La verità sulla campagna inglese che deride la danza

di Fabiola Di Blasi
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“Fatima ha davanti a sé una carriera nel cyber (solo che ancora non lo sa).” E’ questo il testo della campagna pubblicitaria che ha recentemente indignato gli addetti ai lavori del mondo della cultura e dello spettacolo che stanno affrontando ovunque grandi difficoltà (sussidi più, sussidi meno). Definita “marketing scadente” dagli utenti di Twitter, la campagna voleva palesemente spingere gli artisti a rimettersi in gioco, magari con un lavoro online, in questo momento storico in cui c’è grande incertezza, particolarmente per alcuni settori. Insomma “appendete le scarpette al chiodo”.

Alla comparsa dell’immagine sui social hanno fatto seguito grandi polemiche incluse quelle di vari artisti anche famosi che hanno attaccato il governo britannico accusandolo di mettere in seria difficoltà il mondo dell’arte che si trova già in ginocchio. In breve tempo la notizia è diventata virale suscitando lo sdegno di mezzo mondo e, come spesso accade in questi casi, c’è chi ha postato meme e immagini del premier britannico Boris Johnson in tutù. Una tale risonanza e polemica ha spinto il governo a ritirare la campagna e Oliver Dowden, Segretario di Stato per il digitale, la cultura, i media e lo sport (a quanto pare le cariche vengono distribuite peggio che da noi), in un lungo tweet si è dissociato dal messaggio pubblicitario spiegando che per lui il poster di Fatima è comunicazione scadente e non riflette lo spirito del suo ministero che ha investito 1,57 miliardi di sterline per mantenere in piedi la cultura.

Bene, ma per completare il quadro e capire meglio l’accaduto dobbiamo fare un passo indietro nel tempo. La campagna in questione, infatti, era stata già proposta in passato sempre nel Regno Unito e non riguardava solo il mondo dell’arte e della danza: a quella della ballerina si aggiungevano altre immagini di altri mestieri con lo stesso testo che incoraggiava a valutare un lavoro nel mondo dell’informatica. L’advertising è stato attivo da aprile 2019 a marzo 2020. Vista così, nel suo contesto originario e nel mondo pre-pandemico, la faccenda non acquisisce i caratteri di una grande trovata però ha un senso certamente diverso e ci si sente meno attaccati come settore. Sicuramente all’epoca della sua uscita, la campagna non aveva suscitato un’indignazione tale da fare il giro del web ed essere riportata sulla stampa di mezzo mondo come è successo questa volta (obiettivo raggiunto!)

Estrapolare un’immagine come quella della ballerina “Fatima” dal suo contesto e inserirla in quello del mondo attuale è certamente una mossa da tanti click ma sul piano umano è un gioco sporco che sfrutta la delicatezza di questo brutto momento e la sensibilità di molti che si sono giustamente sentiti attaccati anche qui, a casa nostra, dove il comparto danza e delle arti in generale sta soffrendo moltissimo. Vista la tendenza a sfruttare le debolezze altrui pur di fare visualizzazioni, entrare nei trend topic di twitter o vendere, non possiamo che adottare noi stessi, ora più che mai, un atteggiamento critico nei confronti delle numerose notizie che ci passano davanti agli occhi ogni giorno, verificandone la veridicità per proteggerci e per non lasciarci demoralizzare.

Krys Alex, fotografa di Atlanta, Georgia, e autrice della foto realizzata in realtà qualche anno fa, si è detta “scioccata” scoprendo che uso fosse stato fatto dell’immagine e totalmente in disaccordo con chi cerca di allontanare le persone dal fare ciò che amano. Anche perché, quando l’aveva caricata sul suo profilo Instagram, la caption che aveva scelto era “Whatever you are, own it.” Un messaggio decisamente diverso a quello che ci è stato somministrato questa volta.

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