La diretta de “La Bayadère” dalla Royal Opera House evidenzia ancora una volta le qualità di Marianela Nuñez

di Sabrina Ronchetti
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Dopo aver aperto la stagione autunnale di danza con “Mayerling”, la Compagnia Royal Ballet di Londra, porta in scena stavolta “La Bayadère”, iconico balletto dall’ambientazione esotica, che debuttò per la prima volta a San Pietroburgo nel 1877. L’Europa conobbe questo capolavoro nel 1961 quando la compagnia del Kirov portò in scena nel suo tour la parte del Regno delle Ombre, una vera perla di Petipa, la parte più classica del balletto.

Artefice della rimessa in scena del balletto e della diffusione della coreografia in tutto il mondo, è stata Natalia Makarova che vide dal vivo il balletto da bambina a Leningrado e riuscì a ricrearlo nel 1980, aiutata dalle informazioni contenute negli archivi storici e dalle testimoni oculari del tempo.

Makarova dovette lavorare in particolar modo sul terzo atto che fu abbandonato in epoca sovietica, volutamente non rappresentato per ragioni politiche : il balletto in quegli anni doveva concludersi  alla fine del secondo Atto, quello delle Ombre. La compagnia inglese fece entrare “La Bayadère” nel suo repertorio nel 1989 e da allora si sono alternate produzioni sontuose con interpreti magistrali, fino ad oggi.

Grazie alla iniziativa delle dirette live , a chi non ha avuto la fortuna di poter sedere in una poltrona del Teatro di Covent Garden, è stata comunque concessa la possibilità , la sera del 13 Novembre, di poter vivere l’emozione de La Bayadère, le cui recite sono sold out da mesi, e per di più con un cast stellare: Marianela Nuñez in Nikiya, Natalia Osipova in Gamzatti e Vadim (ormai ribattezzato Va-dream dal pubblico inglese) Muntagirov in Solor ed un allestimento molto curato con scene di Pier Luigi Samaritani e costumi di Yolanda Sonnabend.

Sono poche le compagnie che possono permettersi di allestire “La Bayadère” (non solo perché ci vogliono interpreti all’altezza, un corpo di ballo che danza all’unisono, e tanto denaro da investire in grandiose scenografie e ricchissimi costumi), che capita raramente di poterlo vedere; quindi anch’io mi sono recata al cinema la sera del 13 Novembre per seguire la diretta, insieme ad un folto gruppetto di mie allieve con mamme al seguito, incuriosite per lo più dall’entusiasmo con cui mi hanno visto descrivere la bellezza di questo pezzo di storia della danza.

Neanche a dirlo, la Regina della serata è stata Marianela Nuñez, una Nikiya romantica e disperata, i cui port de bras erano talmente espressivi da potersi definire “ parlanti”, nessun movimento oltre la misura, nessuna ridondanza. La tecnica è pulita, dalla qualità straordinaria che non cerca l’effetto perché lo stupore si accende naturalmente, senza bisogno di artificio, osservando con quanta  qualità esegue un allongé, il ritorno sospeso di una pirouette o i suoi granitici equilibri. L’emozione che scaturisce dalla sua danza è palpabile a tal punto che quando appare lei, l’intero pubblico del cinema trattiene letteralmente il respiro.

Vadim Muntagirov, danzatore nobile e superbamente regale , è un partner che illumina ancora di più la Nunez , ma che a sua volta brilla di luce propria eseguendo salti perfetti da sembrare sospesi nell’aria, dai ritorni a terra leggeri e silenziosi. La tecnica è straordinaria, l’espressione viva, vera, davvero un danzatore da sogno, Va-dream appunto!

Che dire di Natalia Osipova? Sicuramente giusta nel suo ruolo, Gamzatti richiede infatti forte tecnica e virtuosismo e questa ballerina ci ha abituato da tempo a performances ricche di tripli giri, doppi fouettés, salti dall’ elevazione quasi maschile, ma ,come si dice, “less is more”. A mio avviso, non è la quantità che dà la qualità, e ho trovato Osipova in certi passaggi, inutilmente esagerata, preoccupata di fare effetto sul pubblico e meno attenta alle sfumature che richiede invece il suo ruolo, ma questo è solo il mio modesto parere.

Non si può non parlare dell’Atto delle Ombre, vero banco di prova per il corpo di ballo impegnato in uno sforzo titanico iniziando dalla discesa dalla rampa al chiaro di luna coi suoi 39 arabesques fondus, per poi affrontare un lungo e complesso adagio dove anche i respiri delle braccia sono calcolati sul tempo di musica. Le danzatrici della compagnia hanno sfoderato una precisione cristallina, unita ad una delicatezza di port de bras che riusciva a celare comunque lo sforzo immenso a cui erano sottoposte. La fine dell’adagio è stato suggellato da un lungo e caloroso applauso a scena aperta, segno di un pubblico attento e preparato che comprende quanta fatica, ore di studio e dedizione si nascondano dietro dieci minuti scarsi di balletto. Le tre Ombre soliste davvero deliziose, in particolare Yasmine Naghdi, che ha interpretato la variazione lenta: precisa, attenta, dalle linee lunghe e scolpite. La Naghdi, promossa da poco al ruolo di Principal, proprio in questa produzione ha debuttato nel ruolo di Gamzatti.

Devo proprio dire che tanta bellezza tutta insieme ci ha completamente incantato: alla fine della diretta gli occhi delle mie giovani allieve brillavano e qualche mamma aveva gli occhi lucidi per  il finale davvero commovente:  il trionfo del vero amore che vince tutto e ci accompagna oltre la vita terrena. Le ovazioni per tutti gli interpreti sono state fragorose, ma nel mio cuore rimane Marianela che, al di là della sua tecnica che rasenta la perfezione, sa rendere sempre così vibrante ogni ruolo che interpreta, da farlo diventare vero, reale e da convincere il pubblico che ciò che sta guardando esiste davvero: e questo è ciò che contraddistingue il  vero artista.

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