Lia Courrier: “Che cos’hanno in comune i gatti e i danzatori?”

di Lia Courrier
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Eccoci ancora qui, dopo la pausa estiva, a comunicare attraverso le pagine digitali di questa rubrica. Di cosa parleremo in questa nuova stagione, che vede il suo inizio con questo numero?

Ci siamo posti questa domanda in redazione, perché parlare di danza in questo momento, e farlo in modo solare, costruttivo e propositivo, sta diventando sempre più un numero di equilibrismo, se non addirittura pura acrobazia.

La monotematica attuale, che accoglie in seno la polarizzazione delle opinioni più estrema che la storia abbia mai conosciuto, è ormai priva di ogni interesse, dal mio punto di vista. Nulla si può dire ancora che non sia già stato detto o che non provochi separazione e scontro, e poiché nel mio sentire la danza è invece veicolo di bellezza e poesia, comunicando al di là del verbo e della parola, non vedo proprio perché corromperla, inquinarla con questi discorsi miseri e divisivi.

D’altra parte diventa difficile anche parlare dell’insegnamento della danza, argomento principale di questa rubrica, farlo in modo inclusivo, trattando tematiche che coinvolgano tutti, infilandosi in quei pochi ambiti in cui poi non ci si ritrovi a scivolare inevitabilmente in protocolli, divieti e lasciapassare vari ed eventuali. Vorrei che parlare di danza fosse una boccata di ossigeno, un modo per espandere il nostro sentire corpo-mente-spirito al di sopra delle angustie umane dell’ultima ora.

Vi parlerò quindi di altri oggetti di mio interesse, ma sempre dal punto di vista della danza. Comincio proprio da una delle mie più grandi passioni: i gatti. Questi piccoli felini sono ormai diventati le star assolute del web (spendo fin troppo tempo a guardare i video che li vedono protagonisti), ma la mia fissazione per loro nasce nella primissima infanzia, quando non avremmo neanche mai potuto immaginare di disporre di qualcosa come internet. Sono sempre stata affascinata da queste creature magiche: eleganti ma allo stesso tempo buffe; dolcissime coccolone ma anche feroci palle di pelo indemoniate; morbide come piumini da cipria ma munite di katane affilate, inguaribili pigrone ma anche atlete sorprendenti. Ero ossessionata dai gatti da piccola, tanto che ho intere raccolte di album in cui non facevo che disegnarli, persino nelle pagine dei libri che ho letto ogni tanto spuntano dei gatti dai bordi, che disegnavo in modo compulsivo. Ero decisamente maniacale, come Andy Warhol, che per un periodo della sua vita ha realizzato solo ritratti di gatti, una produzione meno conosciuta ma che ovviamente io adoro (l’immagine in copertina è proprio una di quelle opere). Come potrete facilmente immaginare, di gatti, quelli in carne, ossa e pelo,  ce ne sono stati tanti nella mia vita, anche ora ne ho due qui con me, proprio mentre scrivo: Sissi e Kiwi.

Le performance strabilianti dei loro corpi mi hanno sempre lasciato esterrefatta, tanto che penso proprio che ogni danzatore dovrebbe avere un gatto con sé, prima di tutto perché riescono a riequilibrare le energie della persona e della casa (cosa da non sottovalutare, data la natura altalenante degli umori danzerini), e poi come oggetto di indagine, di osservazione. I loro movimenti, la perfetta armonia e coordinazione, la propriocezione puntuale e brillante, la vastissima gamma di qualità di movimento che sono in grado di manifestare -sinuosi, scattanti, fluidi, rapidissimi, lentissimi e molto altro –  sono sempre state per me di grande ispirazione. Vorrei avere io quella prontezza, quella agilità, la capacità di saltare così in alto, di atterrare con tanta grazia su quegli adorabili cuscinetti, la creatività di un movimento libero, che risponde solo alle necessità del momento. Potrei stare ore a osservare quell’esecuzione così intensa e precisa, e altrettante a cercare di riprodurla, perché loro sono maestri inarrivabili. Quello che invidio di più alle mie due piccole compagne magiche, però, è l’abilità di dormire per più di 16 ore al giorno per poi aprire gli occhi, sbadigliare languidamente, e con la tipica nonchalance che li contraddistingue, mettersi il piede dietro alla testa senza alcuno sforzo, azione che nella mia pratica di yoga cerco di fare da anni, con risultati davvero scarsi.

Gatti: ma come fate ad essere sempre così perfetti?

I danzatori migliori al mondo.

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