Gennaro Maione: “La danza, il futuro e Dario Argento”

di Francesco Borelli
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Incontro Gennaro Maione virtualmente; ci diamo appuntamento su zoom per una chiacchierata dopo che, incuriosito da un suo nuovo progetto coreografico legato ai film di Dario Argento, l’ho contattato per parlarne un pò.

Quali sono i motivi che inducono un giovanissimo coreografo quale tu sei, a creare un lavoro sulle atmosfere e le suggestioni dei film di Dario Argento?

Il motivo è prettamente “famigliare”. Quando ero bimbo i film cult di Dario Argento erano già usciti ma grazie a mia madre e mio zio, appassionatissimi del genere, iniziai a guardare alcuni titoli. Ricordo di aver visto “Profondo rosso” a soli 9 anni, e l’eccitazione involontaria che ne scaturì.  Nacque in me la passione per il genere thriller e horror, tanto da farmi sognare una carriera come regista di questo tipo di pellicole.

Crescendo la passione è rimasta intatta, così da indurmi a creare uno spettacolo che potesse far capire al grande pubblico ciò che c’è dietro i suoi film; il famoso non detto, una visione molto contemporanea di numerose tematiche, una poetica raffinata e profonda che va ben oltre la paura che i suoi film suscitano.

Come riuscire a rendere attraverso la danza le sensazioni proprie dei cult di Argento? 

L’obiettivo primario è quello di creare un lavoro di danza a 360 gradi. Non voglio soffermarmi solo su una ricerca legata alla danza contemporanea ma desidero creare un caleidoscopio di idee in cui ogni genere possa narrare emozioni e sensazioni differenti. Dario Argento è “tantissime cose”: l’architettura, il bipolarismo tra il mondo animale e umano, la sessualità, l’omicidio, la psicopatologia.

Come si intitola il progetto?

Il progetto inizierà attraverso un cortometraggio coreografico che verrà girato il prossimo settembre. Il titolo sarà ARGENTO VIVO; successivamente sarà programmato uno spettacolo dal vivo che avrà un altro titolo che al momento resta “top secret”

Si potrebbe definire il progetto come una sorta di viaggio nel lato più oscuro dell’uomo.

Esattamente. Vorrei, a tal proposito, lavorare con i singoli interpreti sui mondi più segreti di ciascuno, su quegli aspetti nascosti, onirici a tratti, che tutti possediamo.

Quando vedremo in scena lo spettacolo?

Spero il più presto possibile, Probabilmente prima sotto forma di studio e poi di spettacolo. Ora mi sto dedicando alla realizzazione del video. Incrociamo le dita!

Facciamo un passo indietro. Come mai quel bimbo che guardava i film di Dario Argento si è poi appassionato al mondo della danza?

Da bimbo la danza non mi interessava affatto. Avevo una sorella che la studiava ma guardavo questa disciplina come qualcosa di distante da me. Poi a 11 anni, già appassionatissimo di cinema, decisi di iniziare a dedicarmi alla danza. Ma non c’è stato un motivo in particolare.

Come, la danza, è diventata il tuo lavoro e il tuo futuro?

Durante gli anni della formazione accademica si è radicata in me la certezza che ciò che stavo facendo era quello che avrei voluto fare nella vita. E dopo gli anni di studio ho iniziato da subito a lavorare. Ho lasciato l’università e la danza è diventata a tutti gli effetti la mia vita. Ma il tutto è avvenuto in maniera molto graduale.

Dopo una formazione prettamente classica, studiando e lavorando moltissimo all’estero – Parigi e Bruxelles fra le tante città in cui hai vissuto- hai trovato piena realizzazione nella danza contemporanea. Come mai?

La preparazione accademica è stato il bagaglio necessario che mi ha preparato a tutto ciò che è arrivato dopo. Mi ha regalato una capacità di apprendimento rapida e ha formato il mio corpo. Da parte mia ho sempre dimostrato grande duttilità e curiosità verso stili che poi son diventati predominanti nella mia vita. A oggi la danza contemporanea, pur amando ogni disciplina, è quella che più mi definisce.

La decisione di trasferirti all’estero è stata dettata da una necessità che hai sentito o da un’occasione che si è presentata e che hai colto?

Il desiderio di trasferirmi all’estero l’ho sempre avuto. Mi definirei, tutt’oggi, un nomade particolarmente volubile. Poi ho avuto l’occasione di lavorare a Parigi per un anno e dopo di trasferirmi a Bruxelles per continuare a studiare. Poi ho lavorato a Liegi e a Berlino, città che artisticamente mi ha sempre incuriosito molto. In seguito per un’interessante opportunità di lavoro che si presentò tornai in Italia dove ho iniziato a lavorare come performer e coreografo freelance.

L’Italia, ahimè, è un paese che rispetto alla maggior parte dei paesi europei investe poco e nulla sui giovani e sulla cultura. Com’è stato il ritorno nel nostro paese dopo aver vissuto esperienze così importanti e soddisfacenti all’estero?

Quando tornai in Italia ero ancora giovanissimo e forse del tutto inconsapevole delle problematiche legate alla tutela e al riconoscimento del mestiere del danzatore. Agivo e agisco ancora oggi d’istinto, il mio unico desiderio era FARE. Di certo, nel tempo, ho preso coscienza di tantissime cose, prima fra tutte la difficoltà legata al mondo della coreografia e dei Freelancer. Il sistema italico non ti mette nelle condizioni di diffondere il tuo lavoro e potertici dedicare con serenità: mille sono i cavilli e non sempre sono facili da affrontare. In più, spessissimo, accade che la sperimentazione venga mal vista o considerata poco commestibile per il grande pubblico.

In passato hai affrontato, in un tuo lavoro il tema della sessualità e della pornografia digitale. Adesso ti appresti a raccontare l’ambiguità e le emozioni legate ai film di Dario Argento. Qual è la chiave vincente per non risultare scontato o volgare nel raccontare al pubblico questo tipo di tematiche?

Innanzitutto credo ci sia bisogno di un po’ di formalità. Il racconto deve essere rispettoso ed educato, ma soprattutto deve essere veritiero. Bisogna ricercare una propria credibilità in qualsiasi tematica e poi possiamo pensare all’esposizione integrale del nostro corpo e della mente sulla scena.

Come scegli i danzatori che attraverso il loro movimento devono dar voce a quella che è la tua esigenza artistica?

Li scelgo in base alla loro maturità, artistica ed emotiva in particolare.

Che ballerino sei stato, o sei tutt’ora?

Sono sempre stato molto attento a ciò che accadeva intorno a me. Guardavo e cercavo di carpire ogni segreto, ho sempre avuto un approccio maturo rispetto allo studio prima e al lavoro poi. Infine ero e sono estremamente curioso.

Si dice che la curiosità porti lontano.

Non potrei essere più d’accordo.

Al di là del progetto legato a Dario Argento, c’è uno spettacolo che ti piacerebbe realizzare?

I sogni sono in evoluzione, cambiano continuamente. Al momento mi dedico a questo progetto che verrà sviluppato in più fasi e poi, si vedrà…

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