La Stagione di Danza 2015-2016 della Fondazione Teatri di Piacenza prosegue con “Giselle”

di Monica Boetti
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In occasione di San Valentino, la festa degli innamorati, il Teatro Municipale di Piacenza ospiterà il Balletto di Maribor impegnato nella messa in scena del balletto romantico per antonomasia Giselle. La Fondazione Teatri di Piacenza non avrebbe potuto fare scelta migliore quando ha programmato la Stagione di Danza 2015-2016 realizzata in collaborazione con Aterdanza. 

Domenica 14 febbraio alle 16 occhi puntati, quindi, su quello che è considerato uno dei balletti più belli. Un capolavoro di intarsi miracolosi. La prima vera sintesi tra arti diverse che hanno insieme concorso alla sua realizzazione, senza che una di loro tenda mai a prevalere sulle altre: il libretto (la prima parte scritta da Jules Henri-Vernoy de Saint-Georges, la seconda parte scritta da Théophile Gautier), la coreografia (di Jean Coralli e Jules Perrot) e la partitura musicale (di Adolphe Adam). Dunque: narrazione, corpo e musica. E la sintesi più vera è proprio nel movimento.

Questo balletto, che è diventato non senza cognizione di causa il balletto romantico per eccellenza, è stato rappresentato per la prima volta all’Opéra di Parigi, il 28 giugno 1841. Il balletto in questo stesso anno si diede ben 27 volte e 21 nell’anno successivo, e poi rappresentato quasi ininterrottamente fino alla metà del secolo. La genesi del suo mito potrà soltanto consolidarsi nel tempo successivo.

Il balletto, in breve, narra la storia di un amore impossibile tra una contadina e un aristocratico che si finge popolano, di un inganno per ragioni di classe, di un tracollo psicofisico dell’anello debole di questa storia, e di un ultimo sacrificio a danno della comunità di tutte le fidanzate morte prima delle nozze, affinché si affermi un’idea di amore per la danza non come vendetta e catarsi ma come redenzione e salvezza.

Ma Giselle è (anche) un balletto sulla follia, quella del primo atto: una follia che dilaga improvvisa non soltanto a causa di un amore non ricambiato. Non si tratta solo di un tracollo psicofisico di fronte alla disillusione della favola d’amore. Ma per troppo amore per la danza. La follia di Giselle è la condizione narrativa di un atto di sovversione nei confronti di un potere aristocratico, che non può rispettare i patti/giuramenti fatti non fra pari, ma con sudditi, ossia con coloro che sono al di fuori del diritto e della legge. Si tratta dunque del divieto di amare in questo caso la danza come potenziale sovversivo del sistema di classi. La quasi impotenza dell’aristocratico Duca, che per sedurre si traveste da popolano, per la follia e morte di Giselle è la testimonianza del declino e della immobilità di un intero mondo che è alla sua fine, e che può sopravvivere solo se sublimato e redento attraverso l’impresa eroica (lo sfinimento della danza nell’atto secondo, non senza l’aiuto della donna-Willi ormai angelicata).

Ma quello di Giselle è un amore senza contropartita. Giselle danza per amore, e danza per la morte affinché vi sia redenzione, ossia vita, per colui che proprio non la merita. Giselle trasgredisce nei gesti della follia per troppo amore nei confronti della danza del primo atto, la medicalizzazione del desiderio frustrato che sarà reso evidente nel secondo atto, quando sarà Myrtha, la regina delle Willis, a reggere i destini del Duca.

Non a caso, nel 1982, il coreografo svedese Mats Ek, figlio di Birgit Cullberg, ambientò il secondo atto in un manicomio, popolato non da creature notturne e fantastiche ma da degenti in camicia di forza. Qui Albrecht, guidato da una Giselle come lui dolente e malata, riconquista la salvezza attraverso la messa a nudo della sua anima nella raggiunta nudità del suo corpo.

Per info e biglietti è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza, in via Verdi 41, al numero di telefono 0523.492251 o al fax 0523.320365 o all'indirizzo mail [email protected]

Monica Boetti

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