Con la Regia e Coreografia di Loredana Parrella, la Cie Twain physical dance theatre porta in scena due classici del suo repertorio al Teatro Kitchen di Vicenza. Il 5 Febbraio sarà la volta di “Romanza – trittico dell’intimità” una pièce che traccia il sentiero per ridare vita alla pulsione sopita della passione, dove Amore e Sofferenza diventano emozioni che si esprimono attraverso le fragili leggi dei nostri corpi. L’opera è strutturato in tre quadri: “Angeli e Insetti”, “Riflesso” e “Féroce présence”. Mentre “Angeli e Insetti” liberamente ispirato al racconto “Morpho Eugenia”di Antonia S.Byatt, è uno studio sul sentimento dell’amore attraversato da passioni violente, “Riflesso” sottolinea il destino ineluttabile dell’ unione che non potrà mai essere eterna. Quando ci amiamo pensiamo che sarà per sempre ma la realtà ci contraddice. L’unica salvezza è liberarsi dalle illusioni e ritrovare quella forza che stana i nostri fantasmi costretti nel passato dentro vestiti vuoti. Infine “Féroce présence” un percorso per esprimere la perdita irrevocabile di quei corpi che restano vivi dentro noi stessi. Un ritratto strutturale che tenta di parlare da dentro, dal punto di massima profondità, dall'abisso delle carni e nient’altro.
“Era mio padre” seconda parte dello spettacolo “Elettra, trilogia di un’attesa” andrà in scena il 7 Febbraio; lo spettacolo trae ispirazione dalla figura di donna contemporanea Benedetta Tobagi, figlia di Walter Tobagi, giornalista del “Corriere della Sera”, assassinato sotto casa, nel 1980. Elettra e Oreste si ritrovano nelle figure di Benedetta e suo fratello Luca, in un incontro che li porterà a ritrovare l’infanzia negata e l’amore perduto. Insieme cercano di ricostruire la figura privata del proprio padre, attraverso i pochi ricordi fatti di parole scritte, gesti e sguardi. Questa “visione” di Elettra marca il punto di partenza per una riflessione sul desiderio, da quello più devastante della vendetta fino a quello più profondo dell’ amore.
Due spettacoli che cercano di oltrepassare i limiti della privazione di emozioni e desideri, per regalare al pubblico la possibilità di ritrovare sulla scena, attraverso i corpi dei danzatori, il potere dell’intimità spesso negata.
Monica Boetti