La Geranos Orchestra Dance Company al debutto con la versione definitiva di “Mani-ere” di Luca Calzolaro

di Massimiliano Craus
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Carlo Levi scriveva in tempi non sospetti che Cristo si era fermato ad Eboli e, giusto o sbagliato che fosse, il suo pensiero ha fatto il giro del mondo così tante volte che ancora oggi quel titolo ci è tornato utilissimo per scrivere di danza. Eh sì, perché domani, sabato 1 aprile, si accenderanno i riflettori del Teatro Aldo Giuffré di Battipaglia per illuminare a giorno una storia di diciotto mani pensata da Luca Calzolaro, interprete notissimo per “Notre Dame de Paris” e “Jesus Christ Superstar” ma oggi nelle vesti di coreografo e direttore artistico della Geranos Orchestra Dance Company, a braccetto con la presidente di PromoDanza Stefania Ciancio. Ebbene, i soli undici chilometri che separano Eboli da Battipaglia si sono moltiplicati per centinaia di volte se pensiamo alle tournée in giro per il mondo di Luca Calzolaro! Eppure i due direttori artistici hanno riportato nella loro natia provincia la danza pensata e rappresentata lontana dai soliti circuiti con l’altrettanto insolito titolo “Mani-ere”.

Del resto già la genesi dell’ensemble dei nove elementi della Geranos Orchestra Dance Company ha una storia parecchio culturale! E gli stessi Luca Calzolaro e Stefania Ciancio ce ne illustrano la genesi remota e viscerale: Il geranos (pronunciato Ghèranos) era una danza collettiva rituale nata più di 3.000 anni fa a Creta ed a Delo, come testimoniano alcuni ritrovamenti scritti e pittorici, fra i quali la decorazione di uno splendido vaso del 570 a. C. conservato nel Museo Archeologico di Napoli. Il nome deriva dalla similitudine dei movimenti coreografici di questa danza con il volo delle gru (γερανός) ed è possibile trovare riferimenti a questa danza nelle opere di molti autori antichi (Plutarco, Cicerone, Virgilio) oltre che nell’Iliade come chiaro riferimento al mito del labirinto e del Minotauro: Omero infatti – parlando dello scudo di Achille – fa una dettagliata descrizione della danza che vi era scolpita, con la sua spirale di fanciulli (uomini e donne alternati gli uni alle altre). La danza – insegnata da Dedalo (il creatore del labirinto) ad Arianna e da questa poi a Teseo, come una sorta di “chiave” o di “mappa” del percorso da seguire per entrare e per poter uscire dal labirinto – aveva una coreografia “a spirale” (con espliciti richiami ai due sensi di rotazione: uno simbolo di morte – dall’esterno della spirale verso il centro – e l’altro, in senso inverso, quale simbolo di vita). I fanciulli e le fanciulle, in una esplicita cerimonia iniziatica, tenendosi per mano seguivano il capofila in un metaforico e rituale viaggio agli inferi per poi, una volta raggiunto il centro e quindi in una morte simbolica, poterne uscire verso la rinascita, verso una nuova vita. E’ questo l’elemento che ci ha indotti a scegliere questo nome: il fatto che richiamasse una danza antica di trenta secoli, che fosse eseguita da giovinetti e – soprattutto – per il suo valore simbolico, quasi “salvifico”: simbolo di risalita, di salvezza dalle difficoltà, di apertura. Un cammino grazie al quale, tenendosi per mano, ci si apre alla vita e ad un futuro di speranza.

Una storia nella storia, dunque. Soprattutto se si pensa alla brevissima vita artistica della Geranos Orchestra Dance Company, nata proprio con il titolo “Mani-ere” in scena già al Teatro Verdi di Salerno per una prima versione ridotta dell’attuale definitivo allestimento di circa settantacinque minuti coreografato da Luca Calzolaro. Il vero debutto, dunque, vede tornare i nove elementi dell’ensemble nella propria cittadina salernitana di Battipaglia, con cinquantamila anime ed un cuore coreutico pulsante nelle sale del Teatro Aldo Giuffré che il primo aprile accoglierà la sperimentazione di tanti anni di esperienze. E così tutto pare attirare a sé le attenzioni della critica e del pubblico di una regione sempre più affamata di danza ed in questo solco si inserisce la Geranos Orchestra Dance Company con le diciotto mani delle “Mani-ere” nei nomi e cognomi di Luigi Pagano, Angela Alfano, Andrea Capoluongo, Clarissa Miceli, Arianna Volzone, Alfonso Donnarumma, Sara Corvo, Sabrina Mastrangelo e Lucia Pellegrino, ovvero le sei donne e tre uomini a disposizione di Luca Calzolaro e Stefania Ciancio.

Ma com’è nata l’idea e la progettualità sulle mani? In primis sulla crescita cronologica delle mani, ovvero partendo dalla nascita di un bambino fino allo scorrere degli anni di ogni individuo del mondo. Il passare inesorabile del tempo diviene uno scambio di attitudini delle mani e delle relazioni tra gli uomini, sintetizzate in quadri legati al potere, al lavoro, alla solidarietà ed all’inclusione attraverso i colori che divengono, a loro volta, simbolo inequivocabile dell’inclusione. Proprio contenuti caratterizzanti di questi anni, con la danza sempre più figlia del proprio tempo e padrona del proprio stesso destino. Ed in poche parole lo stesso coreografo e direttore artistico Luca Calzolaro ha voluto riassumere l’intento della messinscena dei prossimi due appuntamenti del primo aprile al Teatro Aldo Giuffré di Battipaglia e del sabato successivo al Teatro Eduardo De Filippo di Arzano:

le mani sono lo strumento principale della nostra vita e raccontano chi siamo, quello che abbiamo vissuto. Le mani esprimono quello che le parole non dicono e danno forma alle idee. Mani che raccontano le età della vita, idee ed ideali, mani che descrivono l’orrore che la violenza suscita e riportano alla mente azioni dure e spietate come quelle della violenza sulle donne. Mani che non alzano muri ma li abbattono e che costruiscono ponti fra diversi popoli del mondo, mani che accolgono e non respingono, mani che si stringono attorno ad altre mani. Il tutto narrato attraverso il movimento del corpo ed ovviamente delle mani.

Ormai ci siamo. Siamo passati da Carlo Levi a Plutarco, Cicerone e Virgilio con una disinvoltura non proprio consueta sui palcoscenici della danza nostrana. Valore aggiunto di un salto nel repertorio contemporaneo così diversificato e spesso approssimativo. La prova del palco tocca ora ai nove interpreti della Geranos Orchestra Dance Company, arricchiti oltremodo dalla preparazione artistica e culturale del proprio titolo che Luca Calzolaro ha voluto cucire su misura al proprio ensemble. Ma ormai è giunto il tempo della scena, l’incontestabile musa del giudizio che emetterà la propria sentenza sul salto nel repertorio o nel buio dei baldi giovani del duo Calzolaro-Ciancio. Le prime schermaglie del Teatro Verdi di Salerno tuttavia promettono bene!

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