Elisa Barucchieri è l’anima di ResExtensa, una donna dal corpo esile e forte che ha fatto della danza la sua ragione di vita. Ha due occhi profondi che si aprono su un mondo interiore che diventa dono attraverso il suo lavoro che dice essere il suo modo di “toccare” gli altri. Oggi Elisa si racconta per noi e probabilmente impareremo, con lei a volare…
Quando è nata la tua passione per la danza e l’arte?
Da sempre credo di essere nata così. Mio padre era un grande artista, uno scultore. Aveva aperto un centro per le arti in Toscana, dove gli studenti americani universitari venivano a studiare arte, architettura e design e noi abbiamo vissuto andando e venendo dagli Stati Uniti, questo mi ha permesso di crescere con tanta arte intorno. La prima volta che ho visto la danza in Tv mi sono alzata in piedi, così dicono, manifestando senza dubbi la mia attrazione per quella disciplina e non facevo altro che disegnare ballerine in tutù. Quando poi ci siamo trasferiti a vivere sulle Dolomiti, ho avuto, finalmente, la possibilità di andare a lezione di danza, ma l’insegnante mi ha subito stroncata, dicendomi senza mezzi termini, che non sarei mai diventata una ballerina, perché avevo l’ossatura troppo grossa. Per questo, cominciai a sciare con successo, ma quella passione, a diciott’anni con un fisico da sciatrice libera, ha prevalso su tutto e sono tornata danzare. Dopo anni di sollevamento pesi e flessioni, sono tornata a fare danza contemporanea, realizzando finalmente il mio sogno.
Cosa rappresenta la danza per te?
Una necessità, un modo di collegarmi emotivamente con gli altri. Sono innamorata della vita e del suo mistero la danza per me è poter regalare emozioni al servizio di quel mistero. Un modo, il mio, per “toccare” gli altri.
Come sei arrivata alla danza aerea?
All’università negli Stati Uniti, ho fatto danza contemporanea con insegnanti pazzeschi, che mi avevano già “appesa” in qualche modo. All’inizio degli anni 2000 fui contattata dallo Studio Festi che aveva bisogno di una coreografa a terra, nel periodo in cui stavo per partire e iniziare il mio lavoro con Carolyn Carson a Venezia. Accettai visto il prestigio dello Studio a condizione che potessi rispettare l’impegno già preso. Fui confermata anche l’anno seguente organizzandomi per essere presente a tutta la preparazione, dopo aver fatto per loro anche una sostituzione a terra. Nel 2005 la chiamata per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Torino del 2006, da parte di una nota una compagnia francese. Pensai che fosse destinico, visto che avrei voluto andarci come sciatrice. Mi resi conto da subito che sarebbe stato un lavoro davvero impegnativo e mi insospettì il fatto che fossimo divisi in tre gruppi uno lavorava fuori, uno dentro uno avrebbe dovuto riposare. Quando poi mi chiesero di che misura fosse la mia imbragatura, capii. Sono diventata solista nella cerimonia di apertura di Torino e se qualcuno ricorda quella luna che si avvicinava agli atleti…ero lì. La danza è uno stato di meraviglia, visionario ed i miei lavori sono andati verso il creare spettacoli immaginifici. È stato un percorso fantastico e dopo una serie di eventi, mi sono scoperta sempre più innamorata della danza aerea, terra – cielo e ho sviluppato la mia strada con la fortuna di avere incontrato grandi maestri. Un amore reciproco grande, tra me e la danza aerea ed ho capito, ho riconosciuto che quello era il mio modo di esprimere, di dire, quello che avevo dentro.
Quell’insegnante che ti ha stroncata, in qualche modo ha favorito la “ricerca” di quella che si è rivelata essere la tua strada?
Per quanto ho sofferto, se non mi avesse respinta, avrei fatto tutt’altro. In effetti aveva ragione alla fine, lei vedeva quello che non sapevo. Sono felice di fare ciò che faccio. Gli insegnanti tracciano un po’ il sentiero, quella che ho avuto aveva l’idea che la ballerina dovesse essere piccola ed esile. Certo è che io nel vedere la danza moderna, palpitavo. Gli anni in cui ho fatto tutti quegli allenamenti di sci, mi sono serviti tantissimo e devo riconoscere di essermi fatta più male con la danza che con lo sci. Ho un corpo forte e morbido e il rigore imparato per sciare, mi hanno abituata alla fatica, alla disciplina e credo di vivere ancora di rendita grazie a quegli allenamenti estenuanti.
Come è nata l’Associazione?
