La compagnia Altradanza in scena con “La Tempesta” di Domenico Iannone al Teatro Abeliano di Bari

di Massimiliano Craus
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Mai come questa volta il titolo che andrà in scena è così figlio delle contingenze ed in questi termini il coreografo Domenico Iannone non poteva non aprire la stagione DAB17 del Teatro Pubblico Pugliese con “La Tempesta”. Cosicché tra bufere di neve fin sulle spiagge del sud ed i termometri spesso fermi sotto lo zero di questi giorni, l’opera shakespeariana pare la coda migliore possibile ad un anno intero di celebrazioni dedicate al Bardo in occasione dei quattrocento anni dalla sua scomparsa. Insomma, proprio una buona serie di motivi a disposizione del coreografo barese impegnato con la sua compagine Altradanza al Teatro Abeliano di Bari i prossimi 18 e 19 gennaio con “La Tempesta”, un titolo complesso che ha spinto Domenico Iannone fin dentro la storia e la cultura di William Shakespeare con una serie di incredibili scoperte, come lui stesso ci ha spiegato.

Mi sono cimentato nei meandri della letteratura di William Shakespeare quasi per caso, e comunque al di là delle celebrazioni dello scorso anno. Ho letto varie opere e “La Tempesta” mi è sembrata quella più vicina alle mie ispirazioni del momento. E cominciando a lavorare ho scoperto un bel po’ di contenuti che mi hanno convinto ad insistere e migliorarmi sempre di più. Fino alla collaborazione con l’associazione “Arta”, impegnata nella valorizzazione museale del territorio, “Il Mondo della Luna” diretto da Grazia Bonasia, specializzato nella ricerca ed esecuzione della musica dei compositori pugliesi dal XV secolo, e l’Archivio di Stato di Bari diretto da Antonella Pompilio. Da qui ne è scaturita una conoscenza più approfondita della nostra stessa cultura barese, attraverso la figura di Isabella d’Aragona duchessa di Bari. Un personaggio che ci ha calamitati tutti al testo con una coreografia ed uno spartito inedito centrati proprio sul soggetto trasversale all’opera di William Shakespeare.

L’apertura della stagione del Teatro Abeliano di Bari coincide dunque con la coda più culturale delle tante celebrazioni shakespeariane, con un Domenico Iannone nella duplice veste di coreografo e regista del titolo. E di queste rappresentazioni il Prospero di Orazio Caiti sarà il protagonista assoluto, con la Miranda di Claudia Gesmundo, Calibano con Enrica Mongelli, Ferdinando con Donato Barile e l’Ariel di Vera Sticchi, i costumi di Michele Napoletano, la drammaturgia di Cinzia Mela e la consulenza del lighting designer Fabio Rossi. Un cast scelto dal coreografo barese, come lui stesso ci ha spiegato, per interpretare le pagine del Bardo, attraverso l’approfondimento delle ragioni e delle credulità divinatrici. Caratteristiche peculiarità del drammaturgo inglese che scava nei suoi personaggi mettendo a nudo le reali e intrinseche debolezze degli animi. In questo allestimento de “La Tempesta”, l’approfondimento e la trascrizione muta del racconto, necessita di approfondite ricerche sonore legate alla composizione di passi, legazione e figurazioni che rendano il balletto una vera e propria opera letteraria. Dal canto suo, come ci spiega personalmente, le musiche di Grazia Bonasia studiano il testo de “La Tempesta”, concentrando la ricerca sonora su fusioni strumentali e suoni capaci di cogliere le sensazioni colte dal vissuto intorno a noi. I soggetti dell’opera non hanno una collocazione temporale che sia necessariamente contemporanea al periodo in vita di William Shakespeare, lo spazio e il tempo non hanno uno spazio e un tempo databili. L’obiettivo è quello di comporre tutte le sfumature sonore che diano al coreografo le voci per la creatività indispensabile alla costruzione del balletto.

In questo caso più che in altri, però, le musiche recitano un ruolo significativo con la bacchetta e lo spartito di Grazia Bonasia che ha proposto per le coreografie di Domenico Iannone un repertorio elettronico sapientemente miscelato al vissuto quotidiano e finanche di musica colta. Un mix straordinario, proprio nelle corde di grazia Bonasia che ci introduce personalmente il suo contributo concentrando la ricerca sonora su fusioni strumentali e suoni capaci di cogliere le sensazioni colte dal vissuto intorno a noi. I soggetti dell’opera non hanno una collocazione temporale che sia necessariamente contemporanea al periodo in vita di William Shakespeare, lo spazio e il tempo non hanno uno spazio e un tempo databili. L’obiettivo è quello di comporre tutte le sfumature sonore che diano al coreografo le voci per la creatività indispensabile alla costruzione del balletto.

“La Tempesta”, dunque, un’opera in cui lo stesso William Shakespeare ha riversato i propri dubbi “sull’esistenza che accade perché la cambiano gli uomini o c’è un fato, un altissimo, un invisibile che la cambia?” Interrogativi ai quali Domenico Iannone ha risposto appieno in scena, con un debutto nella rassicurante platea del Teatro Abeliano in apertura della rassegna “Esplorare_generazione contemporanea”, chiarendo lui stesso che il progetto è concentrato sui personaggi di Prospero, Miranda, Calibano, Ferdinando e Ariel attraverso l’approfondimento delle ragioni e delle credulità divinatrici. Caratteristiche peculiarità del drammaturgo inglese che scava nei suoi personaggi mettendo a nudo le reali e intrinseche debolezze degli animi. In questo allestimento de “La Tempesta”, l’approfondimento e la trascrizione muta del racconto, necessita di approfondite ricerche sonore legate alla composizione di passi, legazione e figurazioni che rendano il balletto una vera e propria opera letteraria.

Opera letteraria in cui tutto inevitabilmente ruotava intorno alla figura di Prospero e dei fatti accaduti durante i giochi di potere del XVI secolo a Milano. La coreografia contemporanea di Domenico Iannone diviene così rilettura del controllo e del dominio del Duca di Milano Ludovico il Moro, sull’allontanamento della duchessa di Bari Isabella d’Aragona, moglie dell’usurpato titolo del vero duca Gian Galeazzo Maria Sforza, affinché il figlio di questi non reclamasse di diritto il titolo di erede legittimo al ducato. Le trame realmente accadute permisero al commediografo la stesura di una delle commedie più rappresentative sulle lucide consapevolezze degli animi degli uomini: il potere, l’uso del potere e le armi del potere sul controllo delle vite. Vite cucite addosso ai cinque interpreti di Altradanza da Michele Napoletano, attore a costumista di teatro, intento a raccontarci e concedersi un’ampia visone estetica e quasi modaiola dei protagonisti de “La Tempesta”, identificando in Ariel e Calibano le ambigue bipolari strutture umani del Demonio/Demone, Vittima/Carnefice, Preda/Predatore, come da sempre accomuna l’intero sistema sociale. Proprio come il nobile Ferdinando, un giovane nobiluomo di gonfio potere genitoriale, pomposo, prorompente. Non ho potuto né voluto trascurare, nel profilo umano delle figure, l’eleganza manieristica e drammatica dell’opera.

Crediti Fotografici: Gennaro Guida

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