L’allineamento è un argomento che si ripresenta puntuale quasi ad ogni lezione.
Affronto una discussione approfondita sulla consapevolezza del proprio allineamento ciclicamente in media una volta al mese, osservandolo da più punti di vista, poiché si tratta di una faccenda complessa, che però trovo sia alla base non solo della danza ma della vita stessa.
Ho la sensazione che una buona parte di ballerini non abbia mai considerato neanche il concetto stesso di allineamento, ossia un bilanciamento delle forze biomeccaniche che attraversano il corpo, per questo so che il tempo speso per affrontare questo tema non è mai inutile. L’allineamento è il modo in cui abbiamo deciso, la maggior parte delle volte in modo non consapevole, di abitare la nostra struttura. Esistono infiniti modi di farlo, e quello che attualmente utilizziamo è il risultato di una stratificazione di esperienze e traumi, nella nostra sfera fisica, mentale ed emozionale, di condizionamenti sociali e culturali, nonché della nostra genetica, che ci hanno fatto assumere un determinato atteggiamento nei confronti del nostro corpo.
L’allineamento parla della nostra storia e di come abbiamo deciso di accoglierla o di respingerla.
Non esiste un allineamento perfetto e ideale per tutti, poiché ognuno di noi è unico, ma si può tendere al miglior allineamento possibile, nel rispetto della propria storia, perché essere allineati porta con sé molti benefici per la salute del corpo e le sue funzionalità.
Un corpo allineato si sostiene quasi esclusivamente attraverso l’attività della muscolatura profonda, quella più vicina alle ossa, mentre le grandi masse superficiali rimangono a riposo, pronte a scattare in caso di bisogno. In natura questo avviene quando c’è attivazione del sistema simpatico e dei meccanismi di combattimento-fuga ad esso associati, mentre per il resto del tempo, in previsione dell’eventuale esigenza di agire, il corpo tende a consumare meno energia possibile. In caso di mancato allineamento, la muscolatura superficiale si fa carico di imprimere alla struttura delle forze per controbilanciare il disequilibrio, con un dispendio enorme di energia, nonché un lavoro muscolare eccessivo che porta qualcuno di noi, ad esempio, ad avere un gran male ai trapezi a fine giornata.
Un buon allineamento consente uno spazio adeguato per il movimento del diaframma durante la respirazione. I movimenti di questa fondamentale funzione sono trasmessi, senza interruzione, attraverso i tessuti, che si trovano in uno stato di apertura e rilascio, e che vengono così massaggiati, spremuti e costantemente fatti scivolare gli uni sugli altri grazie all’apporto del connettivo, scongiurando ristagni e fastidiose aderenze, ottimizzando le funzioni di ogni organo e ghiandola, nonché l’armonia del sistema dei fluidi.
Lo stress, le responsabilità, le aspettative e le scadenze che tutti noi quotidianamente siamo chiamati ad onorare, ci mantengono in una costante attivazione del sistema nervoso simpatico; le nostre vite spesso sedentarie, che non portano il corpo a fare ciò per cui è stato creato, ossia muoversi, creano una sorta di dissociazione, di distanza dalla nostra casa, che viene trascurata e sfruttata al massimo ma senza mai occuparcene veramente, a meno che non si presentino dei sintomi. Un esempio? Molti casi di acidità e reflusso potrebbero essere risolti con dei semplici esercizi di respirazione e un training per migliorare l’allineamento: l’esofago passa attraverso il diaframma e una funzionalità ridotta di questo importante muscolo, a seguito di abitudini non virtuose, potrebbe dare luogo a sintomi che la maggior parte delle volte vengono poi curati ingerendo farmaci.
Se osservate le immagini del Masai, popolazione che vive al confine tra Kenya e Tanzania, vi sembrerà di osservare i figli di una stirpe divina ed eletta, poiché la loro postura è regale. Le popolazioni che non vivono il grado di civilizzazione che noi conosciamo, sviluppano corpi più armoniosi poiché le loro abitudini sono più vicine alle necessità biodinamiche e biomeccaniche del corpo. Il loro allineamento è ottimale e viene mantenuto naturalmente senza nessuna tensione: il corpo manifesta con semplicità la sua straordinaria complessità, con tutta la grazia di cui Madre Natura ci ha dotati. Anche i nostri corpi sono fatti per questo.
Lavorare sull’allineamento nella danza è fondamentale proprio per ottimizzare l’utilizzo delle energie e per costruire una struttura muscolare che sia in grado di esprimere potenza senza rigidità. Sviluppare la forza senza creare blocchi, mantenendo le articolazioni al sicuro ma al contempo aperte al passaggio delle informazioni, siano esse forze, energia, impulsi. La muscolatura superficiale chiaramente viene largamente ingaggiata nella danza, specie nei grandi spostamenti, nella dinamica, nei salti, ma se sono potenza controllo le abilità che vogliamo sviluppare, queste vanno comunque cercate in profondità. Solo così possiamo essere integrati e armoniosi nel movimento. Puntare a incrementare la massa muscolare superficiale può aiutare a farsi delle belle fotografie, ma di certo appesantisce il movimento e la sua trasmissione attraverso la struttura. La danza prodotta da un corpo appesantito da una massa muscolare eccessiva, sarà lenta, frammentata e disarmonica. Un corpo presente nel suo allineamento, invece, sarà vigile e reattivo, potrà esprimere varie qualità con naturalezza: esplosività, morbidezza, fluidità, linearità e qualsiasi altro stato della materia, poiché un corpo ben allineato ha un atteggiamento neutro, pronto a divenire qualsiasi cosa la mente del danzatore riesca a immaginare.
Per lavorare su tutto questo patrimonio è importante partire dai principi che muovono il corpo umano, riportare nella danza queste informazioni e conoscenze, affinché non siano mai sottoposte ad esigenze puramente estetiche. Si parte dalla fisiologia e dalla biomeccanica, con un occhio di riguardo alla peculiarità specifica di quel corpo. Da lì ci si dirige verso la forma.