Immagino che tanti si stiano chiedendo cosa sia successo negli ultimi tempi al famoso danzatore ucraino Sergei Polunin il quale, più che per i suoi successi artistici, si sta distinguendo per i suoi eccessi postati via social network.
Sì perché il “bad boy” della danza, talento indiscusso a livello planetario, ha iniziato lo scorso 20 Novembre a rilasciare, su Facebook e Instagram, strane dichiarazioni di ammirazione, quasi al limite del fanatismo, nei confronti del Presidente russo Vladimir Putin scrivendo che “Putin è stato trattato ingiustamente dai media di alcune parti del mondo” e ancora :”Quando lo guardo, vedo la luce in lui”. Già nel mese di Settembre, avevo iniziato a farmi qualche domanda sul suo stato di salute mentale, quando caricò un video su Instagram girato presso la Piazza Rossa di Mosca, in cui affermava di volere unire Inghilterra, Russia ed Ucraina.
Ma cinque giorni dopo la sua dichiarazione nei confronti di Putin, Polunin ha deciso di forzare ancora più la mano, facendosi ritrarre sui social in una foto che metteva in evidenza un nuovo grosso tatuaggio impresso sul suo petto che ritraeva niente di meno che il viso del Presidente russo.
A parte il dubbio valore estetico di una decisione così radicale, (e questo rientra senz’altro in una mia valutazione di livello personale), ciò che mi ha lasciato in quel momento a bocca aperta, è stato il ringraziamento che si affiancava a questa immagine e cioè: “Grazie a Vladimir Putin e a chiunque si erga a protezione del bene”.
Molti fan, compresa me, hanno iniziato a pensare che qualche hacker si fosse impossessato dei profili del ballerino, divertendosi a pubblicare cose sconcertanti per sbalordire i suoi fan. Ma dal momento che Polunin non ha mai smentito queste sue esternazioni, si è iniziato a capire che fossero consapevolmente supportate; da quel momento una folla di followers ha iniziato ad abbandonare i suoi profili social non prima di avergli riversato addosso rabbia e frustrazione con commenti velenosi, soprattutto da parte degli ucraini.
Per contro, Polunin, per niente spaventato di quello che stava provocando, ha continuamente rincarato la dose con altre forti esternazioni sostenendo per esempio che : ”Il Bene deve essere altrettanto aggressivo come il Male” e annunciando con grande soddisfazione ed orgoglio, di essere diventato un cittadino russo.
Certo, che Polunin fosse un uomo dalla personalità complessa e difficile lo avevamo già potuto appurare nel 2012 quando fu licenziato dalla prestigiosa compagnia inglese delle Royal Ballet, perché scoperto essere dedito a troppi eccessi tra cui anche il consumo di droga.
Ma lo scorso mese il danzatore ucraino ha deciso di stupirci ancora con un nuovo aggressivo post che si scagliava contro i danzatori uomini che sono a suo avviso, troppo poco maschi ed esortandoli a diventare più virili: “ Gli uomini dovrebbero essere uomini e le donne dovrebbero essere donne: questo è il motivo per cui avete le palle” e non proseguo a tradurvi il resto che altro non è che un incalzante sequenza di imbarazzante fervore omofobico e sessista. Queste sue “gesta” non sono però passate inosservate alla Direzione dell’Opera di Parigi che ha deciso di ritirare l’invito che era stato fatto a Polunin per danzare nel ruolo principale del Lago dei Cigni il prossimo mese. Aurelie Dupont ha dichiarato infatti che “Nonostante Sergei Polunin sia indubitabilmente un grande talento, i suoi pronunciamenti pubblici non sono in linea coi valori della compagnia” e mi auguro che il suo esempio venga seguito da altri Direttori.
Ironia della sorte : ma vi ricordate il bellissimo video del 2015, in cui Polunin, diretto da David La Chapelle danzava a ritmo della hit “Take me to Church” e che lo ha reso celebre in tutto il mondo? Ecco, bisognerebbe fargli notare che il testo di quella famosa canzone, attaccava la visione anti gay della Chiesa Cattolica e il video originale vedeva protagonista proprio una coppia gay..
1 commenti
Buongiorno, non vedo alcuna omofobia nelle dichiarazioni di ruolo del ballerino in scena. Solo pruderie inutile e beota da parte dei media e loro corifei, echi totalitari in questa condanna unanime ed ingiustificata al più grande ballerino dei nostri tempi. Tempi omologati e omologanti