Di ritorno su queste pagine.
Il torrido, caldissimo agosto è infine trascorso abbastanza in fretta e siamo nuovamente qui a parlare di danza. In queste settimane di assenza da Dance Hall News alcuni fatti hanno attirato la mia attenzione al punto che ne avrei voluto scrivere, ma ero in tutt’altre faccende affaccendata e quindi mi sono presa degli appunti mentali da recuperare, così accade che questo primo numero di stagione assume la forma di un almanacco danzereccio del tempo che ci siamo appena lasciati alle spalle.
La prima notizia che mi ha fatto riflettere è stata la comparsa della danza alle Olimpiadi di Parigi del 2024. Per la prima volta il breaking è entrato a fare parte delle specialità in gara. Questo linguaggio del corpo è uno dei pilastri della cultura hip hop ed effettivamente la sua pratica richiede doti atletiche notevoli in termini di flessibilità, forza e controllo. Corrisponde a verità anche che nella cultura originaria la tradizione vede le crew protagoniste di vere e proprie “battle” a colpi di passi, quindi esiste una componente competitiva intrinseca, intimamente legata alla cultura e al contesto storico che ha dato i natali a tutti i B-boy e le B-girls, ma per me ogni forma di danza resta un’espressione artistica e farla diventare una specialità olimpica focalizzando l’attenzione solo sulla prestazione ginnica, a mio parere toglie gran parte della fragranza più succulenta di questa forma espressiva, dove lo scherno, l’ironia, l’interpretazione drammaturgica rappresentano un ingrediente fondamentale del valore artistico di un breaker. Questo è il mio punto di vista ma forse i colleghi che hanno abbracciato questo linguaggio potranno correggermi.
Si è visto anche un duetto tra una ballerina classica in tutù e un breaker, che avevo già visto girare sui social, forse una partecipazione a qualche talent, non sono molto informata. Sotto alle varie pubblicazioni di questo video si sprecavano i commenti di persone che sostenevano la candidatura della danza a disciplina olimpica, basandosi sul fatto che la danza richieda una preparazione atletica equiparabile a quella di un qualsiasi campione medagliato.
Gente, attenzione, non scherziamo. La danza è un’arte e da questo non si prescinde. Certamente i danzatori hanno corpi lavorati e disegnati da ore, mesi, anni di allenamento costante e continuo, ma basta guardare le gare di ginnastica ritmica o artistica per capire che una esibizione di danza non può in alcun modo essere valutata con il sistema in uso nello sport, è impossible individuare criteri di valutazione per la parte artistica ed espressiva. Inserire la danza in un contesto agonistico vuol dire toglierle l’anima. L’unica cosa che spero è che questo tipo di pensiero sulla nostra amata danza venga abbandonato sul nascere, dimenticato, cancellato dal campo collettivo immediatamente, poiché stiamo già facendo enormi sforzi per difendere l’arte della danza da una deriva prettamente materialista e virtuosistica imperante.
La seconda osservazione che vorrei fare qui con voi ha a che fare con la prima. Avete notato che persino nelle prestazioni agonistiche delle atlete rappresentanti di quelle specialità sinergiche con la danza, come ad esempio ginnastica ritmica, artistica e nuoto sincronizzato, è stata progressivamente spostata l’attenzione dai contenuti artistici espressivi che erano parte di queste gare, alle difficoltà tecniche? Soprattutto nella ginnastica artistica anche i corpi sembrano trasformati al servizio della forza esplosiva necessaria per eseguire movimenti sempre più difficili ed estremi, a discapito dell’armonia delle forme e del gesto. Una tendenza che avevo già notato da anni nel pattinaggio artistico su ghiaccio, specialità in cui fino a pochi decenni fa i programmi per le gare che erano vere e proprie performance, per la scelta della musica, dei movimenti, della drammaturgia, dei costumi.
