Ivan Ristallo: “Lindsay Kemp vissuto da me”

di DANCE HALL NEWS
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Non credo, fino ad ora, di aver conosciuto altre persone come il Maestro Lindsay. E non parlo di ciò che tutto il mondo conosce e che abbiamo visto. Parlo della ricchezza del suo cuore, perché non è affatto scontato che un grande artista sia anche una bella persona. Sempre pieno di gratitudine, attento e premuroso. Un animo generoso che ti accoglieva in sala prove come a casa sua, a braccia aperte e sempre con il sorriso.

Generoso a tal punto da regalare al cast completo di un’opera lirica di cui faceva la regia (e intendo maestranze comprese) una sua biografia con dedica o un disegno fatto da lui, per fare il suo personale in bocca al lupo la sera del debutto.

Una delle persone più simpatiche che abbia incontrato, capace di grandi scherzi anche sul palcoscenico durante lo spettacolo!

Ma anche molto esigente, attento ad ogni particolare. Un vero Maestro capace di guidare senza mai giudicare. Uno dei pochi grandi interpreti capace di essere un regista. Lavorare con Lindsay Kemp significava appartenere e vivere una particolare dimensione connessa tra vita e teatro. Faticosa ma anche molto divertente.

Una delle cose più importanti che mi ha detto:

 “Un artista non fa mai le cose per il pubblico, fa solo quello che si sente di fare”.

Perchè è vero che durante la preparazione di uno spettacolo non lasciava nulla al caso, ma è anche vero che sulla scena ti lasciava  libero di vivere il tuo momento, come faceva lui.

E a proposito di fatica e divertimento ricordo il provino che feci per entrare a fare parte della sua compagnia, uno dei più lunghi della mia carriera: tre ore. Tre ore con lui e Daniela Maccari (sua assistente e prima ballerina) in cui mi chiese di recitare, improvvisare, fare la sbarra di danza classica e imparare pezzi di repertorio. E dopo questo mi chiese se avevo voglia di accompagnarlo a fare la spesa! Tempo dopo mi confessò che la mia audizione stava continuando al supermercato perché voleva conoscermi umanamente.

Questo era Lindsay.

Il primo lavoro con lui fu “Histoire du soldat” e mi prese per il ruolo del giovane soldato che cede alle tentazioni del diavolo (da lui interpretato) e all’inizio ero molto spaventato all’idea di recitare e ballare così a stretto contatto con un mostro sacro del mondo dello spettacolo. Invece Lindsay era capace di farmi sentire più che a mio agio, mi faceva sentire bellissimo e bravissimo.

E con me ha fatto molto di più, mi ha fatto capire che bisogna prendersi i propri tempi ma anche a essere ingordo nella ricerca, e poi continuare a studiare, ad allenarsi, a leggere di tutto e guardare il lavoro degli altri.

Mi ha “sdoganato”. E ho trovato la mia identità artistica.

Prima di conoscerlo avevo già anni di esperienza tra corpi di ballo, teatro e cinema ma in Italia ho spesso riscontrato chiusure nelle contaminazioni. Lindsay Kemp mi ha insegnato ad essere un interprete completo, ad usare ogni risorsa, a giocarmi tutte le carte.

Una frase famosa nel buddismo dice che gli ultimi cinque anni di vita sono determinanti … e per me è meraviglioso e di grande conforto pensare che il Maestro Lindsay Kemp ha salutato questa dimensione in un momento molto bello della sua vita.

Ivan Ristallo

 

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