La Royal Opera House sospende, con grande ritardo, le rappresentazioni a causa del pericolo coronavirus

di Sabrina Ronchetti
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Meglio tardi che mai. Così si potrebbe commentare la decisione presa ieri dalla direzione della Royal Opera House di Londra di chiudere il teatro e sospendere tutte le rappresentazioni a causa dell’emergenza Coronavirus.

Sì perché davvero non si riesce a comprendere il motivo di una scelta così procrastinata nel tempo che ha messo a repentaglio non solo la salute degli artisti e di tutte le maestranze, ma anche quella di migliaia di persone che formano il pubblico del teatro e di tutti i fruitori quotidiani dei vari bar e ristoranti che si trovano all’interno dell’edificio.

Già da qualche giorno si vociferava di un malumore molto forte che serpeggiava soprattutto tra i danzatori i quali, lavorando col corpo e a stretto contatto tra loro, si sono sempre sentiti ovviamente la categoria più a rischio. Tanto da schierarsi all’unanimità nel richiedere alla direzione uno stop forzato per proteggere loro stessi e gli altri da questo nemico letale e invisibile.

L’atteggiamento assunto fino ad ora dal governo inglese è di una leggerezza a dir poco sconvolgente e sembra che gli abitanti della città di Londra si siano accorti solo adesso della gravità della situazione, come se fino ad ora si ritenessero esentati dal pericolo di questa infezione.

Stanno correndo frettolosamente ai ripari solo in questi ultimi giorni, spinti forse anche dalle scellerate parole del loro primo Ministro, Boris Johnson, talmente inaudite da non meritare nemmeno di essere riportate.

Nella dichiarazione della Royal Opera House, si invita, come del resto hanno fatto tutti i teatri che hanno dovuto sospendere forzatamente la propria attività, a non chiedere il rimborso dei biglietti già acquistati per contribuire a sostenere l’impatto economico di questo terribile momento.

Spero davvero che il ritardo con cui è stata presa la decisione di chiudere il teatro di Covent Garden, non abbia compromesso la salute di nessuno degli artisti che non hanno potuto scegliere se continuare a lavorare o meno, ma sono stati semplicemente costretti a farlo.

La certezza potremo averla solo tra qualche tempo.

E’ certo che sarebbe bastato guardare a noi, alle misure e alle restrizioni che il nostro Paese aveva già adottato da settimane per capire che la rapidità è la chiave del contenimento del contagio, ma così non è stato. Auguriamoci dal profondo che anche per loro #tuttoandrabene.

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