Lia Courrier: “danza contemporanea mon amour”

di Lia Courrier
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The Place, ossia uno dei centri formativi per la danza contemporanea più conosciuti, con sede nella cinetica città di Londra, ha recentemente pubblicato sulla pagina facebook dei video che si propongono come una piccola guida per comprendere la danza contemporanea. Non si tratta di contenuti nozionistici, che elencano nomi, date e titoli di spettacoli, quanto un tentativo riuscitissimo di spiegare, a livello cognitivo ed emotivo, cos’è davvero la danza contemporanea e dove si colloca. Il tutto attraverso un’animazione dalla grafica accattivante, che rende la comprensione di concetti complessi molto semplice. 

Nel gruppo di docenti con cui collaboro, che si occupa di danza contemporanea, abbiamo toccato con mano il vuoto culturale che avvolge questo tipo di linguaggio coreutico. Persino gli allievi che decidono di partecipare alle audizioni  per la nostra formazione, interamente dedicata alla danza di ricerca, spesso non hanno idea di cosa sia davvero la danza contemporanea, lo scopriranno poi nel corso del biennio, qualora decidano di iscriversi, spesso attraverso un profondo e a volte doloroso mettersi in discussione. Sapere che persino The Place ha sentito l’esigenza di diffondere dei video che spieghino questo linguaggio ci fa sentire meno sole in questa impresa, confermandoci che, nonostante viviamo nell’era della comunicazione e dell’accesso facilitato ai dati, ci sono realtà che fanno fatica ad emergere. 

Una cosa è certa: non puoi fare cultura se una cultura non ce l’hai. Un danzatore oggi è una persona che si propone di ‘fare’ cultura, per questo motivo prima ancora che un artista, dovrebbe essere qualcuno con una profonda conoscenza. Il corpo per il danzatore è uno strumento, ma lo strumento da solo non è in grado di suonare e di far vibrare le note donandogli una vita. Per danzare il corpo ha bisogno della mente, del cuore e dell’anima, e queste vanno nutrite, risvegliate, ampliate attraverso la comprensione di ciò che ci ha preceduto e anche di ciò che si muove attorno a noi, non solo dal punto di vista creativo ma anche sociale. 

Riconosco che i contorni della danza contemporanea possono sembrare difficili da definire, ma in realtà ci sono dei principi di base condivisi, ugualmente presenti in ogni sua manifestazione, che sono facilmente riconoscibili, una volta compresi. Si tratta di principi che riguardano l’utilizzo del corpo, dal punto di vista fisiologico e biodinamico, ma anche nel modo in cui si concepisce la creazione: la relazione del corpo danzante con la musica, con lo spazio, con il tempo, nonché anche con lo spettatore. Le convenzioni precedenti vengono sovvertite in qualche modo, ed è per questo che spesso di fronte ad un’opera contemporanea spesso restiamo interdetti. Lontano dai territori già battuti, abbiamo bisogno di tempo per accettare e adattarci ad una diversa modalità di comunicazione, e se non ce lo concediamo rimarremo con l’idea che la danza contemporanea sia, come diceva un mio amico musicista: “sposti le scarpe, guardi la luce e cadi”…una perfetta e sarcastica sintesi di una certa modalità molto diffusa negli anni novanta. 

In Italia, in questo momento in particolare, stiamo vivendo una stagione nera per la cultura. Il fatto che non ci siano sovvenzioni per lo spettacolo dal vivo, che i corpi di ballo chiudano, e che continuino a tagliare risorse già esigue, è solo un effetto la cui causa va cercata in un tessuto culturale veramente ai minimi storici. La danza sta diventando un prodotto commerciale e di intrattenimento televisivo, mentre nelle programmazioni teatrali sta lentamente scomparendo, perché nessuno va a vederla. Come possono formarsi i giovani danzatori qui, se non hanno la possibilità di vedere dal vivo la danza in tutte le sue forme? Se il massimo che gli può capitare di vedere è solo il balletto o la danza moderna?  

Il danzatore contemporaneo oggi è molto responsabilizzato nel suo ruolo, non si limita ad essere mero esecutore, ma ha il compito di portare una personale visione critica del mondo nella sua danza. Deve essere presente al suo tempo, alla storia, alla società, al suo cuore, alle sue idee e ideologie. Non è possibile ai giorni nostri pensare di eseguire bene dei movimenti e sentirsi danzatore, senza porti mai domande su chi sei e come ti collochi nel mondo, perché questo vuol dire rimanere appena sulla superficie. Nel mio lavoro incontro molti giovani che vorrebbero fare della danza il proprio mestiere, ma purtroppo una buona parte di loro non è mai entrato in contatto con le storie e i personaggi più importanti del ‘pianeta danza’, neanche quelli che una volta conoscevano tutti, perché una cultura di base si riceveva ancora dalla scuola e dalla televisione, prima che arrivasse Mediaset. Gli studenti italiani impiegano moltissimo tempo a individuare un percorso di formazione che sia adatto al proprio potenziale, poiché persistono vecchi dogmi riguardo alla preparazione tecnica e a come dovrebbe essere il corpo di un danzatore, così si spendono anni in formazioni in cui si studia tutta la danza possibile, ma senza mai approfondire e soprattutto senza essere portati a osservare davvero i propri talenti, e a rispettarli. Invito tutte le scuole di danza a scegliere un video da guardare insieme, almeno una volta al mese, commentandolo, aiutando gli allievi a crearsi uno spirito critico nei confronti della danza, alimentando la loro curiosità e la capacità di osservare. Sarebbe una enorme risorsa qualora volessero frequentare degli studi professionali, ma lo sarà anche se diventeranno un pubblico colto e attento, che in un roseo futuro potrebbe ripopolare le platee dei nostri teatri. 

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