Lia Courrier: “Dell’importanza di respirare mentre si danza”

di Lia Courrier
171 views

Ho già affrontato più volte la questione del respiro e della sua importanza per ogni praticante di discipline corporee, proprio sulle pagine digitali di questa rubrica che scrivo ogni settimana ormai da ormai quasi 10 anni. Non mi stancherò mai di ripetere ai miei allievi, che spesso mi sembrano prepararsi più ad una carriera di apneisti che a quella di danzatori, che senza un respiro consapevole la danza perde gran parte della sua bellezza, seduzione, potenza, plasticità e radicamento.

Prima di esperire la funzione del respiro come creatrice della forma e generatrice del movimento, è necessario prendersi del tempo per contemplare questo delicato ma potente moto oceanico da seduti, in piedi o sdraiati, dedicando tutta la propria attenzione all’osservazione dei processi biomeccanici interessati in questa incessante marea che danza. Nel tempo sarà naturale allargare lo sguardo per cogliere anche l’aspetto sottile del respiro, che riguarda il campo energetico in cui siamo immersi, impregnati. Una funzione, quindi, quella del respiro, che nutre tessuti e cellule, che ci parla di quella misteriosa sostanza sottile e invisibile che potremmo chiamare energia bioelettrica o energia vitale.

Quando il nostro respiro non si esprime al massimo del suo potenziale gli effetti si ripercuotono in ogni aspetto del nostro essere: le cellule non saranno ossigenate, la mente non sarà lucida, il corpo mancherà di quella prontezza e presenza che sono fondamento per la danza.

Nella mia esperienza con la danza, ma anche con lo yoga, la maggior parte delle persone manca totalmente di consapevolezza in questo aspetto della vita. Il respiro viene per la maggior parte del tempo gestito dal sistema nervoso neurovegetativo, per questo non siamo soliti prestarvi attenzione, facendo affidamento all’intelligenza somatica che si prende carico di tantissimi processi fondamentali alla vita senza che noi ce ne dobbiamo preoccupare, almeno fintanto che tutto fila liscio. Il respiro, però, è una funzione estremamente sensibile alla nostra vita emotiva, alle abitudini motorie, alimentari, psichiche. Senza portare consapevolezza al processo del respiro, tutto questo bagaglio subconscio può lasciare un’impronta sul campo di questa funzione, che comincia a deformarsi, limitarsi, bloccarsi in un dato atteggiamento ostacolandone, parzialmente o drammaticamente, la libera espressione.

Molti degli studenti che popolano le mie lezioni hanno bisogno di un tempo più o meno lungo da trascorrere semplicemente ascoltando, osservando il respiro (un ascolto che non si fa solo con le orecchie, un’osservazione che non si fa con gli occhi ma con un senso “interiorizzato”, relazionato più con la propriocezione) per potersi semplicemente accorgere di respirare e riconoscere la qualità con cui questo processo avviene.

Il lavoro sul respiro è sempre poco affrontato nelle classi di danza classica, si dà indicazione di respirare ma questo non è abbastanza se non ci si è accertati che ci sia chiarezza su cosa il respiro sia, biomeccanicamente ed energicamente. È ovvio che i miei studenti respirino mentre danzano, altrimenti vedrei il loro incarnato virare prima al rosso e poi al blu, la questione è rendere il respiro pura benzina per il corpo in movimento, musica organica dell’essere, per una buona durata e prestazione atletica ma anche per un risultato dal punto di vista artistico.

L’inspirazione e l’espirazione hanno affinità elettive con alcune azioni corporee piuttosto che altre. Osservare quale fase del respiro aiuta i movimenti che vanno verso l’alto, come saltare, risalire da un demi plié, slanciare una gamba per un grand battement, ad esempio, può essere un buon esercizio di focalizzazione per rendersi conto dell’importanza di questo elemento nella personale gestione del movimento. Durante l’inspirazione aumentiamo il volume del corpo, i tessuti di distendono e si possono creare nuovi spazi che poi, durante l’espirazione, possono essere abitati, sfruttati. Si tratta di un lavoro certosino ma essenziale se si vuole spingere il proprio corpo verso la migliore performance possibile ma avendo cura di non fargli male,  senza forzare, proteggendo sia il contenitore (il sistema muscolo-scheletrico) che il contenuto (organi, fluidi).

