Oggi più che mai festeggiamo e celebriamo la “Giornata Internazionale della Danza” istituita nel 1982 per il Comitato Internazionale della Danza C.I.D. dell’Istituto Internazionale del Teatro (ITI-UNESCO). Una giornata di festa che accomuna tutti i paesi del mondo. La data commemora la nascita di Jean-Georges Noverre che fu il più grande coreografo di fine ‘700 nonché il creatore del balletto moderno. Le parole pronunciate nel 2011 dal Prof. Alkis Raftis, Presidente del Consiglio Internazionale di Danza CID UNESCO Parigi, assumono oggi una valenza quasi premonitrice.
«Per la maggior parte della storia dell’umanità si è sempre danzato all’aperto per ore ed ore, in radure, piazze, sagrati o all’interno di aie, fino ad arrivare al giorno d’oggi con sale da ballo, club, teatri, scuole, auditorium o discoteche. Quest’anno proponiamo di fare un passo verso la natura celebrando la Giornata Mondiale della Danza in luoghi aperti: strade, piazze, parchi, stadi, spiagge, parcheggi, qualsiasi spazio aperto… ovunque purché ci sia il cielo come tetto. La voglia di ballare è un impulso naturale e a modo loro i ballerini onorano la natura: lasciando che l’energia cosmica scorra dentro i loro corpi si mettono in contatto con l’Universo. Nel corso dell’anno insegniamo danza, facciamo prove e ci esibiamo tra quattro mura. In questa giornata speciale dedicata alla danza, facciamo la differenza esibendoci o insegnando a chiunque, anche al freddo o sotto la pioggia, su un terreno sconnesso o con il vento che ci ruba la musica! La bellezza di questi movimenti e la gioia dipinta sui nostri visi rallegreranno i cuori dei passanti radunati intorno a noi in curiosa spontaneità.»
In questo nostro omaggio alla “Giornata”, desideriamo celebrare la Danza con un’altra arte, perché la danza ha umiltà e non è mai autocelebrativa. Il balletto è sempre stato raccontato anche dalla pittura e dalla scultura. Già nell’arte classica troviamo tracce di rappresentazioni legate alla danza raffigurata su vasi, sculture e dipinti con figure di donne danzanti durante i rituali; nell’arte greca è quasi esclusivamente erotica ed orgiastica; nell’arte romana rivela carattere sensuale, etereo ed elegante. Nell’arte rinascimentale vediamo l’insieme dei corpi creare movimenti armoniosi come nella “Danza di Apollo con le muse” di Giulio Romano; arriviamo al ‘600 con la “Danza di Personaggi mitologici” di Pieter Paul Rubens dipinti in un momento di gioia e festa. Andiamo veloci sul nostro excursus ed ecco la “Danzatrice con i cembali” di Antonio Canova, inizio ‘800, dove l’artista fonde la perfezione delle statue greche con la sensualità espressa dalla danza in epoca romana.
Arriviamo all’Impressionismo, rivoluzionario movimento pittorico francese, e al famoso Edgar Degas il “pittore delle ballerine” e a Henri de Toulouse-Lautrec che nelle sue tele ci porta ogni sera al Moulin Rouge. La Danza di Henri Matisse dei primi del ‘900 dà vita alle prime avanguardie artistiche.
Oggi l’unico artista scultore che omaggia la danza dando vita a ballerine scolpite nel loro movimento, colto nella perfezione del loro attimo eterno, è Giorgio Rastelli che ha svelato in questi giorni la sua ultima creatura: la “Ballerina col tutù bianco”, liberamente ispirata a Degas.
Mi piace appropriarmi un po’ della nuova creatura di Giorgio Rastelli e vederla come simbolo puro di questa giornata commemorativa della nostra amata danza che da più di un anno è ferma, cristallizzata come in un incantesimo tipico delle fiabe che i balletti raccontano, dove c’è sempre una fata cattiva, oppure una strega, che impedisce il movimento alla bella principessa costringendola a uno stato di morte apparente.
Dallo scorso marzo noi ballerini, cosi come tutti gli altri artisti, ci sentiamo come imprigionati in un incantesimo lanciato da un mago cattivo. E quanto mai più di oggi le parole del Prof Alkis Raftis ci risuonano dentro. Le creature danzanti di Giorgio Rastelli assumono cosi ai miei occhi un doppio valore simbolico nella esaltazione del movimento e nel suo fermo incantato.
Giorgio Rastelli è un noto scultore italiano le cui opere sono state esposte in mostre personali e collettive a livello internazionale. Lavorando il legno, Rastelli crea sculture figurative su larga scala che poi dipinge in acrilici brillanti. Il suo lavoro esplora il movimento della forma femminile e ogni pezzo mostra una grande abilità tecnica dando vita a emozioni vive.
Quasi un “harem” di ballerine e ginnaste, in altezza naturale di 165 cm. circa, colorate, eteree e cosi terrene, i rossi e gli azzurri colpiscono l’iride, le scarpe da punta o i piedi nudi volteggiano coi corpi in attimi di felice libertà. Capelli lunghi e sciolti, oppure raccolti in morbidi chignon e giovanili code di cavallo.
Guardi le creature di Giorgio Rastelli e sorridi, ti si apre il cuore e ti senti come in una bella fiaba ancora possibile da scrivere. Il pensiero di quel respiro negato, di quel movimento a immobile condanna, vola via al ritmo e al suono delle sue parole:
“L’ultima opera è sempre la migliore come l’ultimo amore, sono un artista curioso e mi piace lasciare una testimonianza di quello che mi circonda. Quasi non ricordo quando ho creato la prima ballerina, più di 30 anni fa certamente, ho sempre amato la danza, la sua grazia, la sua eleganza, ho sempre creato figure femminili perché meglio di qualsiasi essere la donna incarna la possibilità infinita del movimento, la sua ricchezza, la sua espressività. Quasi come una magia, la sua creazione e il suo svilupparsi per esaltare quel gesto di massima precisione e devozione, tipica di ogni danzatore. Le mie sculture sono il linguaggio del corpo che danza nell’unione di movimento ed espressione. Mi sento un po’ come i Greci che ricercavano la profondità della vitalità. Lavoro come gli artisti rinascimentali per il mio maniacale senso di perfezione.
Il movimento nel gesto danzato è la mia passione, lo fermo quasi come in una pellicola di un film, quelle di una volta dove fotogramma per fotogramma si rivela e si esalta ogni minimo dettaglio: ecco cerco quello, l’attimo all’interno della sequenza. La danza oggi soffre certamente tanto, ha bisogno del suo pubblico, del suo teatro, della musica, ma questo periodo che stiamo vivendo va preso come un momento di meditazione, per fermarci e trovare il meglio dentro di noi che abbiamo ancora tanto da esprimere, ed essere meno superficiali e concentrarci maggiormente sul contenuto raffinato e profondo delle cose. Noi dobbiamo essere migliori. Le cose importanti si possono sempre recuperare, anche dopo un lungo fermo. La danza è fonte di immaginazione eterna, forma di comunicazione primaria, e noi dovremmo oggi tutti abbracciarci in un’immaginaria unione, pronti per il nostro domani migliore.”
Grazie Giorgio, le tue parole come le tue opere ci motivano e ci danno coraggio e forza per continuare a danzare contro tutto quello che ci vuole fermare!
Danziamo, danziamo e non ci fermiamo.
Un abbraccio!