Il Teatro Bellini di Napoli è da sempre un punto di riferimento della città partenopea con stagioni che negli anni hanno proposto le varie sfaccettature della prosa ed in minima parte della danza. Negli ultimi tempi a Via Conte di Ruvo si sta cambiando pian piano registro, investendo maggiormente su Tersicore e dintorni con un approccio decisamente più contemporaneo delle faccende coreutiche.
Si badi bene che l’interesse del Teatro Bellini non è vincolato o circoscritto alla realtà napoletana o regionale bensì, ed in misura sempre crescente, con un occhio vigile sul repertorio nazionale ed internazionale che va cercando e trovando sempre più spazio. In questi termini il grande merito pare proprio questo, credere nel prodotto innovativo e d’avanguardia, eleggendo il Piccolo Bellini a palcoscenico ideale delle nuove leve della danza soprattutto contemporanea.
E la stagione di quest’anno si avvia a decollare con uno squarcio profondo sulla città di Napoli, inevitabilmente capo e coda della danza di questi tempi in pieno “Autunno Danza” sancarliano con le superstar del balletto Carla Fracci, Daniil Simkin e Iana Salenko celebri interpreti di questo caldissimo autunno.
La prima coreografia in cartellone il 15 novembre al Piccolo Bellini sarà “Passanti”, lavoro a quattro mani di Elwira Piorun e Karolina Rychlik in una produzione ArtGarage e NEO dance Network supportati dai partner italiani di Interno 5 e polacchi di Zawirowania Dance Theatre. Nella fattispecie ArtGarage si è fatta promotrice del progetto di scambi e residenze “Human Bodies Project”, contenitore di autori provenienti da altri paesi dove i danzatori, precedentemente selezionati, possono confrontarsi sui nuovi linguaggi.
“Passanti” di Elwira Piorun e Karolina Rychlik nasce dall’osservazione delle immagini della città di Napoli e del suo movimento, prendendo spunto dagli spaccati di vita quotidiana raccogliendone le emozioni e il ritmo della vita. Napoli viene così vista e descritta con gli occhi delle due artiste/turiste.
Il secondo appuntamento al Piccolo Bellini non tarderà ad arrivare con una settimana di passione coreutica, tanto per imboccare da subito il solco della miscellanea contemporanea proposta in questa stagione 2016-2017. E così andrà in scena il 17 e 18 novembre “Why are wesof…ing dramatic?” di e con Francesca Penzo e Tamar Grosz. Anche in questo caso figura Interno 5 nella produzione del titolo con Fattoria Vittadini, ensemble ultimamente in regione a più riprese, in coproduzione con la Regione Lombardia e NEXT. Qui l’ironia e l’osservazione dei fenomeni della natura femminile prendono il sopravvento, giocando con le regole scientifiche tipiche del National Geographic per presentare i processi che avvengono ciclicamente all’interno del corpo femminile che, cadenzati dalle fasi del ciclo mestruale, ne costruiscono la struttura drammaturgica e sonora, la spina dorsale attorno alla quale si sono sviluppate le scene. Sarà una voce fuori campo a guidare lo spettatore, invitandolo a osservare l’attività di questi due esemplari femminili durante le diverse fasi del ciclo con la sorpresa conclusiva della scoperta della 17001esima specie animale presente sulla Terra: “Theyoungindipendentwoman”.
L’autunno del Piccolo si fa grande quando si conclude il trittico di spettacoli con Antonello Tudisco, l’anima di queste ultime stagioni e del repertorio contemporaneo made in Naples. “To be or Body” del 19 e 20 novembre presenta la triplice veste di Antonello Tudisco con la regia, la coreografia e le luci dell’artista, con Gaetano Montecasino e l’incursione dei partecipanti al workshop “Looking for Someone” prodotto ancora da Interno 5 con il sostegno del MIBACT. Qui il coreografo è anche parecchio regista per un’indagine che nasce dall’osservazione delle fotografie di Robert Mapplethorpe utili alla ricerca di risposte sul tema del rapporto tra corpo e società al fine di trovare il bello-reale. Un percorso ambizioso in cui il corpo diviene ben presto protagonista non più effimero. Nell’inchiostro di Antonello Tudisco e nel corpo di ogni individuo c’è il proprio vissuto; il corpo è bagaglio di esperienze, emozioni e relazioni di cui ineluttabilmente porta il segno. La corporeità qui diventa sinonimo di bellezza, ma non quella puramente estetica che risponde al modello imposto dai media, non la bellezza “da cartolina” che non restituisce né il reale né il realistico, ma la bellezza specifica che caratterizza ognuno di noi, che cambia da persona a persona, che appartiene unicamente a ciascun individuo, come le impronte digitali.
La lunga pausa natalizia tuttavia non ridurrà l’alta tensione coreutica della stagione di danza contemporanea del Piccolo Bellini. Si riprenderà infatti dal 20 al 22 gennaio con “Danza Paloma”, anche in questo caso titolo pensato ed interpretato da uno stesso artista. Qui Nicolas Grimaldi Capitello dividerà il palco con l’altra coreografia “Forestiero della vita” di Roberta Ferrara, in una produzione di Equilibrio Dinamico Company interpretata da Nicola De Pascale e Tonia Laterza.