Sentire che il respiro è la scintilla che accende e la forza che guida il movimento può radicalmente cambiare la percezione interna di chi danza e per esserne pienamente consapevoli un altro aspetto cruciale è comprendere come organizzare la muscolatura per respirare pienamente e allo stesso tempo mantenere il centro del corpo ben compatto e forte. Nell’esecuzione dei passi di danza classica, che richiedono un grande controllo, è consigliabile non mantenere una respirazione addominale, dal momento che un certo ingaggio della parete addominale è essenziale, specialmente lo strato più profondo, il trasverso dell’addome. In quest’ottica il diaframma non potrà compiere il suo movimento fisiologico, ossia scendere  verso il bacino (inspirazione) e salire verso la testa (espirazione), perché incontrerà una resistenza da parte dell’addome contratto, con l’ombelico che cerca di aderire alla colonna vertebrale. Quindi il diaframma cambierà leggermente il suo viaggio, espandendosi e ritraendosi su un piano parallelo al suolo, grazie alla mobilità delle coste più basse che si sollevano ai lati. In questo modo la forma del respiro interesserà più la gabbia toracica, specialmente la sua porzione posteriore e laterale, che spesso rimane nel cono d’ombra di chi non è abituato a lavorare con il respiro.

I polmoni espandono il proprio volume anche dietro, occupando lo spazio creato dalla curva toracica, convessa posteriormente, questa consapevolezza può essere una sensazionale scoperta perché normalmente tendiamo a percepire il respiro come qualcosa che accade “davanti”, quando addirittura nella parte anteriore bisognerebbe considerare persino meno spazio dato che i polmoni, specialmente il sinistro, lasciano posto al muscolo cardiaco che si trova proprio lì. Il respiro è una funzione incredibilmente intelligente, in questo caso non abbiamo neanche bisogno di pensare di dirigere il respiro da qualche parte, tutto avviene spontaneamente quando utilizziamo correttamente la muscolatura della parete addominale. Basterà attirare permanentemente l’ombelico verso la colonna vertebrale per attivare il trasverso dell’addome e utilizzare il retto addominale (lo strato più superficiale) per sollevare il pube, correggendo qualsiasi atteggiamento di anteroversione del bacino, per far si che il respiro occupi le porzioni disponibili in modo naturale. In questo modo permetteremo al corpo di approvvigionarsi degli elementi necessari, ottenendo al contempo il controllo del centro e della colonna vertebrale.

Una volta acquisito questo tipo di abilità tutte le relazioni tra le parti del corpo saranno risolte: tra la parte alta e la parte bassa, tra tutte le forze centrifughe e centripete, tra lo spazio interno e quello esterno.

Essere consapevoli del respiro è importante per qualsiasi disciplina coreutica, anzi, potrei dire essenziale avere una buona qualità della vita sotto ogni punto di vista, ma nella pratica della danza classica è ancora più importante curare questo aspetto, data la grande difficoltà di trovare il giusto equilibrio tra sforzo e rilascio, permettendo a queste due qualità di coesistere in ogni istante. La danza classica ha un deciso afflato verso l’alto, l’azione del danzatore, da un punto di vista estetico, è quasi quella di staccarsi da terra, e questo spesso porta gli studenti a bloccare il respiro nella fase inspiratoria.

Imparare a espirare correttamente e completamente, senza collassare, continuando ad applicare tutte le forze che mantengono il corpo in movimento, crea quella condizione in cui una nuova inspirazione possa avvenire, pienamente. Bisogna capire questi principi affinché il ciclo del respiro avvenga senza ostacoli e spesso per farlo è necessario dedicare del tempo al di fuori degli esercizi e delle sequenze. In caso contrario sarà persino difficile eseguire un’intera variazione per carenza di fiato e di ossigeno.

Articoli Correlati

Lascia un Commento