Dopo il successo del 2003 torna al Teatro Nuovo di Milano dal 22 febbraio al 10 marzo “Il Violinista sul tetto” la commedia musicale tratta da un racconto di Sholem Aleichem, uno dei capolavori assoluti del teatro musicale americano. Il suo carattere di intensa e profonda umanità unitamente alle radici culturali della storia e delle musiche hanno fatto di questo spettacolo un evento tra i più rivoluzionari nel panorama teatrale degli anni sessanta, contribuendo ad aprire insieme a “West Side Story”, una nuova era per il musical di Broadway.
In scena nei panni del protagonista, torna Moni Ovadia che firma anche la regia.
La vicenda è tratta da una delle storie di Solomon J Rabinowitz, scrittore di origine ebraica nato a Pereyasle in Ucraina nel 1859 divenuto celebre per i racconti umoristici in lingua Yiddish scritti con lo pseudonimo di Sholom Aleichem. Nato in una famiglia di negozianti, Rabinowitz trascorse la propria giovinezza nella vicina città di Voronkov, ricordata in molti suoi futuri racconti. Divenuto Rabbino si dedicò per molti anni allo studio della cultura Yiddish, scrivendo numerosi articoli sul quotidiano ebraico “Hamelitz” e sul primo quotidiano Yiddish pubblicato nel 1883. Successivamente si trasferì a Kiev ma fu costretto ad emigrare negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei in Russia, i famigerati “pogrom”. Dopo aver tentato senza successo la carriera nel teatro Yiddish americano, girò per tutta l’America divenendo famoso nelle comunità ebraiche per i suoi racconti. Colpito da una malattia passò un periodo di convalescenza in Italia per poi tornare a New York dove si spense nel 1916.
Ricca di elementi autobiografici è la storia di Tevye, il lattaio del piccolo e ridente villaggio di Anatevka nella Russia zarista dei primi del novecento. Personaggio sorprendentemente semplice e saggio, ricco di una sconfinata bontà e fiducia nel genere umano, Tevye alterna rocambolesche situazioni a solitari monologhi con Dio. Intorno a lui la moglie Golde, le figlie in età da marito e tutta una serie di personaggi, gli abitanti del villaggio, creati con una singolare e poetica umanità. Un microcosmo di persone che ruota intorno a precise convenzioni sociali e religiose, quelle della tradizione ebraica, danzando la propria vita tra gioie e preoccupazioni sino alla triste e ingiusta fine con la persecuzione e l’esilio.
La trasposizione dal racconto al musical avviene grazie al lavoro di tre tra i più grandi autori di Broadway: Joseph Stein per l’adattamento teatrale, Sheldon Harnick per i testi delle canzoni e Jerry Bock per le musiche ispirate alle melodie Yiddish. “Fiddler on the Roof” debutta all’ Imperial Theatre di Broadway il 22 settembre 1964 con un cast che comprendeva il celebre attore comico Zero Mostel. Un successo incredibile di critica e di pubblico che si protrae sino al 2 luglio 1972 data dell’ultima rappresentazione. In totale 3.242 repliche che fanno di questo musical uno dei maggiori successi del teatro americano.
Innumerevoli le edizioni di questo spettacolo in tutto il mondo, tra cui le più celebri quelle al Majesty Theatre di Londra nel 1967 e al Regent Theatre di Melbourne nel 1988, entrambe con protagonista l’attore israeliano Topol con cui è stata prodotta una versione cinematografica nel 1971. Nel ruolo di Tevye si sono cimentati anche astri della musica lirica come il baritono Robert Merrill e il tenore Jan Peerce. Numerose le edizioni discografiche.
L’edizione diretta ed interpretata da Moni Ovadia, prima assoluta in Italia, colma una grande assenza nel panorama teatrale del nostro paese. Con l’esperienza di una vita dedicata alla cultura musicale e teatrale Yiddish, Ovadia offre un’opportunità unica di lettura dell’opera nel solco della tradizione originale che l’ha ispirata, alla ricerca delle radici artistiche che hanno generato uno dei capolavori del teatro musicale più significativi degli ultimi 50 anni.
“Il musical è una forma di arte scenica nata e cresciuta negli Stati nel novecento in cui hanno trovato una sintesi americana molte esperienze di teatro con musica e di teatro in musica provenienti dalla vecchia Europa. Uno dei grandi contributi a questa nuova scena germinata nel secolo breve è sicuramente quello del teatro Yiddish. Esso porta con sé una rottura dei generi e delle separazioni schematiche di stile o di uso dei mezzi espressivi.
