Meglio tardi che mai, recita il proverbio. Già, è proprio il caso di dirlo perché, prima che salutasse la platea del Teatro alla Scala, sono riuscita ad ammirare Misty Copeland, una delle ballerine più in vista negli ultimi tempi, al fianco di un sempre statuario Roberto Bolle nel loro Romeo e Giulietta, balletto scelto per aprire la nuova stagione scaligera.
L’ultima recita da loro eseguita è stata proprio la scorsa domenica, 15 gennaio, registrando ancora una volta il tutto esaurito. Quando in cartellone si legge il nome del nostro “Principe della danza”, si sa, il pubblico non manca mai, tuttavia possiamo dire che l’attrattiva esercitata dalla Copeland sia stata colossale.
Vi ricordiamo brevemente che stiamo parlando della prima ballerina afroamericana ad aver ricevuto la prestigiosa nomina a Pricipal Dancer dell’American Ballet Theatre nel giugno del 2015; Misty, con la sua forza d’animo, si è guadagnata il suo posto tra le stelle della danza, ed è oggi una dei personaggi più seguiti dai media e sui social network.
Certo, la notizia della sua prima apparizione sul palco scaligero ha avuto un grande impatto sul pubblico, soprattutto dopo che gli appassionati di balletto e non avevano avuto modo di vederla in prima serata, ospite proprio di Roberto Bolle durante il programma televisivo “La mia danza libera”; già in quel contesto si era rivelata una perla danzante e vera calamita per gli occhi dello spettatore.
La produzione di Romeo e Giulietta proposta dalla Scala ha inaugurato con successo il nuovo cartellone; con l’intramontabile coreografia di MacMillan disegnata sulla melodia di Prokof’ev, eseguita con passione, interpretazione e tecnica squisita.
Il nostro Romeo, accolto da un applauso spontaneo al suo primo ingresso, è impeccabile, sia per tecnica che per artisticità; sincero, non troppo spavaldo, in lui batte il cuore del “bravo ragazzo”, forse più che in altre interpretazioni dello stesso personaggio. Devoto al primo sguardo alla sua eterna amata, non si risparmia nel dimostrarle la sua promessa danzando con infinita grazia; un Roberto Bolle spensierato, innamorato, umano, sofferente e risoluto.
Senza nulla togliere al grande Roberto, la sua è stata un’interpretazione eccelsa tuttavia senza sorprese, a riconferma della sua straordinaria bravura ed esperta capacità. Chi ha invece stupito è stata proprio l’ospite d’oltreoceano Misty Copeland che ha proposto una Giulietta del tutto personale, oserei dire insolita.
Una Giulietta più donna fin dalle prime scene di gioco con la balia, meno ingenuamente fanciulla; assomiglia più a una giovane donna che si innamora, quasi avesse già conosciuto l’amore prima di inciampare in Romeo. Potremmo dire che, con questa interpretazione, Misty abbia caratterizzato a suo modo il personaggio shakespeariano, limandone l’ingenuità e le emozioni adolescenziali a favore di una maggiore consapevolezza di sé. Una Giulietta che fa riflettere, certo, perché nuova e più matura di altre.
Per fare un breve cenno anche alla sua esecuzione, Misty è leggera e armoniosa, non un’insicurezza né un’indecisione, si lascia guidare dai suoi piedi e dalla melodia, diventando tutt’uno con le note. La sua figura è delicata, dalle linee infinite e dalla mirabile tecnica.
Ad affiancare due protagonisti di cotanto calibro, i ballerini del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, tra i quali abbiamo potuto apprezzare Antonino Sutera, esplosivo Mercuzio, e Marco Agostino, nei panni di un più pacato Benvolio che, con Romeo, formano il celebre trio in vena di stuzzicare il serioso Tebaldo, ruolo perfettamente interpretato da Mick Zeni. Come non menzionare le tre zingare (Beatrice Carbone, Denise Gazzo e Virna Toppi), che dominano la scena in uno dei primi momenti d’insieme. Solenne l’interpretazione di Lord Montecchi (Giuseppe Conte) e Lord Capuleti (Alessandro Grillo), e delle rispettive consorti (Francesca Podini e Emanuela Montanari).
Tutti i danzatori del Corpo di Ballo, diretto ora da Frédéric Olivieri, hanno dato prova dell’eccellenza del Teatro alla Scala che ha brillato anche per le scene di Mauro Carosi, le luci di Marco Filibeck e i costumi di Odette Nicoletti, oltre alla magistrale direzione d’orchestra di Patrick Fournillier.
Crediti fotografici: Brescia-Amisano