Lia Courrier: “La danza è una pratica corporea, molte risposte alle domande che sorgono dallo studio di questa disciplina vengono dalla pratica stessa”

di Lia Courrier
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Di ritorno dalla stagione estiva d’insegnamento, quest’anno ricca di occasioni formative sia per quanto riguarda lo yoga che per la danza classica, raccolgo alcune impressioni sul mio ruolo di guida in relazione con il multiforme e variegato popolo che compone i gruppi in questi contesti.

Guidare una lezione quando il gruppo è fortemente eterogeneo può comportare molte difficoltà per l’insegnante che nutre in sé la volontà di includere tutti. Mentre in un programma annuale c’è tempo per appianare le differenze e portare il gruppo ad un livello sufficientemente coerente per procedere insieme nella progressione, nei fugaci incontri estivi il tempo a disposizione è pochissimo e bisogna secondo me operare delle scelte, prendere una direzione chiara, per sfruttare al meglio le ore a disposizione e permettere al maggior numero possibile di allievi di studiare serenamente.

Quest’anno mi è capitato di accogliere allievi che non hanno mai studiato danza classica in un gruppo di persone con esperienza pregressa e delle basi più o meno corrette della tecnica. La danza classica non richiede maggiori o minori difficoltà rispetto ad altri linguaggi coreutici, ognuno dei quali richiede moltissimo a chi la pratica, in modi e forme diverse, essa però per poter essere fruita comporta almeno una minima conoscenza del syllabus, nonché il vocabolario riferito ai movimenti, alle posizioni e alle direzioni in cui questi vengono eseguiti in relazione allo spazio. Quando non si sa nulla di tutto questo, ammetto che partecipare ad una lezione, persino di livello basico, è come essere catapultati in un luogo in cui il sistema di scrittura e la lingua sono del tutto sconosciuti e anche le comunicazioni più elementari diventano difficoltose se non impossibili.

Il mio consiglio quando si decide di partecipare ad un seminario multidisciplinare è quello di guardare bene il programma, il tipo di proposta formativa, gli insegnanti, il numero di ore giornaliero. Con internet è molto facile accedere a qualsiasi tipo di informazione, comprese le biografie dei docenti, chi sono gli organizzatori dell’evento e lo storico relativo alle edizioni passate. Nel caso ci si volesse comunque buttare a capofitto nello studio è molto importante comunicare in sede di iscrizione qualora non si abbia alcuna esperienza in qualche disciplina presente nel programma, conta possibilità di optare per un’esenzione da quella lezione in particolare, se non ci si sente pronti ad affrontare questo tipo di sfida con sportività.

Se è vero che saltare dentro ad una lezione di danza classica senza averla mai studiata comporta non poche difficoltà, posso dire che con il giusto atteggiamento non è impossibile: quest’anno ho conosciuto una brillante performer totalmente digiuna di danza classica, che ha deciso di mettersi alla prova ottenendo risultati sorprendenti, date le circostanze, sempre con un’espressione di gioia stampata in faccia. La prima forma di apprendimento è l’imitazione, così il bambino impara a ridere osservando i sorrisi di tutte le persone che si prendono cura di lui. Questo sistema primario di apprendimento rimane poi per tutta la vita ed è proprio ciò che ha permesso a questa giovane danzatrice di misurarsi con le sequenze della sbarra osservando gli altri partecipanti e cercando di imitarne i movimenti.

Nel momento in cui non si è sentita in grado di gestire la proposta, ha scelto di sedersi a guardare e prendere appunti, partecipando comunque con grande attenzione e trasporto: un comportamento davvero esemplare, che la porterà certamente lontano. Non bisogna essere troppo giudicanti verso sé stessi, bisogna imparare a prenderla anche con un po’ di leggerezza, con quello spirito d’avventura che richiede una simile impresa, accogliendo con gioia qualsiasi risultato, abbandonandosi al puro piacere di sperimentare. Va da sé che se dovesse poi scattare l’amore per questa tecnica bisognerà trovare un insegnante che parta dal principio, dalle basi delle basi.

