Lia Courrier: “Gli insegnanti di danza e la pausa estiva”. Arrivederci a settembre

di Lia Courrier
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Questo è l’ultimo numero di SetteOtto prima della pausa estiva.

Dalla settimana prossima andremo in vacanza per il mese di agosto.

Quello appena trascorso è stato un anno nel quale insieme a voi ho sentito di essere passata ad un diverso piano di osservazione sulla danza, più ampio forse, certamente più profondo.

Con grande gratitudine mi rivolgo a voi lettori, che mi avete scritto, avete condiviso gli articoli e mi avete resa partecipe del vostro punto di vista, anche a volte bacchettandomi e spendendo del tempo per chiarire le vostre posizioni o condividere le vostre emozioni e i vostri punti di vista. E’ solo grazie a voi che sono riuscita a trovare, ogni settimana, gli argomenti da scandagliare, siete stati di grande ispirazione e mi avete accompagnata con la vostra presenza costante.

Questa connessione è una grande ricchezza che non darò mai per scontata.

Godiamoci quindi il meritato riposo estivo: adesso che gli esami, i saggi e gli spettacoli di fine anno sono finalmente un ricordo abbastanza lontano possiamo impegnarci nell’indispensabile processo di nutrire noi stessi.

Gli insegnanti di danza, almeno quelli che lo sono per merito e competenza e non per il possesso di un foglio di carta, donano molto agli allievi, e lo fanno senza necessariamente pretendere in cambio nulla. Lo fanno perché la danza è qualcosa in cui credono profondamente e non conoscono altro modo di praticarla e insegnarla se non mettendo in gioco ogni risorsa disponibile e ogni conoscenza acquisita, in passato o lungo il percorso. Per questo si arriva alla fine dell’anno con questa sensazione di svuotamento che porta molti insegnanti quasi a sentire la mancanza delle lezioni e della compagnia degli allievi. In verità è proprio per loro che è indispensabile prendere le distanze dalla stagione appena attraversata, lasciar evaporare tutto, quello che è andato bene e quello che invece ha rappresentato ostacoli e difficoltà, e creare uno spazio vuoto necessario per poter cominciare il nuovo anno in uno stato di riposo e rinnovamento.

Conosco quali difficoltà avete attraversato, quante nottate in piedi a lavorare per organizzare, per ascoltare, tagliare e incollare musiche, cucire costumi, preparare scene e far quadrare i conti. Quanto tempo in sala a provare e riprovare, cestinando quello che non si considera accettabile, sempre insoddisfatti fino all’ultimo minuto. Sono perfettamente consapevole di quanta fatica costa costruire uno spettacolo praticamente senza budget, e cercare di farlo sembrare opulento e ricco come una prima alla Scala, perché in platea ci sono i genitori degli allievi e volete che possano ammirare non solo la bellezza dei propri figli, ma anche come la scuola trasmetta loro, con professionalità e amore, quanto di meglio la danza può regalare all’esistenza.

Non mi stancherò mai di ripetere quanto questo esercito di insegnanti di danza, che opera nelle oltre 17 mila scuole presenti sul territorio italiano, faccia per piccoli, ragazzi e adulti, in termini di aggregazione, sostegno alla crescita, divertimento, condivisione, disciplina, realizzazione. E non solo, perché è proprio in queste strutture che i piccoli allievi a volte scoprono dentro di sé il desiderio che la danza diventi una professione. Non bisognerebbe mai dimenticare che tutti, anche i più grandi ballerini che la storia ricordi, hanno appreso i primi rudimenti della danza nelle piccole scuole. Persino Nureyev, una delle stelle più brillanti del firmamento danzerino, ha sempre ricordato con amore la sua prima maestra, come ho raccontato in un numero di setteOtto che è stato publicato qualche tempo fa.

Le scuole di danza fanno un grande lavoro nella diffusione e promozione della cultura e pratica della danza, e se non fosse per questo tessuto solido e compatto, molti bambini non avrebbero nessuna occasione di entrare in contatto con l’espressione corporea creativa, fare esperienza del movimento e imparare che la disciplina non è sempre faccenda noiosa, ma può mostrarsi uno strumento per crescere forti e consapevoli delle proprie possibilità. Nella formazione scolare i bambini spesso restano seduti al banco per tutto il giorno, raramente si fa attività fisica e ancora più di rado vengono create occasioni per consentire loro di usare il corpo per vivere esperienze creative, e non solo ludiche o limitate al movimento fine a sé stesso. Questo non accade nel resto d’Europa, dove nei programmi scolastici è abitudine inserire anche attività artistiche con professionisti di discipline somatiche e di movimento, che permettono ai piccoli di scoprire il meraviglioso potenziale insito nel proprio corpo.

Dobbiamo portare avanti con orgoglio la nostra missione, perché la danza – come tutti i linguaggi creativi – ti permette di vedere il mondo con occhi diversi, non importa che si diventi un professionista o meno: quando trasmessa in modo armonioso e con gentilezza, la danza contribuisce a creare una società migliore. Una società capace di uno sguardo poetico sull’esistenza.

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