Sarajevo, 18 maggio 1993: due giovani attraversano di corsa il ponte Vrbanja, che separa la zona bosniaca della città da quella serba. Non arriveranno mai dall’altra parte: cadranno sotto i colpi dei cecchini e i loro corpi rimarranno a terra, stretti in un ultimo abbraccio, in attesa di un cessate il fuoco che arriverà soltanto dopo otto giorni. Admira Ismic era una ragazza musulmana, Bosko Brkic era il suo fidanzato serbo e sono passati alla storia come i “Romeo e Giulietta di Sarajevo”.
Questa è la toccante vicenda che il coreografo Davide Bombana ha voluto raccontare e rappresentare con i giovani e bravi danzatori del Junior Balletto di Toscana, diretto da Cristina Bozzolini. Già vincitore del premio Danza&Danza il balletto è stato presentato in molti teatri italiani e prevede una ricca tournée nazionale.
“Trovo che la vicenda di Romeo e Giulietta sia di grande attualità oggi più che mai” dichiara Bombana. “L’intolleranza, la violenza, gli odi atavici, gli scontri tra faide ed etnie diverse hanno raggiunto un grado di tensione come forse mai in passato. La vera tragedia di Romeo e Giulietta rimane la sconfitta dell’amore, al suo stadio più puro, davanti alla cecità e alla barbarie dell’odio razziale, del conflitto di ideologie e religioni.”
Admira e Bosko avevano deciso di fuggire insieme perché il loro era un sentimento puro, solido e passionale, che aveva resistito all'odio etnico-confessionale e aveva sfidato il quotidiano pericolo della morte a causa delle bombe e dei cecchini e la sete di potere e supremazia delle fazioni belligeranti.
Il balletto è un lungo flashback che si apre anticipando il finale, ovvero con i corpi abbracciati di Romeo e Giulietta stesi a terra ormai senza vita. Nella lettura di Bombana i Capuleti sono rappresentati dai musulmani mentre i Montecchi, che simboleggiano i serbi, sono vestiti con giacche nere e camicie bianche e dimostrano chiaramente la loro chiusura nei confronti dell’altro esibendo a più riprese dei grossi cartelli stradali che raffigurano altrettanti divieti di accesso. Sempre sulla scia di quest’idea di chiusura è interessante notare come i danzatori rivolgano la schiena al pubblico in numerosi momenti del balletto. Emerge chiaramente, al centro dell’interesse del coreografo, la tematica della differenza fra le etnie che fa emergere il dramma sociale dato dall’intolleranza che genera i conflitti razziali. A differenza della tragedia shakespeariana, in cui la morte è indotta dal veleno, che i due amanti ingeriscono volontariamente e che diventa lo strumento della loro ribellione contro l’insormontabilità delle convenzioni sociali, qui invece i due giovani vengono uccisi freddamente con un colpo di arma da fuoco, che fa letteralmente sobbalzare il pubblico sulle poltrone: Admira e Bosko, che volevano correre incontro alla vita, trovano, al contrario, su quel ponte, la loro tomba. Il gesto voluto da Bombana, che gli eccellenti, seppur giovanissimi, danzatori del BdT (BallettO di Toscana) interpretano alla perfezione, è un gesto chiaro, inequivocabile, coniugato attraverso un movimento fluido e complesso che arriva diretto allo spettatore.
Ciò che il coreografo vuole esprimere, riuscendo perfettamente nel suo intento, è che quello di Romeo e Giulietta, di qualunque etnia essi siano, è il messaggio della religione dell'uomo, dell'amore che sconfigge tutte le forme dell’odio, della pace che trionfa sulla guerra.