ResExtensa è nata grazie al sostegno di Carolyn Carson, Susanne Linke, Danio Manfredini, Urs Dietrich, in seno all’esperienza Accademia Isola Danza, la Biennale di Venezia, per la necessità di creare oltreché interpretare. Ho cominciato a capire come lavorare, come organizzare quella che di fatto era una compagnia. All’inizio eravamo solo danzatori, poi con l’arrivo di Filippo Alessandrini folle visionario, con leadership e capacità amministrative ha preso forma diventando un’associazione che dal 2022 gode del riconoscimento ministeriale di Centro di Produzione per la Danza. Ormai ha preso il sopravvento nella mia vita e l’anno prossimo festeggeremo i primi vent’anni!
Perché ResExtensa?
Stavo leggendo Cartesio che mi ha ispirata. Lui parla di res cogita, tutto ciò che è pensato, ragionato e di res extensa, lo spazio esteso, dell’intuizione. Mi è sembrato meraviglioso: quante cose non possono essere ragionate, ma esistono? Un modo di tendersi in un atto dinamico verso gli altri: questa è la mia idea di danza.
Continui a danzare o ti occupi solo di coreografie?
Oggi danzo ancora, magari con ruoli speciali a terra, spesso recitatati, mentre in aerea sì. In particolar modo, c’è uno spettacolo con musica antica Barocca tagliato su misura su di me, con musica dal vivo che è difficile da affidare ad altri e che interpreto ancora sempre con la stessa e rinnovata emozione.
Si sono appena conclusi i festeggiamenti per la festa di San Nicola a Bari che hanno visto ResExtensa protagonista. Ci racconti?
La festa del santo è il 6 dicembre, questa è la festa di Bari, il giorno in cui si ricorda e celebra la traslazione delle reliquie. Il primo anno ho fatto uno spettacolo che affiancava il corteo storico che ha avuto un gran successo e l’anno dopo sono stata invitata a fare il direttore artistico. Quattro anni, poi ci siamo fermati, perché da gestire c’è davvero tantissimo: mille persone tra figuranti, cavalieri, cavalli. Quest’anno abbiamo accettato solo l’incarico di gestire degli spettacoli che richiedono moltissimo lavoro, prove e una struttura complessa con l’impegno di tante persone e tecnici. Abbiamo portato in scena la leggenda del Santo con la danza aerea e giochi d’acqua spettacolari in quattro giorni molto intensi di festa laica e religiosa per un Santo venerato a New York, come in Russia e molto popolare in tutto il mondo.
ResExtensa è anche scuola?
Come ho detto, essendo anche Centro di Produzione, ci occupiamo oltre alla compagnia di programmazione di spettacoli altrui, in tre diversi teatri e progetti di alta formazione per i danzatori. Poi c’è il Quinto elemento, il progetto di danza terra-aria integrato per persone con handicap fisico, psicofisico, sensoriale perché in aria siamo tutti disabili, nessuno sa volare, ma possiamo con l’aiuto degli altri imparare a farlo.
Elisa Barucchieri hai sogni ancora da realizzare?
Anche se disegnavo tutù, sono certa che questo sia il mio sogno. Sono felice ed entusiasta tutti i giorni di quello che faccio. Quando vedo che ho creato qualcosa in cui vedo la bellezza e capisco che chi è venuto a vedere si è emozionato, io sono felice. Vorrei continuare a farlo meglio, garantendo serenità lavorativa e di visione a tutti quelli che lavorano con me. Poter dare uno spazio definitivo per tutti, un punto di riferimento.
Un’ultima domanda: hai coreografato uno spettacolo teatrale in scena in questi giorni che vede l’esordio alla regia di Elena Sofia Ricci volto molto conosciuto e attrice amatissima, ma per te qualcosa di più. È così?
Io ed Elena siamo sorelle, ma soprattutto abbiamo tante affinità che rendono il lavoro condiviso, molto speciale. Per me è un onore lavorare con lei. In questo periodo abbiamo lavorato a Fedra, in scena a Firenze che sarà in autunno a Roma. Un bel progetto dove abbiamo sperimentato ancora, la nostra forte intesa. Sono felice di aver preso parte a questo suo importante debutto alla regia: le parole sono quelle di Seneca, ma sono di un’attualità pazzesca e lei è stata grandiosa. Abbiamo lavorato con le nostre squadre al completo, è stato bellissimo. Abbiamo davvero tanto in comune, la precisione, la voglia di comunicare, nel creare oltre che l’affetto speciale che ci lega.
Grazie a Dance Hall News per avermi permesso di raccontarmi, Elisa.