“Il lago dei cigni” del Teatro dell’Opera di Roma: la rilettura di Benjamin Pech di un grande classico

di Sabrina Ronchetti
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Il Teatro dell’Opera di Roma ha scelto quest’anno di proporre al suo pubblico nel periodo delle feste natalizie, non il prevedibile “Schiaccianoci” che fa bella mostra di sé nella maggioranza dei cartelloni dei teatri del mondo, bensì un altro titolo molto amato: “Il Lago dei Cigni” nella rilettura del coreografo Benjamin Pech da Petipa-Ivanov.

Eleonora Abbagnato, Direttrice della Compagnia di Ballo del Teatro dell’Opera, ha affidato questo onere a Pech (coadiuvato dalla grande professionalità di Patricia Ruanne), il quale, già Etoile dell’Opera di Parigi, ricopre dal 2016 l’incarico di Primo Maitre de Ballet della Compagnia e Assistente alla Direzione del Ballo.

Premesso che le rivisitazioni dei classici sono in generale operazioni sempre molto insidiose, ritengo che mettere mano ad un balletto come il Lago dei Cigni, che rappresenta un monumento imprescindibile nella storia della danza, sia un compito dai rischi elevatissimi.

Nella versione del Teatro dell’Opera, la struttura originale del balletto è stata in generale abbastanza rispettata, (soprattutto quella del Secondo Atto che è rimasta intatta), anche se gli interventi che ha apportato Pech sono comunque evidenti nella trama, nella coreografia e nei tagli musicali.

Innanzitutto assume un ruolo di primo piano la figura di Benno, l’amico del Principe Sigfrido interpretato da un virtuoso Giacomo Castellana, che sostituisce quella del Mago Von Rothbart; sarà infatti Benno a trasformare la Principessa Odette in cigno e ad ingannare Sigfrido facendolo cadere nelle braccia di Odile. Cruciale il suo intervento anche nel quarto Atto,in questa versione unito al terzo e musicalmente molto accorciato, che si conclude per volere di Pech, tragicamente.

Il Principe, infatti, mira l’amico traditore con la balestra per ucciderlo, ma non si accorge che  nasconde dietro di sé Odette: Benno si sposta nel momento in cui Sigfrido scocca la freccia che colpirà a morte il Cigno Bianco.

Ma l’incisività del ruolo di Benno non è l’unico cambiamento che apporta Pech il quale decide di eliminare il ruolo del giullare, una corposa parte del Quarto Atto, il valzer delle fidanzate e,  inspiegabilmente anche la Danza Napoletana che considero invece, insieme alla Danza Russa, (qui interpretata da una convincente Alessandra Amato), una perla del Terzo Atto.

Una trovata, a mio vedere, anche poco elegante per una produzione proprio destinata ad un pubblico italiano..

Il coreografo ha invece messo in maggiore evidenza rispetto alla versione originale, il ruolo dei  danzatori del  corpo di ballo, i cui interventi sono stati tutti riscritti da Pech nell’ottica di dare loro maggiore risalto. L’Atto dei Cigni ha messo in luce una bella qualità delle danzatrici, che hanno davvero danzato all’unisono, decisamente molto più precise che nelle danze del Primo e Terzo Atto dove invece si è un po’ persa lucidità esecutiva, soprattutto nel primo Valzer.

Tra i solisti, oltre i già citati Giacomo Castellana e Alessandra Amato, da sottolineare il perfetto sincronismo, la musicalità e la forte tecnica del quartetto delle soliste Sara Loro, Flavia Stocchi, Giorgia Calenda e Giovanna Pisani impegnate nella danza dei cignetti, (Giorgia e Sara  scelte anche per il ruolo delle amiche del Principe nel Primo Atto).

I due interpreti principali, Anna Nikulina (Odette/Odile) e Semyon Chudin (Principe Sigfrido) entrambi primi ballerini della Compagnia del Teatro Bolshoj, hanno meritatamente riscosso grande consenso tra il pubblico. La Nikulina è stata in realtà una Odette meno espressiva e malinconica del dovuto, mentre in Odile ha trovato la sua più vera essenza tecnica ed artistica.

Chudin ha incantato per la sua bella fisicità, per l’incredibile precisione tecnica e per la sapiente delicatezza nell’eseguire tutti i passaggi anche quelli più arditi, dando l’impressione di una leggerezza non terrena, di una nobiltà elegante.

Le scene e i costumi di Aldo Buti hanno donato eleganza e ricchezza al Primo e Terzo Atto, mentre ci hanno riportato in un clima di struggente malinconia nel Secondo e Quarto Atto rispettando la classicità richiesta dai costumi dei cigni.

In generale, quindi, una rilettura di Lago dei Cigni che è stata approcciata da Benjamin Pech con rispetto e che sarà in scena ancora fino a Domenica 6 Gennaio.

Crediti fotografici: Yasuko Kageyama e Jean Couturier

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