Fondazione Arena di Verona: Corpo di Ballo addio

di Beatrice Micalizzi
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Con l’ultimo giorno del 2016 è purtroppo arrivata la conferma della chiusura del Corpo di Ballo della Fondazione Arena di Verona. Lo storico ensemble, che dagli anni 80 era stabile presso la Fondazione, cessa così la sua attività a causa del mancato accordo tra le parti su una possibile soluzione positiva.

La vicenda che ha portato all’epilogo negativo, e che potremmo definire già annunciato, si era aggravata nel dicembre del 2015, quando i lavoratori della Fondazione avevano proclamato uno sciopero in segno di protesta e quindi annullato diverse rappresentazioni, non solo del cartellone del Balletto. La situazione non ha fatto altro che peggiorare, con l’arrivo delle dimissioni dell’allora direttore del Ballo M. Renato Zanella: “Con questo clima di tensioni e di mancanza progettuale è impossibile continuare a lavorare. E allora preferisco mettere la parola fine ad un rapporto che si è reso ormai difficilissimo. Ci tenevo tanto a portare qualcosa di buono nella mia città”.

L’aprile del 2016 ha visto la situazione precipitare pericolosamente verso la messa in liquidazione della Fondazione, una richiesta questa avanzata dal sindaco Tosi allo scopo di far fronte all’enorme debito di oltre 20 milioni di euro. Un’ipotesi allarmante che avrebbe messo a rischio 300 lavoratori, cui si è aggiunto qualche giorno più tardi anche il fallimento dell’accordo tra Fondazione e Sindacati; il consiglio di indirizzo e il sindaco Tosi hanno presentato ai lavoratori un piano di rientro dal debito che avrebbe ritoccato il contratto integrativo dei lavoratori. Sebbene le rappresentanze sindacali (Cgil, Cisl, Uil e Fials) avessero già firmato, l’accordo è stato sottoposto al giudizio dei lavoratori tramite referendum, il quale ha determinato la decisiva bocciatura.

In questo contesto tutt’altro che roseo, giunge la nomina a commissario straordinario della Fondazione Arena del sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma, Carlo Fuortes che, solo qualche mese più tardi, raggiungerà il tanto auspicato accordo-salva-Arena con i sindacati. Siamo a giugno quando viene stabilito che l’Arena infatti chiuderà 52 giorni l’anno per tre anni, con un risparmio di 2,4milioni di euro l’anno. “Un principio di flessibilità che potrebbe diventare un precedente per altri casi di fondazioni in crisi”, dice Fuortes. Il piano prevede anche la ridiscussione del patto integrativo, il premio di risultato legato a pareggio di bilancio e l’adesione al piano Bray.

L’accordo, nell’immediato, ha salvato l’imminente stagione estiva e i celeberrimi spettacoli sotto le stelle che da anni sono di grande richiamo per la città di Verona.

Doveroso a questo punto precisare che dall’accordo è stato escluso il Corpo di Ballo, manovra che già palesava la volontà di chiudere il settore artistico allo scopo di alleggerire la Fondazione di una spesa pari a 1,6 milioni di euro all’anno, ad oggi insostenibile.

Chiuso il cartellone estivo, è ben presto arrivato il periodo di sospensione previsto dall’accordo, ufficializzato con l’inizio di ottobre. Una sospensione tuttavia non applicabile al Corpo di Ballo, per il quale si è aperto un periodo di mobilità, comunicato ai sindacati. I ballerini hanno infatti ricevuto la lettera che precisa la collocazione in astensione dal lavoro «con riconoscimento della retribuzione a carico della Fondazione», obbligatoria per tre mesi, con scadenza il 31 dicembre. Tale procedura solitamente prevede 45 giorni in cui Fondazione e sindacati proveranno a trovare una soluzione alternativa e, in caso l’esito non fosse positivo, ulteriori 30 giorni, con la regia della Provincia, per aprire un tavolo di trattativa. In tutto 75 giorni che, tuttavia, non hanno evitato il taglio del corpo di ballo, confermato proprio l’ultimo dell’anno.

Ora la normativa prevede che la Fondazione Arena entro 120 giorni debba inviare le lettere di licenziamento ai 13 ballerini che non hanno accettato l’incentivo all’esodo. Dei 18 professionisti che fanno parte del corpo di ballo, infatti, 5 hanno deciso di aderire alla proposta formulata che garantisce 70mila euro netti per ciascuno come incentivo, più la garanzia di lavorare almeno 120 giorni l’anno, per i prossimi tre anni, per la Fondazione.

Da qui possiamo tornare a ritroso al momento della firma dell’accordo e comprendere perché non vi erano molti dubbi su quale sarebbe stato l’esito dell’ultima procedura; dal momento che il settore del ballo era già stato escluso, era solo questione di tempo che venisse proclamata l’amara sentenza e che l’Arena dicesse addio ai suoi ballerini.

“Non esiste una motivazione economica reale che giustifichi il taglio del corpo di ballo di cui si è deciso di fare a meno, invece, per ragioni politiche – commenta il segretario Slc Cigl Verona, Paolo Seghi – tuttavia, visto che c’è ancora un ridottissimo margine di tempo primo dell’invio delle lettere, auspichiamo che venga utilizzato per continuare nel confronto e l’auspicio è quello di continuare a lavorare evitare i licenziamenti”.

L’ensemble è uno dei simboli dell’Arena e, negli anni, ha visto passare nomi di prestigio, tra direttori e danzatori; alla direzione, danzatori e coreografi di fama internazionale, quali Roberto Fascilla, Giuseppe Carbone, Mario Pistoni, Pierre Lacotte, Jeremy Leslie-Spinks, Carla Fracci, Robert North, Maria Grazia Garofoli e Renato Zanella, mentre ricordiamo tra le partecipazioni più importanti quelle di Liliana Cosi, Oriella Dorella, Carla Fracci, Loredana Furno, Luciana Savignano, Elisabetta Terabust, Donna Wood, Vladimir Derevianko, Rudolf Nureyev, Gheorghe Iancu, Raffaele Paganini, Marinel Stefanescu e più recentemente Roberto Bolle, Alessio Carbone, José Manuel Carreño, Gregor Hatala, Mikhail Kaniskin, Giuseppe Picone, Jason Reilly, Mick Zeni, Eleonora Abbagnato, Viviana Durante, Irina Dvorovenko, Olga Esina, Letizia Giuliani, Myrna Kamara e Marta Romagna.

Nella foto: Mikhail Kaniskin, in Cercando Verdi di Renato Zanella (crediti fotografici: Ennevi)

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