Sono Giuliana Pennacchio, docente di tecnica della danza classica e vi parlo di passioni. Quelle che ti rubano l’anima, il tempo, le parole e che ora sono rinchiuse in corpi interrotti.
Insegno danza, di mattina come professoressa al liceo coreutico e di pomeriggio nella mia scuola. E mi manca. Ma non voglio parlarvi di me ma dei miei ragazzi, perché sono anime speciali che stanno riempiendo di bellezza questa quarantena. Eravamo nel pieno del nostro anno, pronti a preparare il nostro esame di fine anno accademico e con le musiche già in scaletta del nostro spettacolo. Le giornate erano scandite da un ordine preciso di cose da fare. Chi ha una passione sa bene che la giornata si gestisce in base a quella. Ai compiti di scuola va dato un tempo, una dimensione ed una scadenza, così come al pranzo, la cena, gli amici. Tutto ruota intorno all’ora in cui si va a danza. Ed ogni giorno, bello o brutto che sia, noi ci ritroviamo lì, in sala, con i nostri compagni di viaggio pronti a lasciare tutto in silenzio, lasciando acceso solo il battito del nostro cuore, i respiri dei nostri muscoli e le note della nostra musica. Poi un giorno ci ritroviamo dentro casa, su un pavimento troppo freddo, una connessione intasata dai mille influencer e la borsa con il body e scarpette ancora lì, vicino alla porta di casa. Ed è qui che viene fuori la loro magia, la loro la passione. Quella incondizionata.
Qualunque altro bambino o adolescente avrebbe riempito la sua giornata di pochezze, ma non chi ha una passione.
Loro sono lì, pronti ad ingegnarsi per poter continuare ad alimentare la loro anima. C’è chi ha comprato su Amazon una sbarra (elemento fondamentale per la lezione di danza) chi l’ha costruita con un manico di scopa legato a due sedie. Poi c’è chi ha smontato il salotto, chi ha bloccato la sedia con i pesi. Ognuno ha ricreato come ha potuto quel micromondo che chiama “casa”. La casa dei suoi sogni. Ci vediamo tutti i giorni, mettiamo la musica e come soldati ci ritroviamo li, pronti a lottare per non perdere quanto abbiamo, con il sudore, conquistato. E a loro va il mio grazie, perché mi hanno fatto capire cosa significa “futuro” . Quante volte noi adulti ci lamentiamo delle nuove generazioni? Ci facciamo portavoce di adolescenze, le nostre, patriottiche, temerarie, piene di spirito di abnegazione e guardiamo le generazioni attuali con occhio critico e dito puntato. Ed invece ora sono pronta a battermi il petto perché ho peccato di superbia. Mi stanno insegnando quanto è forte la loro passione. Mi stanno dimostrando che in sala mi ascoltavano davvero e che i miei rimproveri, che pensavo vani, invece sono stampati nelle loro teste e nei loro corpi e gli stanno dando un peso enorme, il peso della coscienza. Mi stanno gridando aiuto, perché rivogliono la loro vita ma lo stanno facendo rincuorandomi perché sentono che anche io rivoglio la mia. Ci manchiamo tanto e non permetto a nessuno di sminuire quello che proviamo. In un momento così delicato, sofferente, qualcuno potrebbe dirci che siamo irrispettosi, che non è il momento di parlare della nostra sofferenza perché c’è chi sta morendo. Avete ragione, ma permetteteci di raccontarvi quanto male fa anche un sogno che soffre, un corpo costretto, un’emozione che non può uscire.
Ma ci permetteranno di riprendere a danzare e saremo pronti. E lo sapremo fare con una storia stampata addosso ed una mente che non saprà dimenticare. Questa quarantena sarà il nostro navigatore quando la vita ci farà perdere di nuovo, quando la frenesia dei giorni ci bombarderà di nuovo e quando cadremo di fronte alle avversità. Li, ci ricorderemo di quanto abbiamo lottato per quello che ci fa stare bene, ci fa tenere in vita. Sapremo ricordarci del valore delle nostre “emozioni in punta di piedi”
Ai miei ragazzi dico: siete l’esempio più incredibile da seguire.
Alle nostre istituzioni invece dico: sapete quanto peso ha una passione nella costruzione di un buon cittadino? Ve lo spiego io. La passione sa farti accettare il sacrificio, ti insegna ad attendere, ti abitua ai No, ti crea ogni giorno una scala di valori. Per cui, care istituzioni, oltre al grazie per tutto quello che state affannosamente facendo, ricordatevi di noi, perché non siamo un gioco pomeridiano, siamo una forza immensa. E se davvero volete “curare l’Italia” non dimenticatevi che sono le passioni a muovere il mondo.