Intervista a Gabriela Oliveto. TINKER TUTU: i tutu che raccontano le storie

di Susanna Mori
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Oggi vorrei raccontarvi una bella storia, che ha come sfondo l’amore per la danza, ma che dimostra come spesso la vita ti mostri una strada da percorrere fin da quando sei bambino e che solo attraverso l’ascolto attento di noi stessi e la ricerca delle nostre profonde radici riesce poi a realizzarsi.

Ho conosciuto Gabriela Oliveto qualche anno fa, durante uno dei miei tanti viaggi, come consulente di eventi di danza, negli Stati Uniti dove Gabriela risiede.

Oltre al suo aspetto (Gabriela è una donna molto bella ed elegante), mi colpirono la sua risata forte e gioiosa e l’insistenza a parlarmi, quando poteva, in italiano (con forte accento argentino). Ma quello che mi lasciò di stucco fu quando vidi ciò che faceva “per passione”: tutù di danza, meravigliosi, eterei, da sogno.

Dico per passione perché nella sua vita Gabriela ha fatto tutto per passione: ha vissuto, studiato e soprattutto si è laureata Arte in tutte le sue forme: visuale, storico-architettonica e pittorica ma poi…. si è anche laureata come Tecnica Radiologa (venendo da una lunga e affollata stirpe di medici).

La sua storia è affascinante e ve la racconto perché credo serva da sprone a chi spesso crede che i propri piani di vita siano già decisi, inquadrati, definiti dall’ambiente che li circonda e dai suoi cliché quando invece, se ci si guarda veramente dentro, si scopre che si hanno ancora tante cose nuove da esplorare e da regalare a sé stessi e a chi ci circonda.

Gabriela raccontami le tue origini. Tu sei di discendenza italiana vero?

Sì. I miei nonni e zii paterni erano italiani, calabresi, emigrarono in Argentina e si stabilirono a Leones, un paese in provincia di Córdoba, nel centro dell’Argentina. Lì sono nata e vissuta fino a quando ho iniziato i miei studi artistici, proprio all’Università di Cordoba.

Da dove è nata questa idea di produrre tutù di danza?

Il cucito, insieme al balletto e alla musica, sono stati molto presenti sia nella mia infanzia che nell’adolescenza. Fin da piccola ho imparato a cucire guardando e sperimentando con le mie nonne. In particolare, mia nonna paterna, sarta, tipica calabrese concisa e precisa, con pochissime parole spagnole nel suo vocabolario, mi consigliava costantemente, insegnandomi l’arte di “leggere i tessuti”: come assicurare una buona vestibilità ad una gonna, come sfruttare al massimo il tessuto, quali fossero i segreti per prendere le misure perfette.

Lei parlava e la mia mente avida assorbiva tutto.

Quindi si deve tutto alle tue nonne? Ma tu hai mai ballato?

Certo che ho ballato! Ho ballato e ho visto ballare fin da quando ero piccolissima. All’influenza delle mie nonne, e di altre donne che mi hanno riempito di tanto amore trasportandomi nel mondo della creatività di ogni genere, si è aggiunta la mia esperienza nel balletto fin da giovanissima, un’arte che ho abbracciato con zelo e perseveranza.

Già da quando avevo solo sette anni riconoscevo le diverse variazioni, i loro nomi, i passi e aspettavo con trepidazione le mie lezioni di danza classica, che amavo profondamente.

L’Argentina è un paese meraviglioso ma è immenso (9 volte l’Italia n.d.r.). Riuscivi mai ad andare a Buenos Aires, da sempre il fulcro della danza e del balletto in Argentina, a vedere qualche spettacolo?

Come sai, abitavo con la mia famiglia a Leones, molto lontano da Buenos Aires (circa 6-7 ore di macchina n.d.r.), ed il Teatro Colon era quasi l’unico teatro argentino che ospitasse spettacoli internazionali. Sono eternamente grata ai miei genitori che non si risparmiarono e viaggiarono assieme a me per ore, affinché potessi assistere alle produzioni di opera, balletto, flamenco, arricchendo così la mia conoscenza e il mio amore per la danza.

E alla fine hai potuto ballare professionalmente?

No, purtroppo no. Iniziai a frequentare l’Università e smisi di ballare, anche se l’arte continuò ad essere presente nella mia vita perché mi laureai in arti visuali all’Università di Cordoba.

Questo cammino mi introdusse alla Storia dell’Arte con tutte le sue sfaccettature: lo studio del colore, del contrasto, dell’armonia, della forma, del disegno. Un mondo meraviglioso che molti anni dopo ho potuto applicare nella realizzazione dei tutù.

Ma poi c’è stato un grande cambio. Come sei arrivata alla laurea come Tecnica Radiologa?