Ma andiamo con ordine. “Danza Paloma” è un incredibile viaggio nel mondo del funambolismo sulle ali di un piccione. L’idea stravagante diventa romantica e tenera quando si assiste ad una sapiente ricerca di libertà amando, creando, divertendosi e danzando senza limiti. La vita del piccione si fa coreutica nella misura in cui si accetta l’idea che anche il “fastidioso” piccione esprime sentimenti propri. Roberta Ferrara, invece, sfoglia un bel po’ di letteratura per rispondersi a domande sempre più inquietanti, fino a rileggere opportunamente Luigi Pirandello ed il suo “Uno, nessuno e centomila”. Cambiando gli interrogativi, la coreografa del “Forestiero della vita” si chiede se l’uomo non è uno e se la realtà non è oggettiva. In questi termini si prova a parafrasare a più riprese le pagine di Luigi Pirandello giungendo alla conclusione che l’uomo si nutre della natura, mostrandosi nudo perché abbiamo tutti dentro di noi un mondo ci cose, credendo erroneamente di intenderci l’un l’altro.
Altri interrogativi in scena se li pone il napoletano Collettivo DanzaPolis con il titolo “Sai che sono qui?”, in scena al Piccolo Bellini dal 17 al 19 febbraio. Il giovane collettivo è nato a Napoli dall’incontro di danzatori dal bagaglio professionale diverso e specifico, propone un lavoro corale in cui la ricerca coreografica è al servizio dell’indagine psicologica. “Sai che sono qui?” immagina che la scena sia un luogo di osservazione, di scambio e conoscenza paragonabile ad un museo. I corpi sono le opere d’arte che mentre si esprimono osservano contestualmente la realtà e gli altri avvicinandosi sempre più al labile confine in cui l’osservatore e l’osservato a stento si distinguono. Nelle stesse serate ci troviamo a dover rispondere tutti insieme ad un altro interrogativo! Quasi a voler includere il pubblico in un unicum con gli artisti in un mondo pregno di domande senza risposte. Qui la coreografa ed interprete Elena Schisano prova con il collega Gennaro Maione addirittura a trovare la propria identità in “Ego-Sistema. What is my identity?” In questo gioco di parole di eco-sistema/ego-sistema, l’ego gioca proprio la sua parte principale. Infatti i coreografi si chiedono se l’onnipresenza del marketing abbia davvero falsato i modelli e se, soprattutto, noi sappiamo ancora privarci dell’effetto domino di quanto ci gira attorno. Il modello psico-culturale offerto dai media fa spavento e l’appartenere ad un’unica tribù ci mette a rischio, soprattutto al cospetto di un mondo calato sempre più spesso dall’alto. Allora ecco che la coreografia può divenire salvifica con un suo linguaggio del corpo capace di rispondere con la ricerca di movimenti non convenzionali e reali, utili ad eleggere il gesto istintuale ad espressione dell’essere.
Infine due titoli dal peso specifico a se stante: “Don Chisciotte” ed “Otello”. Il primo, ripreso dal 3 al 5 marzo da Loris Petrillo, in cui il coreografo e regista emiliano riporta poche essenziali righe di Miguel de Cervantes per indicarci la via del “suo Don Chisciotte”: Non muoia, signor padrone, non muoia. Accetti il mio consiglio, e viva molti anni, perché la maggior pazzia che possa fare un uomo in questa vita è quella di lasciarsi morir così senza un motivo, senza che nessuno lo ammazzi, sfinito dai dispiaceri e dall’avvilimento…. Sono queste le parole che Sancho Panza rivolge a un Don Chisciotte morente ed a queste stesse parole Loris Petrillo si ispira per affrontare il suo nuovo lavoro coreografico agganciato ad un inno alla resistenza universalmente riconosciuto. Con quest’appropriazione del titolo Loris Petrillo prova a dimostrare che l’uomo può riprendersi la vita maldestra con una vena idealistica che può garantire a tutti la vera essenza della vita.
L’ultimo appuntamento è “Killing recital” di Michela Lucenti, già ospite di primissimo piano dell’ultimo Ravello Festival anche con “Killing Desdemona”. Dal 19 al 21 aprile torna in Campania il Balletto Civile della Lucenti, con musiche dal vivo di Jochen Arbeit e la scena appannaggio della stessa coreografa-interprete. Come a Ravello, anche al Piccolo Bellini la storia shakespeariana torna prepotentemente nelle corde dell’atroce tema del femminicidio. Ferma restando la natura nomade del Balletto Civile di Michela Lucenti, ci piace ricordare lo struggente ed irrazionale canovaccio dei due protagonisti Otello e Desdemona, una volta in più in questa stagione del Piccolo Bellini dove spesso l’amore di coppia ha ceduto il passo ad interrogativi più individuali ma mai individualisti.