La Fille mal gardée di Ashton al Teatro dell’Opera di Roma, ospite Daniil Simkin

La recensione di Nives Canetti

di Nives Canetti
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Difficile vedere la Fille mal gardée di Ashton messa in scena in Italia da una nostra compagnia. Alla Scala andò in scena la versione di Spoerli e ora è alla Accademia della Scala con la versione nuova di Olivieri.

Ma ecco che il più antico balletto nella sua versione inglese derivato da Dauberval arriva all’opera di Roma, ripresa da Jean-Christophe Lesage. Occasione più che attraente visto che oltre alla ripresa della coreografia originale di Ashton piuttosto rara in Italia, viene invitato ad affiancare le étoiles locali Daniil Simkin al suo debutto nel ruolo di Colas. Quindi si parte per Roma, che è sempre un bel partire.

Bucolico, pieno di colore e di allegria, immerso nella natura contadina ispirata dal Suffolk, con un sole alla Van Gogh e un temporale stile Pastorale di Beethoven, la Fille di Ashton si svolge nell’arco di una giornata dall’alba al tramonto ed è un balletto inaspettatamente impervio nonostante la sua leggerezza: ha caratteristiche di commedia molto brillante con uno humour inglese molto composto e tutto suo. Non deve essere mai sguaiato ma elegante, sottile e al contempo molto divertente. È facile cadere nella trappola di esagerare la commedia. Inoltre è tecnicamente molto sfidante ed esige una precisione chirurgica nell’esecuzione di passi in stile inglese per niente facile per una compagnia e dei primi ballerini poco avvezzi a questo stile. È con la consapevolezza di queste caratteristiche che va vista la Fille romana.

Ho assistito alla serata del 3 maggio con Rebecca Bianchi nel ruolo di Lisa e il debutto di Simkin nel ruolo di Colas. La Bianchi ha mostrato in generale una buona recitazione e i suoi battibecchi con Madame Simone erano piuttosto vivaci. Anche il monologo di Lisa sul suo sogno di costruire una famiglia è stato molto tenero. Qualche imprecisione e insicurezza negli assoli ha un po’ sporcato la performance così come tecnicamente la partnership con Simkin ha trovato dei momenti di intoppo.

Simkin, contrariamente ai Gala dove sfodera con sicurezza i suoi cavalli di battaglia, è partito in sordina con qualche esitazione all’inizio del primo atto. È andato poi in crescendo dalla scena della mietitura in poi, ma nei passi a due con Bianchi sembrava mancasse la sicurezza data dalle prove in alcune prese, nonostante un bel feeling fra i due. Ha comunque mostrato smalto e il carattere brillante di Colas è certamente arrivato al pubblico, che ha molto apprezzato i suoi tour à la second. Entrambi hanno dato il loro meglio nel passo a due finale, ma aderire allo stile di Ashton è cosa ardua.

Giuseppe Depalo ha impersonato, forse con qualche eccesso da commedia dell’arte, M.me Simone nella famosa clog dance, ma l’effetto comico del personaggio è stato garantito. Brave le ragazze soliste con gli zoccoli e Mike Derrua nella difficile caratterizzazione del tenero sciocco Alain. Divertenti e ben ballate le galline e il gallo di Valerio Marisca che aprono il balletto all’alba. Il Corpo di ballo bravo nella scena della mietitura, a tratti un po’ scomposto nei posizionamenti in scena, ha comunicato bene l’atmosfera gioiosa intorno ai protagonisti. Tra parentesi, quanto amo l’uscita finale del corpo di ballo che snoda una spirale festante verso il fondo al centro della scena lasciando per ultimi e da soli Lise e Colas, un tocco da maestro per una chiusura teatrale che attira l’applauso anticipato. Mi è spiaciuto non essermi potuta fermare per vedere anche la performance di Susanna Salvi in Lise perché penso si adatti molto alla sua natura.

Direzione convincente e piena di brio delle musiche di Herold da parte di Philip Ellis.

In sintesi la Fille mal gardée di Ashton vede la sua gloria in UK, ma comunque a Roma si è usciti soddisfatti da uno spettacolo molto gradevole.

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