Ero una grande fan di Surya Bonali, o Katarina Witt, giusto per fare un paio di nomi, proprio perché riconoscevo in loro quell’attenzione alla bellezza del gesto, la fluidità della pattinata, il carisma artistico. Oggi devo ammettere che mi annoia un po’ vedere il pattinaggio perché ho l’impressione che sia stato nettato da tutto questo contenuto così interessante ai miei occhi, per diventare un susseguirsi di tripli salti e trottole. Non c’è niente di male in questo, ovviamente, tutto è in costante cambiamento e trasformazione, ma quello che sento è che in qualche modo l’inaridimento dell’aspetto artistico negli sport che prima lo prevedevano è lo stesso movimento che sta attraversando la danza, con mia grande preoccupazione perché l’espressione creativa artistica poggia sul campo del cuore, se questo passa in secondo piano la danza stessa rischia di morire perché l’aspetto atletico, se così vogliamo chiamarlo, nella danza è secondario, un mero strumento di trasmissione: il messaggio trasmesso è la cosa più importante.
Terza e ultima notizia. I fantastici supereroi di Danza Error System hanno dato una comunicazione ufficiale sugli aggiornamenti del tavolo di discussione per salvare i corpi di ballo delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche. Dopo tanti anni di lotte, manifestazioni e un grande lavoro da parte loro, pare purtroppo che la questione in oggetto sia stata nuovamente spinta nelle ultime pagine dell’agenda politica, anzi, peggio: totalmente stravolta rispetto alle promesse (di Pulcinella) fatte nei mesi passati. Danza Error System ha inviato alla propria mailing list un’informativa che purtroppo è giunta nel periodo vacanziero e quindi non ha avuto la risonanza che meritava. Approfitto di questo numero per inserire qui questo importante aggiornamento. Se siete interessati ai dettagli o a ricevere la mailing list, consultate i canali social di questi guerrieri della danza, prendete contatto, scrivetegli. Qui in breve posso sintetizzare che l’intenzione iniziale auspicata da tutti era di creare nuovi corpi di ballo, ma il Ministero della Cultura ha proposto a tradimento di creare due compagnie di danza ex-novo con lo scopo di coprire le programmazioni di balletto nei territori di Verona, Venezia, Firenze e Bologna. Il problema principale di questa proposta è che queste due compagnie sarebbero scorporate dal sistema delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche.
Questo è il punto che maggiormente presenta delle conflittualità nel contesto attuale, per molti motivi, uno tra tutti, ad esempio, è che a Verona il corpo di ballo esiste ma è precario. Ci sono graduatorie di anzianità e di merito, scaturite da audizioni pubbliche che sono sempre state espletate e quindi cosa accadrà ai ballerini dell’Arena di Verona quando una compagnia esterna sarà chiamata a prendere il loro posto? Perderanno le posizioni acquisite? Dovranno rifare le audizioni? Possibile che queste decisioni vengano prese sempre senza interpellare i diretti interessati? Come scrive Danza Error System nella bella lettera che è stata inviata al Ministero, la danza non si salva da sola, per farlo bisogna prima dare dignità, diritti e contratti ai ballerini.
Una situazione del genere in un altro paese avrebbe portato tutti in piazza a manifestare al fianco di questi lavoratori che rischiano di perdere il proprio lavoro, ma purtroppo bisogna dire che la categoria dei lavoratori dello spettacolo nella sezione danza è talmente in ginocchio e frammentata che ognuno di noi è preso solamente a cercare di sopravvivere, poco importa delle condizioni degli altri. Bisogna però ricordare che quella dei corpi di ballo delle Fondazioni Lirico Sinfoniche, in cui i lavoratori hanno accesso a contratti, diritti, paghe dignitose, stagioni, esperienze, margine di crescita, pensione e ammortizzatori sociali, rappresentano l’ultimo baluardo del riconoscimento della professione del danzatore. Se ci giochiamo anche questa possiamo anche dichiarare estinta l’arte della danza nel nostro paese.
Ecco, queste le news che mi hanno tenuta a riflettere durante queste settimane in cui mi sono assentata dal giornale, spero possano essere spunti interessanti anche per voi, vi attendo nei commenti.
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Bellissime parole