Alla piccola grande donna immortalata da William Shakespeare (e dopo di lui da innumerevoli pittori, musicisti, scrittori, registi e coreografi), è dedicato questo spettacolo in cui le arti della musica, della danza e della poesia si uniscono per dipingere a colori – ora delicati, ora vivissimi – un ritratto nuovo della più celebre veronese di tutti i tempi… e di ciò che rappresenta. Ad incarnarla, la ballerina Eleonora Abbagnato, direttrice della Compagnia di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma e già étoile dell’Opéra di Parigi. Lo spettacolo, a cura di Daniele Cipriani, s’intitola, concisamente, Giulietta: in prima assoluta il 19 luglio al Teatro Romano di Verona, nell’ambito della 74a Estate Teatrale Veronese, con replica il 22 luglio, Giulietta approda il 23 luglio al Nervi Music Ballet Festival.
Ascolteremo non le celeberrima partitura Romeo e Giulietta di Prokofiev, ma altre pagine musicali ispirate alla tragedia scespiriana, eseguite dal vivo in palcoscenico da due virtuosi del pianoforte, Marcos Madrigal e Alessandro Stella che ne eseguiranno le trascrizioni, piuttosto inusuali, per due pianoforti, diventando protagonisti dell’azione stessa anch’essi, insieme ai ballerini.
Ferve l’attesa per la creazione che dà il nome alla serata: firmata Sasha Riva e Simone Repele (freschi del successo delle coreografie per Mass di Bernstein, andata in scena in prima italiana pochi giorni fa alle Terme di Caracalla), Giulietta sarà danzata sull’ouverture-fantasia Romeo e Giulietta di Piotr I. Ciaikovsky. Vediamo una bionda bambina assorta in romantici sogni ad occhi aperti: una piccola Giulietta dei nostri giorni la quale immagina se stessa adulta, bellissima e appassionata, accanto al suo innamorato. Si assomigliano la piccola e la grande Giulietta, poiché la donna è Eleonora Abbagnato, la bimba Julia Balzaretti, figlia dell’étoile, anni 10, che (guarda caso), porta lo stesso nome dell’eroina veronese. Il “Romeo” contemporaneo, quintessenza del giovanotto “cool” secondo i parametri della fantasia infantile odierna, è Sasha Riva. Le sorprese di questo balletto saranno tante: presente, futuro e anche passato (con reminiscenze di Capuleti e Montecchi) si fondono, mentre un amico immaginario (Simone Repele) scandisce il tempo a giri di bicicletta.
Al contempo eterea e sensuale, impalpabile e volitiva, dal fascino senza tempo, Eleonora Abbagnato rappresenta (piuttosto che un personaggio) “l’idea” di Giulietta quale simbolo dell’amore: amore tra uomo e donna, ma anche tra persone dello stesso sesso; amore tra adolescenti (come nella tragedia di Shakespeare), ma anche tra persone di età diverse. È appunto a questo tipo di rapporto amoroso che è dedicata la coreografia di grande intensità, firmata da Uwe Scholz, geniale coreografo tedesco scomparso prematuramente all’inizio del secolo, che apre la serata: Eleonora Abbagnato e Michele Satriano, fresco di nomina a primo ballerino del Teatro dell’Opera di Roma, interpretano il passo a due dal balletto Rosso e Nero, creato nel 1988 per Vladimir Derevianko e Eileen Brady e rimontato qui da Giovanni Di Palma. Nel romanzo di Stendhal, nonché nel balletto-capolavoro di Scholz, viene descritta la passione, tinta di mille sfumature contrastanti, tra il seminarista Julien Sorel e la sua più matura amante, Madame de Rênal; la musica è tratta, non a caso, dalla “symphonie dramatique” Roméo et Juliette di Hector Berlioz.
Se il filo conduttore è chiaramente l’amore in tutte le sue sfaccettature, al noto slogan della rivoluzione psichedelica degli Anni ’60 viene aggiunto un elemento che fa riferimento sia all’odierno riconoscimento dei diritti LGBT, sia alla pressante esigenza di ricercare una pace sul nostro pianeta: Giorgio Mancini crea Rainbow, Love & Peace sulla West Side Story Suite per due pianoforti di Leonard Bernstein. West Side Story trasponeva la vicenda da Verona a New York; il balletto di Mancini, anch’esso presentato qui in prima assoluta, invece non ci parla di amanti provenienti da etnie diverse oppure da famiglie rivali. Evoca invece l’amore tra persone dello stesso sesso, andando comunque ‘oltre l’arcobaleno’ per raggiungere una fratellanza più estesa. Molti “Giulietti”, e una “Giulietta”, si fanno rappresentanti dei temperamenti umani (qui sono sei, non più quattro), ognuno simboleggiato da un colore diverso della iconica “Rainbow Flag: a Davide Dato (étoile, Opera di Vienna), si uniscono due ballerini italiani che si stanno facendo onore all’estero: Tommaso Beneventi (Balletto Reale Svedese) e Lorenzo Aliberti (Ballett X Schwerin – Mecklenburgisches Staatstheater). Con loro, Vsevolod Maievskyi (già Teatro Mariinsky di San Pietroburgo), Michele Satriano e Rebecca Bianchi (étoile, Teatro dell’Opera di Roma), al suo primo rientro in scena dopo essere diventata mamma per la quarta volta.
Ascolteremo il prologo di Romeo and Juliet, in realtà un sonetto, sussurrato alla piccola Julia/Giulietta dall’amico immaginario; ma Shakespeare scrisse un’intera raccolta di sonetti che hanno ispirato a Daniele Cipriani il suo spettacolo Giulietta. Essi sono dedicati alla persona (o persone) di cui lo scrittore si era invaghito: una giovane donna? Un giovane uomo? Una figura enigmatica, misteriosa (quanto il Bardo stesso), di cui non conosceremo mai l’identità. Chiamiamo anche lei (o lui) semplicemente “Giulietta”… oppure, ancora più semplicemente, “Amore”.