Il tango e le sue sfaccettature: un ballo per tutti

di Vittoria Maggio
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Finché c’è tango c’è vita ha letto questa settimana i vari articoli e punti di vista che dichiarano che il tango non é per tutti.

A questa opinione si arriva per lo più criticando chi del tango ne fa solo un hobby, un passatempo con la conseguente perdita di elementi fondamentali quali la tecnica, l’impegno di tempo e denaro, la passione, l’ascolto, la scoperta di sé e dell’altro, l’eleganza e il rispetto di alcune regole ben definite.

A volte ci si siede in milonga ad osservare chi balla nei suoi movimenti e nel suo modo di essere o apparire: spesso si pensa che una buona parte di coloro che stanno ballando sarebbe meglio facesse altro.

Ciò che maggiormente colpisce me é la freddezza che intravvedo a volte in ballerini e ballerine che mi ricordano nella loro tonalità di grigio i “pali della luce”: diritti nella loro rigida postura, soli nel loro sguardo vacuo, se pur in compagnia, senza vero abbraccio e comunicazione. Il loro non carattere e personalità rende a volte la milonga un insieme di replicanti alla Blade Runner.

Rimprovero me stessa allora della mia supponenza di giudizio: ecco il giudizio, così come nella vita, dovrebbe stare fuori dal tango.

Mi ricordo poi di come é nato il tango e del suo carattere di svago dopo una giornata di duro lavoro nella lontana Argentina di fine ottocento. Non erano certo principi e regine a ballarlo, ma la gente ai margini della società nelle sue mille diversità.

Mi viene in mente allora un saggio letto in università sui diversi piani o livelli di lettura di un romanzo, di un’opera d’arte, del linguaggio stesso. Dante con La Divina Commedia é l’esempio per eccellenza della pluralità dei livelli di lettura di un testo: la “selva oscura” rappresenta tanto altro su un secondo oppure un terzo livello di lettura; così anche le fiabe sono un potente veicolo di numerosi concetti: la perdita della scarpetta di Cenerentola non può essere anche intesa come la perdita della verginità?

Mi rendo conto così che anche il tango ha diversi piani di lettura, di utilizzo, di comunicazione e di ballo. Può essere difficile, impegnativo, oneroso, faticoso oppure può essere semplice, non costare soldi e fatica…dipende da noi, da dove siamo e dove vogliamo andare.

Per alcuni è un’occasione come un’altra per sgranchirsi le gambe e conoscere nuova gente; per altri diventa parte della stessa vita e così come vuoi migliorare la tua vita, vuoi migliorare il tuo tango.

Se si é di questo pensiero allora si scopre che il tango, come la vita, non potrà mai essere “agguantato” del tutto. Potremo migliorare e imparare molto, ma come la vita sarà senza fine e ci sentiremo a volte perduti pensando di non saper ancora ballare bene. Allora potremo fermarci a quel piano di lettura oppure proveremo a salirne un altro. Dipenderà da ognuno di noi. Alcuni lo faranno, altri no.

Ma il tango, come la danza in generale e come l’arte, deve essere e rimanere per tutti. Il tango ha sempre unito e accolto nell’abbraccio chiunque e questo é il suo segreto e la sua grande magia.

Entrare in una milonga ideale e vedere solamente ballerini tecnicamente bravi, passionali, diligenti, eleganti, profumati e “stirati e ammirati” … forse mi farebbe pensare a un “Grande Fratello Tango” che tutto ha tolto al tango, lasciandone soltanto il ricordo di una vecchia fotografia.

Preferisco di gran lunga entrare in una milonga dai mille colori, sorrisi e formati e, proprio come in un supermercato, spingermi tra i tanti ballerini guardandoli tutti con vera curiosità e scegliere chi in quel momento mi dà più gusto!

Come sempre buon Tango a tutti, a chi lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi lo ascolterà oppure lo guarderà, a chi lo ama e a chi lo rifiuterà e male ne parlerà … A chi vive insomma perché Finché c’è tango c’è vita!

Un abbraccio!

Fotografia Instagram Mme Pivot

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