L’Accademia del Teatro alla Scala porta in scena La Fille mal gardée, in ricordo di Pierre Lacotte

di Nives Canetti
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Il 14 e il 16 aprile è tornato lo spettacolo annuale dell’Accademia sul palcoscenico della Scala con un balletto brillante a serata intera, “La Fille mal gardée”, in versione coreografica nuova di stile ottocentesco creata ad hoc per i ragazzi della scuola dal direttore Frédéric Oliveri.

Per una spettatrice appassionata di danza, questo è un appuntamento da non mancare, e seguire la crescita dei giovani scaligeri è sempre un momento di grande soddisfazione.

In effetti in un balletto narrativo in cui non ci sono molte variazioni solistiche è meno facile individuare altri che non siano i personaggi principali. Resta il fatto che i ragazzi tutti, a partire dai primi corsi che hanno ballato la danza del Palo di Maggio per finire con i due protagonisti, hanno mostrato un ottimo livello di preparazione e di coinvolgimento degni di un corpo di ballo affiatato e brillante.

La coreografia si rifà al repertorio ottocentesco con ovvie semplificazioni, con bei movimenti di gruppo e i momenti di pantomima tipici della Fille, una bella sfida per i ragazzi che a scuola difficilmente hanno a che fare con momenti di interpretazione così caratterizzanti la storia e i personaggi.

Bravi e teneri Rebecca Luca e Filippo Ferdinando Pagani, Lise dalla tecnica brillante e con belle linee, Colas con una buona elevazione e una certa aura da danseur noble. Entrambi devono migliorare la presenza scenica e la naturalezza del gesto che dipende certamente dall’inesperienza in scena dovuta alla giovane età, ma le basi ci sono eccome. Antonino Modica dal canto suo  ha tratteggiato benissimo la comicità di Alain, sciocco pretendente di Lisa, più spinto dal padre che da entusiasmi propri e interessato molto più alle farfalle che a Lise: bravissimo anche tecnicamente con un giro forte e una verve che non si impara ma si ha già dentro. M.me Simone è stata interpretata da una ragazza e non come da tradizione en travesti. Difficile compito quindi per Gisèlle Odile Ghidoli che ha sicuramente dovuto sopperire alla minore comicità del personaggio e reggere la credibilità di essere madre di una coetanea, caratterizzando con garbo ed eleganza la sua Simone.

Brave le sei amiche di Lise e i loro rispettivi partner.

La musica scelta è quella di Hertel e i bellissimi costumi e le scene di Luisa Spinatelli sono quelli usati per la versione di Spoerli presentata nel 1987 alla Scala da Carla Fracci con Gheorghe Iancu, e Bruno Vescovo che ricordo in una M.me Simone esilarante.

Sicuramente un plauso doveroso va ai maestri dell’Accademia, Walter Madau, Paola Vismara, Leonid Nikonov, Tatiana Nikonova, Elisa Scala e Jean Philippe Halnaut, che hanno preparato i ragazzi egregiamente in classe e nelle prove contribuendo alla riuscita di uno spettacolo sicuramente brillante e delicato.

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