Il Trittico di Aterballetto per Torinodanza fra presente e passato

di Giada Feraudo
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Aterballetto, una delle “novità” di Torinodanza Festival 2015, ha presentato, lo scorso 22 settembre, un trittico che ha visto in scena nuove creazioni e coreografie storiche create, negli anni, per la compagnia.

La serata si è aperta con Upper-East-Side, di Michele Di Stefano, interessante coreografia che ha come focus la riflessione sul pensiero geografico. Sulla musica di Lorenzo Bianchi Hoesch la danza si costruisce come un’architettura, riempiendo e disegnando lo spazio scenico con linee e motivi sempre diversi. Ciascuno dei nove interpreti esegue la propria coreografia in modo indipendente dagli altri, condividendo con questi ultimi soltanto lo spazio. Non c’è una ricerca d’interazione e di scambio, soprattutto nella prima parte del lavoro, ma soltanto la costruzione e la scomposizione di formazioni di danzatori diverse, che disegnano nuove forme e nuovi spazi in continua trasformazione.

A seguire E-ink, sempre firmato dal coreografo Michele Di Stefano, un duetto di dodici minuti presentato per la prima volta nel 1999. Il balletto è stato riproposto in occasione di Torinodanza Festival grazie al progetto RIC.CI., Reconstruction Italian Contemporary Choreography anni Ottanta e Novanta, ideato e diretto da Marinella Guatterini. E-ink è una coreografia breve e giocosa, che vede in scena due personaggi che interagiscono fra loro secondo un costante scambio di movimenti fatto di scatti, molleggi, salti, rimbalzi e sussulti, a tratti buffi, sempre imprevedibili.

Terza e ultima coreografia del trittico, Antitesi, primo lavoro per Aterballetto del danzatore e coreografo di origine greca Andonis Foniadakis, già conteso da compagnie internazionali, insiste in modo particolare sulla contrapposizione fra musica barocca e musica contemporanea, (tutta rigorosamente di compositori italiani, da Pergolesi a Scelsi e Romitelli), legate fra di loro dall’elemento della danza. La creazione è un ensemble che coinvolge tutti i danzatori della compagnia, che compongono e sciolgono incessantemente nuove formazioni, in un continuo alternarsi di ritmi lenti e veloci, di musica e di silenzi (non sempre giustificati) che non lascia tregua  allo spettatore, scivolando, in più momenti, in un utilizzo non particolarmente originale e talvolta quasi ossessivo delle luci e di alcuni elementi scenici quali i neon luminosi, a rappresentare la contrapposizione fra maschile e femminile, verso il finale della rappresentazione. Un lavoro in divenire, aperto e flessibile, secondo le parole del coreografo, che però non entusiasma particolarmente, lasciando dietro di sé alcuni punti interrogativi e qualche aspettativa un po’ delusa.

Crediti fotografici: A. Anceschi, N. Bonazzi

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