Ultima rappresentazione pomeridiana per lo spettacolo di balletti sapientemente ripresi da Manuel Legris dai titoli dello scorso anno apparsi in diverse serate di periodo Covid. Una serata molto gradevole, con cinque coreografi di tutto rispetto.
Movements to Stravinsky di Andras Lukacs si conferma una creazione di gran valore che continua a convincere quando viene riproposta. Questo Stravinsky così classico e melodico su movimenti fluidi moderni è veramente bello da vedere. Tutti i ballerini hanno una grande qualità di movimento: in particolare mi ha colpito di nuovo come lo scorso anno Andrea Risso che è davvero un bell’interprete moderno. Spero che avrà occasione di essere messo alla prova nei titoli della prossima stagione come la serata a quattro titoli di Febbraio o Serata Forsyhte.
Smagliante, sorridente e solare la Verdi Suite di Manuel Legris, trionfo della classica scuola francese, dove fra tutti, ottimi corpo di ballo e solisti, svettano Claudio Coviello e Martina Arduino. Il primo per il legato, gli accenti, le sospensioni, il ballon e il disarmante modo di far sembrare tutto facile. La seconda per la pulizia dei movimenti e lo smalto dell’esecuzione.
Chiude la prima parte Labyrinth of Solitude di Patrick De Bana: sta diventando un altro cavallo di battaglia per Mattia Semperboni che dà il meglio di sé soprattutto quando inizia la seconda parte in crescendo. È un brano molto drammatico per un artista vissuto. Semperboni lo affronta con intensità e col tempo gli aggiungerà ancora più pathos.
Ripresa della creazione Birds walking on water di Natalia Horecna con il ritorno di Mick Zeni insieme al corpo di ballo della Scala. Espressivo, dalla grandissima presenza scenica, Zeni è sempre stato un artista che non ha bisogno di panegirici. Quando lui è in scena si guarda lui. Emozionante rivederlo come ospite sul palco degli Arcimboldi con tutto il corpo di ballo che lo applaude.
A chiusura, il Divertissement di Paquita, tutto un brillare e mostrare la bellezza dell’accademia più pura. Timofej Andrijashenko e Alice Mariani erano molto belli insieme, precisi e carismatici, fouettés perfetti della Mariani e ottimo assolo nella wedding variation (ndr: potrebbero farle un costume su misura, però). Poi le soliste: Maria Celeste Losa ha dato lustro alla prima variazione nella versione senza fouettés all’italiana (ricordo qui Guillem sempre con grande nostalgia). Martina Arduino in particolare ha saputo dare carattere e un’aura da étoile alla seconda variazione sulla musica di Drigo con bellissimi giri ed equilibri. Occasione per vedere alla prova Marta Gerani che ha danzato bene la quarta variazione (ho sempre negli occhi Larissa Lezhnina) e Camilla Cerulli, bell’elevazione nella diagonale tutta grand jeté in entrata della sua “Jumping variation”.
Non molto pubblico, ma molto contento. Certo i prezzi non aiutano a riempire la platea degli Arcimboldi, e si è ripetuta la calata del pubblico delle gallerie per riempire la platea, che si era già verificata per Don Chisciotte lo scorso anno. I biglietti vengono proposti a prezzo pieno molto alto all’inizio per poi essere promozionati al 30/50 %, e infine chi ha comprato la platea ad un certo prezzo si ritrova accanto chi ha comprato la galleria ad un quarto del prezzo: c’è qualcosa che non va.
In sintesi, è stato un spettacolo brillante e molto intelligente anche nell’ottica di un decentramento della danza dalla Scala alla periferia, con una compagnia ai suoi massimi che merita sempre di più. E ancora un grande applauso a Manuel Legris.