L’elegante versione di Don Chisciotte di Carlos Acosta in diretta dalla Royal Opera House

di Sabrina Ronchetti
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La diretta dalla Royal Opera House di Londra di Martedì 19 Febbraio, ha, ancora una volta, dato l’occasione di poter godere di uno spettacolo di altissima qualità, quello che, del resto, ci si aspetta da una compagnia così prestigiosa e storica come quella della Royal Ballet.

Dopo Mayerling, La Bayadère, Schiaccianoci e Winter’s Tale, è la volta di Don Chisciotte, balletto solare e vibrante, qui portato in scena nella versione di Carlos Acosta creata per la Compagnia inglese nel 2013. Credo che Don Chisciotte sia uno dei balletti più amati dal pubblico, un po’ per l’ironia portata in scena da personaggi come Sancho Panza, Gamache e lo stesso Don Chisciotte, per quel sapore spagnoleggiante e latino, per il virtuosismo e l’energia di una coreografia intensa che toglie il fiato ai danzatori per i ritmi velocissimi richiesti, ma anche per la leggiadra purezza dell’ Atto delle Driadi e per il gioiello del Terzo Atto che da solo vale l’intero balletto.

Ritengo che la versione di Acosta sia davvero elegante e ricca di spunti moderni. Infatti, pur mantenendo invariata gran parte della versione originale, ha tolto tutti quegli orpelli e quegli appesantimenti legati alle scene di pantomima, il che ha svecchiato tantissimo il balletto che risulta più realistico e più leggero. Ha giocato molto con la fisicità dei danzatori, rendendo il tutto più vero, ha introdotto momenti di intelligente ironia caratterizzando i personaggi senza però farli diventare “macchiette” . Ma non si è limitato a questo: Acosta ha infatti creato interamente una scena che si svolge nel momento in cui Kitri e Basilio arrivano nell’accampamento dei gitani quando, alla fine dell’assieme, gli zingari accendono un fuoco su un lato del palcoscenico. Mentre si accomodano intorno ad esso, entrano in scena quattro chitarristi che suonano dal vivo una malinconica melodia (appositamente composta per la versione di Acosta), un sensuale accompagnamento per le danze dei gitani mentre Don Chisciotte è in preda alla follia visionaria e vede trasformarsi un mulino a vento in un orrendo mostro da combattere.

Le scene di Tim Hatley contribuiscono a rendere tutto il balletto estremamente accattivante: si parte dalla piazza stilizzata con scenografie mobili, per passare ad un roveto a sfondo arancione dove campeggia un grande mulino a vento che piano piano diventa uno splendido giardino colorato che accoglie le Driadi, per poi entrare in una taverna dalla luce soffusa per ritornare alla piazza iniziale, stavolta vestita a festa per il matrimonio dei due protagonisti.

E proprio di loro non possiamo non parlare. Alexander Campbell nel ruolo di Basilio è sicuro, ironico e dotato della giusta tecnica per affrontare i temibili passaggi che richiede il suo personaggio, ma non possiede a mio avviso quel carisma un po’ sfacciato che si richiede a Basilio. E purtroppo, quando si hanno negli occhi le magistrali interpretazioni di Michail Barysnikov e Carlos Acosta, solo per citare i più famosi, si capisce quanto sia indispensabile, soprattutto per certi ruoli, possedere quel tipo di presenza di palcoscenico di cui pochi sono dotati.

Akane Takada, la Kitri scelta dal Direttore della Royal Ballet per la diretta, è deliziosa, ironica, pungente, una danzatrice dalla tecnica pulita e precisa e dalle linee perfette. Forse, per interpretare Kitri, sarebbe servita una sensualità più marcata, ma in generale, si ammira la Takada in ogni piccolo passaggio.

Da citare il Cupido di Anne Rose O’Sullivan, una vera chicca, e la Regina delle Driadi di Fumi Kaneko, ma in generale tutti gli interpreti dai solisti al corpo di ballo, hanno sicuramente reso orgoglioso Carlos Acosta che non era a Londra quella sera per impegni precedentemente presi a Cuba, ma che era presente comunque attraverso la magistrale creazione  di questo suo Don Chisciotte.

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