Testo, musica, recitazione parlata, canto, recitar-cantando, gesto, danza, rito, convivono sul palcoscenico con l’anarchia della pari dignità. “Il violinista sul tetto” è uno dei più celebri musical di Broadway, il numero e le variazioni delle sua messe in scena non si contano e la gran parte di esse sono state un tentativo di sfruttamento di un grande successo per la routine della circolazione commerciale. Il nostro allestimento vorrebbe proporre un’altra prospettiva: ricollocare la storia più rappresentativa della cultura dell’est-Europa, quella di Tevjie il Lattivendolo, uscita dalla geniale penna di Sholem Aleichem e da cui è stato tratto il musical, nel suo contesto originario.
Il testo e le canzoni verranno rispettate nella loro integrità ma saranno cantate nella lingua Yiddish invece che in inglese e l’impianto di regia si rivolgerà alla lezione stilistica del teatro yiddish. In particolare la costruzione della scrittura scenica si svilupperà secondo le direttrici di una poetica teatrale sperimentate in questi anni.
Centro di questa poetica è la presenza di musicisti in scena con una funzione drammaturgica e recitante. I musicisti-attori costituiscono una sorta di coro-popolo che interagisce con i personaggi veri e propri sia come personaggio corale che come contrappunto individuale in un continuo rimando di presenze ed emozioni. Nella fattispecie di un musical questo piccolo coro di musicisti-attori intreccerà il proprio movimento scenico In forma di improvvisate danzette con la professionalità del corpo di ballo dando vita a forme coreutiche grottesche e paradossali. Tutto al servizio di uno degli eventi di spettacolo più significativi della seconda metà del ‘900.” Moni Ovadia
“Il Violinista sul tetto”
Versione italiana dell’originale di Broadway “Fiddler on the roof”
Liberamente tratto dal racconto “Tevye il lattivendolo” di Sholem Aleichem
Libretto di Joseph Stein
Musiche originali di Jerry Boch
Testi delle canzoni di Sheldon Harnick
Traduzione in yiddish di Marisa Romano
Regia Moni Ovadia
PERSONAGGI E INTERPRETI
con la partecipazione di Mario Incudine nel ruolo di Percik
Tevye Moni Ovadia
Golde Lee Colbert
Motl Kamzoyl Giampaolo Romania
Leyzer Wolf Giuseppe Ranoia
Fiedka Alberto Malanchino
Yente, Nonna Zeytl, Frume Sore Sabrina Sproviero
Zeytl Chiara Seminara
Hodl Aurora Cimino
Have Graziana Lo Brutto
Ballerini: Luigi Allocca, Vincenzo Castelluccio, Francesco Coccia, Eus Santucci
E con la MoniOvadiaStage Orchestra:
Mendicante – Vincenzo Pasquariello- Pianoforte
Rabbino – Janos Hasur- Violino
Oste – Albert Mihai – Fisarmonica
Libraio – Paolo De Ceglie – Tromba
Mendl – Luca Garlaschelli – Contrabbasso
Un Ebreo – Paolo Rocca – Clarinetto
Un Ebreo – Marian Serban -Cymbalon
Regista collaboratore: Elisa Savi
Coreografie: Elisabeth Boeke
Scene: Gianni Carluccio
Costumi: Elisa Savi
Light designer: Amilcare Canali
Coordinamento musicale: Paolo Rocca e Vincenzo Pasquariello
Direzione vocale: Lee Colbert
Sound designer: Mauro Pagiaro
Scene riallestite da Roberto e Andrea Comotti e realizzate da Laboratorio Scenografia Pesaro di Lidia Trecento
Decoratori per i costumi: Cristina Protti e Stella Filippone
Fotografie Maurizio Buscarino
Prodotto da Lorenzo Vitali
Produzione e distribuzione: Laura Vitali, Elisabetta Radice
Direzione tecnica: Paolo Dell’Era
Ticketing: Giovanni Ronca
Amministrazione: Maura Pevere, Laura Grambolò, Gloria Vitali
Comunicazione: Rocchina Ceglia
Social: Claudia Grohovaz
Grafica: Federico Banchero
Direttore di scena: Max Merenda
Caposarta: Giusy Mangiacotti
Fonico di palco: Alberto Zavagli
BIGLIETTI
Prevendita online: www.teatronuovo.it – www.ticketone.it