Giunto quest’anno alla sua quattordicesima edizione, il tradizionale Concerto di Capodanno, svoltosi presso il Gran Teatro La Fenice di Venezia, trasmesso in diretta su Rai 1 e in differita su Rai 5 nel pomeriggio, non ha mancato di registrare ascolti altissimi, grazie all’offerta di un programma di qualità che, come sempre, ha spaziato principalmente nel repertorio musicale e operistico italiano senza tuttavia tralasciare i grandi maestri che hanno fatto la storia della musica. Il Concerto di Capodanno della Fenice ha proposto, anche per questa edizione, un programma musicale in due parti: una prima esclusivamente orchestrale, con l’esecuzione della Settima Sinfonia in la maggiore op. 92 di Ludwig van Beethoven, e una seconda dedicata al melodramma, con arie, duetti e passi corali che hanno visto protagonisti i solisti Rosa Feola e John Osborn e il Coro del Teatro La Fenice. Come da tradizione il Concerto si è concluso con due capisaldi del patrimonio musicale italiano: il celebre “Va’ pensiero sull’ali dorate”, pezzo corale dal Nabucco, e il festoso brindisi “Libiam ne’ lieti calici” dalla Traviata.
La direzione dell’Orchestra e del Coro del Teatro è stata affidata, per questa edizione, alla bacchetta del Maestro Fabio Luisi.
Insieme alla musica, un altro elemento immancabile legato alla tradizione del Concerto di Capodanno è la danza, che quest’anno presenta una novità: per la prima volta a ospitare i momenti dedicati al balletto sono stati anche gli spazi delle Corderie, Sale d’Armi e Tese dei Soppalchi dell’Arsenale di Venezia all’interno della quindicesima mostra di Architettura della Biennale di Venezia. Le coreografie di Gianluca Schiavoni hanno avuto come cornice unica le installazioni della mostra Reporting from the front, curata dall’architetto cileno Alejandro Aravena e il progetto Darzana: due arsenali, un vascello attualmente esposto al padiglione Turchia.
Sfruttando l’essenzialità degli spazi e delle installazioni contemporanee, Schiavoni sembra modellare su questi le linee e i gesti del suo disegno coreografico, che si inseriscono così perfettamente nella cornice. Protagonisti delle danze sono sedici danzatori del Corpo di ballo del Teatro Alla Scala, con i primi ballerini Emanuela Montanari e Antonino Sutera, che, insieme ai cantanti e all’orchestra, si uniscono al brindisi finale per festeggiare il nuovo anno.
“Mai tanto danzante, come quest’anno, il nuovo impaginato scelto per accompagnare in musica gli ultimi giorni del 2016 e il primo del 2017: il filo rosso che intreccia tra loro Beethoven con Verdi e Britten con Bellini è proprio il carattere di interiore movimento. Interiore, perché nessuno dei brani in locandina si potrebbe smaccatamente danzare. Nessuno di loro è nato con destinazione esplicita l’arte coreutica. Come è invece il caso dei valzer viennesi. Tuttavia la danza dell’anima, del pensiero, del cuore, che si scioglie nell’ascolto della lunga arcata dalla Settima di Beethoven fino al Brindisi della Traviata, non può che sollevarci per qualche momento da terra. La danza incarna l’anelito imperituro dell’uomo al volo. La vittoria contro la legge di gravità. Lo spirito della danza in queste pagine vince su ogni pesantezza, invitandoci a sguardi più lievi e positivi, che alleggeriscano il carico del passato, per affrontare con maggiore energia il futuro”.
Le parole di Carla Moreni, curatrice della stesura dei testi del programma di sala del Concerto, non potrebbero esprimere un augurio migliore e un più raffinato omaggio alla musica e all’arte tersicorea.