Il cinema omaggia “LUIGI PROIETTI DETTO GIGI”

Il film evento di Edoardo Leo arriva nelle sale dal 3 al 9 marzo

di Alessandra Colpo
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Un viaggio emozionante per celebrare insieme al cinema il racconto dell’ultimo grande istrione dello spettacolo italiano: la sua vita, la sua storia, il segreto della sua indimenticabile comicità.

Dopo l’anteprima all’ultima Festa del Cinema di Roma, arriverà in esclusiva al cinema per una settimana di celebrazione, dal 3 al 9 marzo, “LUIGI PROIETTI DETTO GIGI”, il documentario evento di Eedoardo Leo dedicato a uno dei più importanti uomini di spettacolo italiani, prodotto da Italian International Film e Alea Film con Rai Cinema in associazione con Politeama e in collaborazione con Lexus e distribuito da Nexo Digital (elenco sale a breve su nexodigital.it).

Il racconto di Edoardo Leo si snoda attraverso lo sguardo di chi ha conosciuto Proietti sin dagli inizi della sua carriera – gli amici, la famiglia, i colleghi – e alterna materiali inediti, repertori introvabili e cavalli di battaglia indimenticabili. In questo modo la vita di Proietti viene ripercorsa sin dagli esordi, mostrando successi e battute d’arresto, fino al raggiungimento del mito. Un viaggio emozionante per scoprire chi era davvero Luigi Proietti, grazie a ricerche, backstage e la sua ultima, intensa, intervista.

All’interno del film trovano spazio anche le testimonianze preziose e dettagliate di alcune delle persone che più lo hanno avuto vicino: Renzo Arbore, Lello Arzilli, Paola Cortellesi, Fiorello, Alessandro Fioroni, Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Loretta Goggi, Tommaso Le Pera, Nicola Piovani, Anna Maria Proietti, Carlotta Proietti, Susanna Proietti, Mario Vicari.

Nato da un’idea di Edoardo Leo, il documentario è prodotto da Fulvio, Federica e Paola Lucisano con Paola Ferrari e Edoardo Leo.

Come spiega Edoardo Leo: «“LUIGI PROIETTI DETTO GIGI” è un viaggio cominciato più di tre anni fa. Volevo girare un documentario sullo spettacolo che secondo me ha cambiato le regole del gioco del teatro italiano: “A me gli occhi, please”. E abbiamo iniziato insieme. Lunghe chiacchierate nel suo studio, decine di ore di materiale da guardare insieme. L’ho ripreso ovunque, negli spettacoli, nei camerini, alle prove. Poi al Globe Theatre una lunga intervista, che non sapevo sarebbe stata la sua ultima. L’improvvisa uscita di scena di Proietti mi ha catapultato in un film dove era necessario ripercorrere non solo la sua vita ma andare alla ricerca del “suo segreto”. Un viaggio per svelare chi c’era dietro l’uomo di spettacolo. Ho posato lo sguardo su una carriera infinita, piena di fatti artistici diversissimi tra loro e tutti di enorme importanza. Ho cercato insistentemente un filo che legasse ottanta anni precisi passati praticamente in scena. Setacciando ogni suo lavoro, ogni suo archivio. Intervistando colleghi, amici, familiari. Tutti rapiti dalle gesta artistiche di un autentico eroe dello spettacolo che per più di mezzo secolo ha unito comicità e poesia, alto e basso, pancia e sperimentazione. Ho provato a raccontare a modo mio un grande maestro».

Nel panorama del teatro musicale il primo, inaspettato successo di Gigi Proietti arriva nel 1970, quando viene improvvisamente chiamato a sostituire Domenico Modugno, ufficialmente a causa di un incidente capitatogli nella parte di Ademar nella commedia musicale di Garinei e Giovannini “Alleluja brava gente”: «Una botta di fortuna. Lì capii che si poteva coniugare il teatro ludico con la qualità artistica: il cosiddetto teatro popolare».
Nel 1981 lo vediamo invece protagonista accanto a Loretta Goggi del musical Stanno suonando la nostra canzone”, versione italiana di “The’re playing our song” di Neil Simon su musiche di Marvin Hamlisch e testi di Carole Bayer Sager.
E come dimenticare le performance musicali del Genio nella saga Disney “Aladdin”.

Crediti fotografici: Andrea Miconi, Anna Camerlingo

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