Gala in onore di Rudolf Nureyev al Teatro Arcimboldi: dieci minuti indimenticabili

di Nives Canetti
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Il motivo principale, e direi anche quasi unico, per assistere a questo spettacolo è stata la presenza meravigliosa di Kimin Kim. Primo ballerino del Marinsky, Kim è un artista esplosivo, sicuro, con una tecnica abbagliante, giri infiniti e un’elevazione che non vedevo da tempo: ma al contempo è leggerissimo, elegante, per nulla “circense” veramente da non mancare. Ha ballato l’assolo di Solor del fidanzamento con Gamzatti, e il passo a due del Corsaro nelle vesti dello schiavo Alì. In entrambi i ruoli ha mostrato senza alcun eccesso, anzi quasi con umiltà, una padronanza della scena e una presenza veramente rara. Era la prima volta che lo vedevo dal vivo e adesso sono nell’ambascia perché va assolutamente rivisto e non so quando ci sarà occasione, possibilmente in un balletto intero e non in un Gala.

Con Kim ha ballato nel ruolo di Medora la deliziosa e giovane Letizia Masini, diplomata all’Accademia della Scala nel 2020, ora facente parte del Corpo di Ballo, sicuramente un elemento di spicco e con ottime prospettive davanti a sé. La Masini ha delle linee splendide, un’ottima musicalità, braccia stupende e una tecnica brillante. Deve solo prendere più sicurezza in scena soprattutto nei momenti più virtuosistici, ma questo verrà col tempo. Intanto questa è stata per lei un’occasione unica di ballare con una stella del Marinsky un passo a due di repertorio sicuramente non facile, ed è tutta esperienza.

Per quanto riguarda il resto della serata, non posso che biasimare me stessa per avuto aspettative evidentemente troppo elevate nonostante aver letto il programma e il cast: ho comunque apprezzato un dignitoso passo a due dal Don Chisciotte e una certa carica emotiva, data anche dalla musica di Kachaturian, nello struggente Spartacus di Grigorovich.

Ormai dovrei sapere che ci sono Gala ovunque per intrattenere anche il pubblico che non va a vedere spesso la danza. Però penso che un Gala debba possedere comunque due ingredienti fondamentali per avere una ragione di esistere a prescindere dal livello di conoscenza della platea. Il primo è un fil rouge comune fra tutti i pezzi che dia una linea di senso compiuto alla serata. Il secondo è la qualità della danza degli artisti che vi partecipano. In alcuni si ritrovano entrambi, in altri solo la seconda e in altri ancora, come in questo caso, non si ravvede né l’uno né l’altra. Per fortuna qui c’erano Kim e la Masini per dieci minuti di eccellenza.

Aggiungo solo che un Gala Nureyev dove non si è vista nemmeno l’ombra di una sua coreografia mi sembra quantomeno particolare. Ma è certo che al pubblico degli Arcimboldi non interessa, applaude a scena aperta sul pianissimo di Giselle al developpé alla seconda della protagonista e va a casa contento. Concordo sulla necessità della divulgazione ma penso che la Danza classica in Italia si meriti di più.

Crediti fotografici: Vito Lo Russo

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