Scegliere con consapevolezza un corso estivo vuol dire anche non arrivare impreparati, perché di solito si tratta di programmi intensi che prevedono molte ore ogni giorno e quindi se oltre a non avere molti anni di danza alle spalle si mette piede in sala dopo settimane di vacanza in cui non ci si è allenati, si può correre il rischio di incappare in infortuni a carico dell’apparato muscolo-scheletrico o congestione muscolare che impedisce il movimento.

Comunicare alla direzione dell’evento quando si è totalmente digiuni in qualche disciplina, permette anche ai docenti di saperlo con il dovuto anticipo e organizzare al meglio l’offerta formativa a vantaggio di tutti anche decidendo, ad esempio, di non ammettere a lezione persone che non hanno mai studiato quella disciplina, qualora il gruppo si dimostrasse composto solo da studenti che invece la praticano da anni, oppure convocare l’allievo un’ora prima per una breve e succinta introduzione alla disciplina, ad esempio. Sono tutte strade percorribile se si hanno queste informazioni per tempo.

In queste occasioni i docenti calibrano il proprio lavoro sul livello generale del gruppo, con l’intenzione di spingerlo un po’ più in là, dato che i seminari estivi rappresentano un momento in cui si cerca di uscire dalla propria comfort zone, di oltrepassare i propri confini. Questo vuol dire che le persone che hanno un livello molto avanzato sentiranno di dover rallentare un po’, magari potranno dedicarsi ai dettagli, a riconfermare le proprie competenze e abilità. Gli elementi del gruppo più digiuni di studio, invece, si sentiranno un po’ sotto pressione, disorientati, magari non comprenderanno proprio ogni indicazione. La lezione di danza si fa tradizionalmente in gruppo e per lasciar fluire i contenuti in modo proficuo per tutti è necessario che ognuno si allinei all’entità collettiva, cercando di fare del proprio meglio.

In una manciata di giorni trascorsi insieme non credo si possa pretendere che l’insegnante dia speciali attenzioni ad un allievo perché ha meno studio alle spalle, non almeno durante la lezione. Magari si può chiedere se per gentilezza è possibile dieci minuti prima o dopo prendersi del tempo extra per fare domande o farsi correggere un movimento e se il docente è disponibile sarà un piacere soddisfare questo genere di richiesta.

La danza è una pratica corporea, molte risposte alle domande che sorgono continuamente dallo studio di queste discipline vengono dalla pratica stessa, dalla capacità di guardarsi dentro e trovare soluzioni agli ostacoli che si affrontano continuamente. Prima di fare domande, interrompere il ritmo della lezione e catalizzare l’attenzione del docente, rallentando tutto il gruppo, un buon consiglio che mi sento di dare è quello di provare i movimenti più e più volte, magari lasciare qualche giorno alla pura sperimentazione, per consentire alle domande che sorgono di affinarsi, divenire più precise e forse persino dissolversi, poiché nel frattempo le risposte potrebbero giungere spontaneamente.

Mi è capitato, da allieva, di sentirmi sovrastata dalla quantità di informazioni e dal livello richiesto durante i seminari. È sempre straniante quando si affronta una particolare tipologia di lavoro sul corpo per la prima volta, bisogna concedersi del tempo e non essere troppo intransigenti con sé stessi, ponendosi davanti all’aspettativa di riuscire a fare o a capire fin dalla prima volta. È proprio questa pretesa verso noi stessi, questo desiderio di controllo, di dimostrare qualcosa a sé stessi e agli altri, l’attitudine a farci sentire fuori luogo in un gruppo e non farci godere del processo di apprendimento. Impegnarsi, lavorare sodo partendo da ciò che si ha, dal proprio corpo e dalle sue possibilità, è l’unico modo per tornare a casa con qualche nuovo semino da mettere nella propria terra in attesa che germogli, senza chiederci quanto tempo ci vorrà affinché questo avvenga.

Crediti fotografici: per gentile concessione del Centro di Alta Formazione ArteMente.

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