Due nuove creazioni per Aterballetto in anteprima a Torinodanza

di Giada Feraudo
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In attesa della prima assoluta che si terrà a Gorizia in occasione della NID Platform (New Italian Dance Platform) il 21 ottobre, la compagnia Aterballetto presenta, in anteprima per il festival Torinodanza, due nuove creazioni:  Wolf di Hofesh Shechter e Non sapevano dove lasciarmi… di Cristiana Morganti.
L’anteprima si svolgerà nella serata del 19 ottobre a Moncalieri, presso le Fonderie Limone, da anni ormai sede abituale di molti prestigiosi appuntamenti del festival. 

Hofesh Shechter è uno dei coreografi contemporanei più intensi e viscerali. Coreografo e compositore allo stesso tempo, movimento e musica scaturiscono dal medesimo processo creativo e si intonano strettamente all’energia dei gesti.
Il risultato è un punch, come afferma lui stesso, un pugno con il quale lo spettatore viene investito da un’onda di energia.
Wolf è tratto da un vecchio lavoro di Shechter, che il coreografo ha ricreato per e con i sedici danzatori di Aterballetto. Lo scenario che prende vita trascina gli spettatori in un universo originale e coinvolgente ed è pervaso da una sorta di selvaggia animalità, una diversa declinazione della sua solita vitalità, che attraversa a tratti gli uomini e a tratti le donne. Anche se non comprendiamo fino in fondo cosa ci ha conquistato. Ma, come afferma lo stesso Shechter, “La danza è come un sogno, quando ti risvegli non ti sai spiegare come e perché certe idee e cose siano avvenute, e perché proprio in quel modo”.

Cristiana Morganti ha condotto una parte fondamentale della propria esperienza artistica accanto a Pina Bausch, assorbendo quell’universo corrosivo e poetico, quel linguaggio unico che ha dato al termine teatrodanza il senso più profondo. Aterballetto proviene invece da una ricerca artistica concentrata sui più diversi aspetti del movimento coreografato.
Non sapevano dove lasciarmi…. nasce da questo incontro che ha permesso di riflettere e cercare un punto di contatto: una danza fatta di teatralità, di gesti e di azioni quotidiane.
Afferma Cristiana Morganti: “Partendo da elementi autobiografici, ho voluto giocare su aspetti della danza e della vita, in una dinamica che annulla continuamente il sottile confine tra il dentro e fuori scena, tra realtà e finzione. La sfida per me era di riuscire a rivelare al pubblico l’unicità di questi interpreti come artisti completi, al di là delle loro straordinarie capacità tecniche”.

Crediti fotografici: Emanuela Barilozzi Caruso, Hugo Glendinning

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