Fra Balanchine e Preljocaj: banco di prova per gli allievi della Scala

di Alessia Borelli
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Dal 17 al 20 marzo gli allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala calcano nuovamente il palcoscenico del Teatro Strehler nell’annuale spettacolo istituzionale.
In scena oltre 150 ballerini fra gli 11 e i 18 anni, in un programma composito con tre pezzi fra il neoclassico e il contemporaneo, due dei quali proposti per la prima volta dalla Scuola, firmati da maestri come George Balanchine e Angelin Preljocaj per il New York City Ballet.

Si apre con la Presentazione della Scuola, affidata al Direttore Frédéric Olivieri, su musiche di Carl Czerny, per conoscere i vari livelli di preparazione degli otto corsi in cui si articola l’iter formativo.

Segue il ritmo vivace della Tarantella di Balanchine, ispirata alle atmosfere partenopee più gioiose. Un pezzo di altissima difficoltà tecnica e grande virtuosismo, affidato a due allievi degli ultimi corsi.

 Settecento e Novecento, musica barocca e musica elettronica, si confrontano e si fondono in La Stravaganza di Angelin Preljocaj, creato dal coreografo franco-albanese nel 1997. Il balletto, pensato per sei coppie di danzatori, si apre con tre coppie in costume moderno che danzano sulle note di Vivaldi. Cambia il fondale, e irrompono altre tre coppie, in costumi baroccheggianti, che iniziano a danzare su musiche di autori americani contemporanei dalla forte matrice elettronica. Stili e musiche diverse che si alternano dunque, due culture lontane, ciascuna con una precisa identità, che progressivamente si fondono, dando vita ad un’unica forma di danza. 

Come lo stesso coreografo ha dichiarato, “[…] l’idea era quella di mostrare un’ambiguità del passato che ritorna, di persone che tornano dalla polvere e recano il nuovo. Una porosità di linguaggi.”, un’irruzione del passato nel futuro, come se il tempo fosse ciclico.

A chiusura dello spettacolo, Tema e variazioni di Balanchine, ormai entrato a far parte a pieno titolo del repertorio della Scuola.

Creato nel 1947 per il New York City Ballet, il balletto venne pensato da Balanchine “per evocare quel grande periodo storico della danza classica in cui il balletto russo fioriva grazie alle musiche di Cajkovskij”. L’ultimo movimento accompagna ben 12 variazioni, che richiedono raffinate doti tecniche e artistiche: una coppia principale e dodici ballerine aprono il balletto in un crescendo coreografico tra fughe, adagi, pas de deux e grande polonaise finale.

A guidare i giovani ballerini nella preparazione delle coreografie, Claudia De Smet per Preljocaj e Patricia Neary per Balanchine

Uno spettacolo assolutamente da non perdere che, in qualche modo consacra gli allievi dell’Accademia del Teatro Scaligero al rango di professionisti!

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