Lia Courrier: “I bandi e le audizioni, in Italia e all’estero”

di Lia Courrier
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I bandi per le audizioni all’estero, sia per percorsi professionali che per compagnie, sono sempre molto dettagliati e richiedono ai candidati la stessa puntualità e precisione. Bisogna compilare il form correttamente, spesso è necessario inviare un video, con richieste specifiche per quanto riguarda contenuti e durata, e bisogna completare la propria iscrizione entro tempi indicati.  Chi tarda anche di un solo giorno non viene ammesso. A fronte di tutte queste richieste, però, nel bando compaiono tutte le informazioni indispensabili per poter valutare l’occasione in modo completo. In ambito formativo basta andare sul sito della scuola per sapere chi sono gli insegnanti, il tipo di proposta, quanto dura il percorso, quanto costa. Spesso sono presenti anche documenti video sia delle lezioni che delle performances degli allievi. Per le audizioni lavorative viene sempre indicato il periodo dell’impegno, il numero di spettacoli, spesso la tipologia di danzatore che stanno cercando, a volte in modo molto dettagliato, infine viene indicato il tipo di compenso (a meno che non si tratti di compagnie così grandi e famose per cui si discuterà ad avvenuto superamento dell’audizione, ma che il compenso ci sia è assodato).

Raramente le audizioni si svolgono in un giorno solo. Di solito si tratta di sessioni di lavoro di due o più giorni perché la commissione ha bisogno di tempo per poter valutare ogni candidato, tenendo conto che in alcune situazioni sono presenti anche centinaia di persone. Dopo una scrematura iniziale si comincia a fare sul serio con la rosa di danzatori rimasti, per mettere alla prova versatilità, resistenza, intelligenza creativa, insomma: valutare la presenza o meno di quelle specifiche caratteristiche di cui la commissione è alla ricerca.

Normalmente, almeno questa è stata la mia esperienza, c’è molto rispetto per le persone che si stanno mettendo alla prova, specialmente per le formazioni, dove si hanno davanti ragazzi molto giovani. Questo non vuol dire essere accondiscendenti o forzatamente gentili, sto parlando di semplice rispetto: nessun giudizio, solo valutazioni. Nelle audizioni per le produzioni professionali ho indossato il cartellino con il numero solo quando si rendeva davvero necessario, per via del grande numero di presenti, ma dopo le prime selezioni li abbiamo sempre tolti e il clima è stato sorprendentemente disteso, nonostante fossimo tutti lì per essere scelti. Le audizioni all’estero sono sempre state per me un’esperienza formativa, e anche se non venivo selezionata (cosa che capitava per la maggior parte delle volte) me ne tornavo a casa con nuove consapevolezze su come venivo percepita come danzatrice e su quali aspetti avrei potuto migliorare.

In Italia la maggior parte dei bandi riportano praticamente soltanto il giorno, il luogo e l’orario dell’audizione. Per le formazioni professionali spesso l’elenco dei docenti è sintetizzato con diciture come ‘maestri internazionali’, che tanto siamo tutti esterofili e basta che uno non sia nato qui che già ci sembra un guru. Per quanto riguarda le audizioni per lavorare è peggio che andar di notte: spesso non si parla di date ma di ‘nuova produzione’, il che vorrebbe poter dire anche due mesi di prove per una sola rappresentazione. Per i compensi non ne parliamo neanche, non esiste alcuna indicazione, salvo nel caso in cui sia specificato che si tratta di una prestazione a titolo gratuito (non lo chiamerei neanche lavoro, in questo caso). Trattamenti contrattuali da schiavitù, assenza quasi totale di rimborsi, paga al minimo sindacale, quando c’è, e solo per le giornate di spettacolo, che sono sempre in numero troppo esiguo per giustificare l’investimento di energie. Per tacere dei pagamenti, per cui a volte bisogna attendere mesi e spendere tempo in continue telefonate per riuscire a farseli dare. Se poi uno si volesse proporre autonomamente, inviando il proprio materiale via mail, che non si aspetti di ricevere risposta, perché questo non accadrà mai.

Da tempo non faccio più audizioni, ma ne seleziono per i miei studenti, per aiutarli ad essere informati sulle opportunità. Per l’accesso alle accademie professionali internazionali, lavoro insieme alle mie colleghe, per sostenere gli studenti nella difficile scelta dell’accademia che completa il percorso formativo. Quasi la totalità delle audizioni per produzioni e compagnie che passo loro, purtroppo, riguardano contesti non italiani, perché non me la sentirei mai di inviargli bandi per contesti con regole contrattuali svantaggiose o addirittura a prestazione gratuita, anche se molti di loro comunque accettano condizioni davvero estreme pur di accumulare esperienza. Esiste un esodo silenzioso di cui raramente si parla, ma che sta accadendo sotto i nostri occhi. Qualche giorno fa ho letto un bellissimo articolo dove una madre parlava del grande fallimento della nostra generazione, di non essere riusciti a creare condizioni migliori per le nuove generazioni. Per non aver concesso loro la scelta tra restare o andarsene. La vita di chi danza è difficile ovunque, ma di certo solo un folle potrebbe decidere di starsene dove non è neanche da considerarsi un mestiere, e anche se sono consapevole che la situazione lavorativa in generale in questo momento stia vivendo una stagione quantomeno difficile, credo di potermi permettere di dire che il nostro settore partiva già parecchio svantaggiato, e che oggi ormai è un mestiere da considerarsi quasi estinto, destinato ai pochi che possono permetterselo, a cui raramente viene riconosciuta adeguata dignità in termini di diritti fondamentali. Non si può che andare altrove.

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