Mi sposai e cominciai a viaggiare. Io amo viaggiare, sperimentare, conoscere gente nuova e osservare come si veste, come si muove. Vissi tanti anni in Spagna, (facendo viaggi frequenti in Italia dove ha radici la mia storia familiare) insegnando arte pittorica. Ma non potevo dimenticare che venivo da una lunga storia familiare di medici. Quando, anni dopo, tornai in Argentina, mi rimisi a studiare e presi la laurea in Tecnica Radiologa, iniziando poi a lavorare nello studio medico di famiglia.

Cos’ è successo che ti ha fatto tornare alla danza e ai tutù? Di nuovo c’è di mezzo l’Italia vero?

L’amore per la danza non era scomparso, ma solo sopito.

Conobbi Pierina Spiluttini, una sarta italiana, bravissima, grande esperta ed eminenza in Alta Sartoria e Disegno di Moda: come per magia il mio amore per la danza e per l’alta sartoria si fusero.

Quasi involontariamente tutta la mia esperienza di vita sembrò destinata a scoprire che disegnare e realizzare tutù di balletto sarebbe stato il lavoro più amato che avessi mai avuto!

Con la guida ed i consigli attenti della Spiluttini tornai a studiare Alta Sartoria, e capii che il disegno è importante tanto quanto la comodità del ballerino, che il tutù deve aiutare ed essere compartecipe dei movimenti e della bellezza della danza ma che il tutù non può condizionare il modo di danzare. Un apprendimento continuo ed instancabile che mi portò anche a voler sapere di più di ogni opera e balletto, il loro rapporto con la storia ed il momento in cui hanno avuto origine. Cercai informazioni, corsi, bibliografie per essere in grado di comprendere il disegno e il motivo dei colori utilizzati, le differenze tra i costumi, i tessuti e le finiture.

Nella mia vita entrarono le storie di Esmeralda, Raymonda, Giselle e dei grandi musicisti; diventai “amica” di Petipa, e iniziai a capire il perché della costante presenza dell’elemento magico chiarendo ancora di più le ragioni dei disegni dei costumi, ed il loro scorrere tutti insieme e armoniosamente in una messa in scena.

Ormai eri pronta per realizzare il tuo sogno.

Sì. Finalmente venne il giorno in cui nacque TINKER TUTU. Grazie anche all’aiuto di una mia amica, la mia grande passione iniziò a realizzarsi. Incontrai di nuovo il mondo del balletto e mi lasciai riabbracciare da esso, questa volta appassionandomi ad esso da un’altra angolazione: i costumi!

Da allora, ho due vite: la mia vita fuori dall’atelier, come donna “normale”, madre, moglie, con la mia famiglia e con i problemi di tutti i giorni; e la mia vita dentro l’atelier, dove trascorro gran parte della mia giornata, creando vestiti di danza, immersa in un mondo magico, tra sete, tulle e broccati, con i miei corsi, la musica classica, studiando instancabilmente come si muovono i tutù sul palco, come reagiscono i lustrini con le luci del palcoscenico e come i costumi si relazionano con lo spettacolo.

I tuoi TINKER Tutu sono splendidi e, mi dicono gli esperti ballerini che li hanno provati, estremamente comodi per chi li indossa. Cosa ci dici del tuo modo di produrli?

Oltre alla continua ricerca artistica, io parlo tanto con i miei ballerini e non mi stanco di farmi raccontare la loro esperienza con i TINKER Tutu che ho prodotto per loro. È una parte fondamentale del mio lavoro per poter migliorare il mio prodotto, dato che è basato sul movimento e sulla danza.

 Adesso è d’obbligo parlare dei tuoi progetti futuri.

Con grande entusiasmo sto allargando i nostri orizzonti dagli Stati Uniti all’Europa, perché l’arte in Europa si è sviluppata in un quadro storico meraviglioso. Possiedo anche una mia casa a Fossato de Vico, in Umbria, dove ho intenzione di stabilirmi presto per lavorare con TINKER Tutu, usandolo come base per distribuire i miei tutù anche in Europa.

Vogliamo che il pubblico europeo ci conosca, e sappiamo che sarà molto selettivo e ci lascerà molti insegnamenti e altrettante gratificazioni. Quest’anno parteciperemo per la prima volta al Novara Dance Experience, e siamo tanto felici di essere parte di questa meravigliosa esperienza, di essere tra voi italiani e di poter condividere questo momento!

Grazie Gabriela.

È emozionante anche per noi osservare da vicino il materializzarsi del tuo sogno.

La tua passione, il tuo amore per la danza, seguendo il filo conduttore che ti ha portato per mano dalle tue radici italiane fino a realizzare questo sogno sono un bellissimo esempio di vita che stai dando ai nostri lettori, agli attuali e futuri ballerini. Come diceva Antoine de Saint-Exupery nel Piccolo Principe: fai della tua vita un sogno, e di un sogno, una realtà, perché non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi.

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