo grandiosi traguardi.

Quale pensi possa essere l’apporto di un personaggio come te, che nasce danzatore e quindi conosce la materia “dal profondo”, alla direzione artistica di un teatro?

Di certo l’esperienza accumulata sul campo, in Italia e all’estero, mi sarà di grande aiuto al fine di selezionare gli spettacoli giusti per il nostro teatro. Ci piacerebbe, nel tempo, che queste storiche mura romane diventassero un punto di riferimento per la danza italiana e non solo.

Quali sono gli artisti e le compagnie che ti piacerebbe ospitare in futuro?

Sinceramente non ho delle preferenze specifiche. Ciò che cerco è l’originalità e la spettacolarità delle rappresentazioni. Mi piacerebbe che la stagione di danza fosse ricca di proposte nuove in cui la sperimentazione, unita all’intrattenimento, la facesse da padrona. Di certo mi adopererò per portare in teatro i MOMIX.

Nel corso della tua lunga carriera hai spaziato dal teatro alla televisione riscuotendo successi e attestati di stima. A quale momento del tuo percorso artistico sei maggiormente legato?

Ricordo con grande affetto il mio primissimo contratto di lavoro: si trattava di uno dei musical più celebri di tutti i tempi, ovvero “NOTRE DAME DE PARIS”. Fu, per me, un’esperienza unica da moltissimi punti di vista. A soli diciotto anni mi vidi catapultato in un mondo nuovo e bellissimo. Non tolgo nulla a tutte le esperienze di lavoro successive, per fortuna sempre belle e di grande professionalità. Però “Notre Dame” mi è rimasto nel cuore e le emozioni che mi ha regalato le porterò sempre con me.

Quale fu il motivo che da bambino ti condusse verso una scuola di danza?

Il motivo fu mia sorella Sara. Studiava danza e un anno assistetti a un suo saggio di fine anno. Mi piacque talmente tanto che iniziai a interessarmi al mondo della danza prendendo le prime lezioni. E così cominciai. Avevo quindici anni.

Quale è stata l’esperienza che ti ha fatto sentire più soddisfatto di te stesso?

Di esperienze che mi hanno reso orgoglioso ne ho fatte tante. Le più belle, però, sono quelle condivise con i miei allievi e i danzatori che lavorano in una mia coreografia. Se alla fine di una performance o di uno spettacolo gli artisti sulla scena ti ringraziano, emozionati, per l’amore e la passione che sei riuscito a trasmettere nei confronti di questo lavoro..ecco, per me non c’è soddisfazione maggiore.

Ogni danzatore ha pregi e difetti. Quali ritieni siano state le tue carte vincenti e quali invece i tuoi limiti?

Gli artisti tutti, credo per definizione, hanno pregi e difetti. Personalmente son sempre stato, nel mio lavoro e nella mia vita privata, un combattente. Non mi abbatto davanti agli ostacoli ma li affronto con grinta e tenacia, cercando di dare il massimo, impegnandomi e mettendoci cuore e anima. Ricerco sempre l’originalità senza pormi limiti. Porsi dei limiti equivarrebbe a non credere in me stesso e nelle mie capacità. E non potrei accettarlo.

Oggi, tra le varie attività che svolgi sei anche un rinomato insegnante. Come vedi le attuali generazioni di giovani allievi, e che consiglio daresti loro?

Quando, durante le mie lezioni, incontro i giovanissimi, cerco di trasmettere loro non solo la tecnica e la passione per questo bellissimo mondo, ma anche la forza di credere sempre in se stessi e nei propri sogni. Bisogna perseguire i propri obiettivi senza mai mollare, con determinazione e impegno. E con un occhio, ovviamente, alla realtà tenendo sempre i piedi ben piantati a terra.

“Fortuna e gloria”…per molti artisti la vera ragione che ha condotto a fare questo “mestiere”. Quale la tua motivazione?

In generale credo che la fortuna unita al riconoscimento da parte del pubblico in primis e poi degli addetti ai lavori siano una molla importante. Personalmente però, ciò che mi ha spinto verso questo mondo è il desiderio di mettermi alla prova e di ottenere un risultato impegnandomi e lavorando sodo ogni singolo giorno.

Teatro o Televisione? Quale il tuo habitat naturale?

Posso dire di aver spaziato, felicemente, fra televisione, cinema e teatro. Ma è sulle tavole del palcoscenico che ritrovo la magia del mio lavoro e l’atmosfera unica e speciale che solo il teatro può regalare.

C’è un coreografo in particolare al quale pensi di dover dire “grazie”?

Il mio grazie, con tutto il cuore, va a Martino Muller, il coreografo di Notre Dame De Paris. Collaboro con lui ormai da quindici anni e oltre ad essere un grandissimo professionista, è persona capace di ispirarmi e stimolarmi di continuo, permettendomi di crescere da tanti punti di vista.

Da poco sei stato nominato responsabile della danza del Teatro Orione. Ti piacerebbe, un giorno, avere una tua compagnia?

Non ti nascondo che è uno dei mie più grandi sogni. Chissà che un giorno non ci riesca.

Sei ancora giovanissimo, ma pensa a te stesso fra trent’anni. Come t’immagini? E cosa speri per il tuo futuro?

Mi vedo totalmente immerso in questo mondo. Mi auguro innanzitutto di avere forza e salute in modo da continuare questa piccola “missione” che mi son dato: aiutare la diffusione della danza italiana e divenire un esempio positivo per tutti i giovani artisti che vorranno intraprendere questa dura ma bellissima strada.

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1 commenti

marina artuso 14 Novembre 2016 - 14:17

Grande Maestro…. La tua voglia di ballare, l ‘ energia Che trasmetti ai tuoi allievi arriva al cuore di noi genitori. Vedo negl’ occhi di mia figlia la voglia di crescere e di migliorare…. Un grazie di cuore. Marina

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