Lia Courrier ci parla degli sviluppi relativi alla legge sullo spettacolo! L’appello AIDAF alla categoria: che la rivoluzione abbia inzio

di Lia Courrier
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Questa settimana mi sembra doveroso fare servizio di informazione. 

La neve a Roma è scesa perché finalmente qualcuno si sta occupando della danza e di chi la insegna.  

L’8 Novembre 2017 è stata approvata la legge sullo spettacolo dal vivo, con l’unanimità di tutti i partiti, dopo molti anni di attesa. All’interno di questa legge, che riguarda tutto lo spettacolo dal vivo, molto vasta e articolata, esiste una norma dedicata all’insegnamento della danza nel privato che introduce un principio storico: l’introduzione di una normativa che regolamenta l’insegnamento della danza tramite la definizione di percorsi formativi e professionalizzanti validi su tutto il territorio nazionale. Con la nuova legge, quindi, la figura dell’insegnante di danza acquisterà la piena dignità professionale che mai le era stata riconosciuta, dopo ben 44 anni di vuoto normativo. 

A.I.D.A.F. (Associazione Italiana Danza Attività di Formazione), all’interno di A.G.I.S., non è solo l’organismo che ha fatto in modo che nella legge fosse inserita una norma  sull’insegnamento della danza, ma è anche di fatto un Ente accreditato direttamente al Ministero. Questo vuol dire che finalmente anche noi, che ci troviamo nella sfera del privato, abbiamo un degno rappresentante che possa portare le proposte nelle sedi opportune, con la possibilità di essere ascoltati e non sempre rimbalzati come accaduto finora.  

Quella di cui stiamo parlando è una legge delega, ossia il legislatore ha lavorato per la stesura delle linee guida e dei principi, ma adesso saranno i decreti attuativi a fare la vera differenza. Ed è qui che dovremmo sentirci tutti responsabili e coinvolti: entro il mese di Dicembre 2018, ossia entro un anno dalla pubblicazione della legge, i decreti attuativi dovranno essere emanati. Come al solito si tratta di operare con grande velocità e competenza, con scadenze al limite dell’impossibile, ma personalmente in questi anni di sottomissione agli enti sportivi ho le idee molto chiare di come vorrei fosse inquadrata la nostra categoria, quindi bisogna solo mettere nero su bianco le proposte, magari chiedendo aiuto alle persone che da anni hanno portato azioni concrete, costruendo le basi per questo cambiamento, prima tra tutti Amalia Salzano, Presidente A.I.D.A.F. , appassionata e piena di energia in questa avventura. 

Ci troviamo davanti ad un foglio di carta bianco, oltre alla legge non esiste altro, per cui si sta procedendo a partire dalla formazione, come sempre si fa quando si vuole disegnare un progetto a lunga gittata nel tempo. Quello su cui si sta discutendo, quindi, è la stesura di un programma formativo per tutte le persone che per la prima volta si affacciano all’insegnamento della danza, conseguito il  quale riceveranno l’autorizzazione e le competenze per insegnare, nonché un titolo rilasciato dallo Stato, che sarà finalmente l’unico valido, mettendo una volta per tutte in cantina tutti questi finti attestati rilasciati dagli enti sportivi. Poi si dovrà affrontare la questione, forse più spinosa, di chi invece insegna già da tempo, formulando un metodo di valutazione delle competenze e dei titoli, non solo per quanto riguarda la sfera prettamente tecnica o creativa, ma anche per quanto riguarda conoscenze e abilità relative alla didattica, alla pedagogia, alla conoscenza dell’anatomia e della fisiologia, elementi imprescindibili e fondamentali per poter operare come insegnante di danza. L’Accademia Nazionale di Roma, a seguito del suo status di unica scuola pubblica con rilascio di diplomi accademici di 1° e 2° livello, avrà  un ruolo di consulenza, nella stesura del percorso che riguarderà  solo il settore privato.  

Siamo tutti chiamati a partecipare, se non per noi direttamente (io ormai sono troppo grande mi sa per beneficiarne), almeno per le generazioni future e per il futuro della danza. Abbiamo la possibilità di contribuire a questa svolta epocale e sarebbe proprio un peccato lasciarsela scappare. Chiaramente questo ci porta a dover cambiare punto di vista sulla nostra situazione, mettersi nell’ottica di rinunciare a questo finto privilegio dello sgravio fiscale delle A.S.D., che non è che un modo per tenerci sotto scacco. Di fatto siamo costretti a dichiarare il falso, poiché ogni volta che firmiamo quelle lettere d’incarico, stiamo dicendo di essere dilettanti e di insegnare danza come secondo lavoro, questo bisogna capirlo. Se vogliamo essere trattati da professionisti, dobbiamo noi per primi prendere le distanze da questo caos che ci ha trascinati in un baratro da cui difficilmente riusciremo a risalire se non afferriamo la mano che ci viene tesa da A.G.I.S. Bisogna richiedere un inquadramento chiaro e dedicato per quanto riguarda il piano fiscale, contrattuale e contributivo, che tenga conto delle caratteristiche peculiari del nostro lavoro, che sappiamo bene essere intermittente e precario.   

Organizzate con i vostri colleghi dei tavoli di discussione, scrivete delle proposte e poi contattate le persone che si stanno occupando di portare avanti questo processo affinché possiate essere ascoltati. Credo sia responsabilità di tutti rispondere all’appello che A.I.D.A.F. ci ha fatto,  perché loro per primi hanno capito non solo che uniti si vince, ma anche che la nostra esperienza di insegnanti ha un valore che può essere speso proprio per costruire una condizione coerente e dignitosa per la nostra figura professionale.  

Un ringraziamento speciale a Rosita Mariani per il report dell’incontro tenuto a Firenze, e ad Amalia Salzano per la revisione. State pronti perché presto verrà organizzato un incontro anche a Milano! 

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