Arte, scienza e spiritualità.
Ambiti dell’osservazione umana sul mondo che oggi soffrono di una scissione, se non di una contrapposizione, che li fa apparire agli occhi di molti come separati, distanti tra loro.
Questa scissione, in realtà, come diceva anche Primo Levi, è solo un’illusione, è innaturale, perché queste manifestazioni sono profondamente compenetrate l’una nell’altra e si influenzano reciprocamente molto più di quanto crediamo. Rappresentano insieme un’unica cultura, quella umana, ovunque attorno a noi possiamo scorgere punti di contatto tra questi che potremmo considerare appieno come processi evolutivi.
Fin dalla preistoria arte, scienza e spiritualità sono state coltivate ed esplorate dai nostri progenitori sapiens, che in questo modo hanno acquisito nuove abilità e consapevolezze di cui abbiamo qualche testimonianza nell’arte rupestre, ad esempio, grazie alla quale possiamo immaginare come il processo abbia portato quegli uomini e quelle donne a osservare la natura attorno a loro e, tramite un pensiero astratto, riprodurla all’interno del proprio ambiente rituale o abitativo.
Cosa sono l’arte, la scienza e la spiritualità se non dei processi di indagine, osservazione ed esperienza, in seguito ai quali possiamo trarre delle conclusioni? Forse cambia il modo in cui poi il linguaggio viene formalizzato a seconda dell’ambito da cui si sta guardando, ma il percorso è il medesimo così come l’oggetto di osservazione: il mondo, noi stessi, la natura.
In ogni caso in questi territori non si accettano dogmi (qui per me è necessario fare un distinguo tra religione e spiritualità, due approcci che in questo caso, spesso divergono profondamente tra loro, a meno di non andare indietro fino all’origine principiale delle religioni), per questo può accadere che le scoperte e le conclusioni a cui si è giunti oggi potrebbero confutare quelle che sembravano certezze ieri e bisogna essere disposti ad abbandonare ciò che non è più coerente con il percorso, senza alcun attaccamento, per quanto sforzo e impegno ci abbia richiesto giungere a quelle conclusioni ormai obsolete. Non esiste nulla di “assoluto”, se non le grandi verità causali.
Ci sono uomini straordinari che hanno portato il proprio contributo abbracciando questo concetto unitario che vede arte, scienza e spiritualità come un continuum indivisibile, come ad esempio Leonardo da Vinci, che ricordiamo sia per la sua magnifica mano artistica che per la brillante mente scientifica. Oppure Pitagora, grande matematico e scienziato a cui dobbiamo il presentarsi, nella nostra cultura occidentale, del concetto di “esoterismo” ossia di una serie di insegnamenti segreti che vengono trasmessi solo agli iniziati. Pitagora aveva dato vita una corrente spirituale e filosofica che guardava all’immortalità dell’anima e alla trasmigrazione nel ciclo delle rinascite. Era riuscito anche a fondare una sorta di Ashram del tutto simile alla concezione indiana, ossia una comunità in cui gli adepti si riunivano e vivevano insieme per dedicarsi alla ricerca e allo studio. Qui si seguiva uno stretto regime alimentare a base vegetale ed è proprio Ovidio che descrive Pitagora come il primo degli antichi a scagliarsi contro l’uccisione di animali, reputata come un inutile spargimento di sangue, dato che la terra offre piante e frutti per potersi cibare senza fare stragi. Oggi di Pitagora probabilmente la maggior parte delle persone conosce solo la “tavola pitagorica” che ai miei tempi di scolara era sempre presente sull’ultima pagina dei quaderni, la cui creazione, tra l’altro, è probabilmente stata attribuita a lui per errore.
Leggenda vuole che Mozart abbia udito il canto di un uccellino fuori dalla sua finestra e che quella melodia gli sia piaciuta così tanto da scriverne le note su uno spartito, integrandola nell’opera che stava componendo.
Arte, scienza e spiritualità sono un fiume unico che scorre a volte placidamente e altre in modo impetuoso, portando a cambiamenti che in qualche modo rappresentano il “sentire” del momento, arrivando a conclusioni simili e sinergiche nello stesso momento, quando gli umani sono pronti ad accoglierle e comprenderle.
Albert Einstein, il fisico anticonformista che ha rivoluzionato il concetto di tempo come valore assoluto con la sua teoria della relatività, giunge a formulare queste conclusioni negli stessi mesi in cui Pablo Picasso, che si trova in un’altra parte del mondo, immerso in una vita totalmente diversa e dedita all’arte, dipinge il suo quadro-manifesto “Les Damoiselles d’Avignon” in cui il concetto di spazio “assoluto” viene totalmente spazzata via. Non sono coincidenze queste, la pubblicazione della teoria di Einstein e l’opera di Picasso sono il risultato della capacità di alcuni esseri particolarmente sensibili e dotati di genio, di “sentire” la punta del piede toccare contro il gradino che porterà più in alto, custodendo in sé abilità e coraggio per salirci sopra.
Questo non rappresenta l’unico caso nella storia, di episodi con un simile tempismo, proprio perché esiste una sorta di “mente” collettiva che è un campo vasto e profondo in cui tutti siamo immersi. Credo sia fondamentale per chi si affaccia la mondo dell’arte comprendere quanto decisivo sia il contributo che ognuno di noi apporta, con gli strumenti che ha, perché se i grandi (parlo di quelli che arrivano a salire sull’esiguo spazio offerto dalla cima della vetta) riescono a compiere questi atti creativi rivoluzionari, è anche grazie alla cooperazione delle tante gocce che alimentano quel fiume e quelle gocce siamo noi.
Arte, scienza e spiritualità sono la manifestazione stessa di ciò che siamo, quando vengono affrontate con purezza, in modo autentico, rappresentano la nostra stessa essenza e non sono in nessun modo in contrapposizione. Se qualcuno vede separazione tra loro è solo perché afflitto da quella che anche Pitagora chiamava “ignoranza”, riferendosi non ad una lacuna cognitiva o prettamente nozionistica, quanto proprio all’incapacità di vedere il dipinto più grande nella sua interezza. Certamente l’arte e la scienza, senza spiritualità, restano solo mera mercificazione.